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RIFORMA PAC/1

Psr, così il ricalcolo del quadro finanziario

Il travaso della dote 2014 sui due anni successivi e il trasferimento dei fondi dal 1° al 2° pilastro ridisegnano la scansione delle risorse - Dall'agroambiente ai Leader le soglie fissate dalla Ue

Al fine di salvare le risorse non utilizzate nel bilancio 2014 è necessario riprogrammare gli stanziamenti per lo sviluppo rurale attraverso una specifica procedura, prevista dal regolamento finanziario, che prevede la modifica del quadro finanziario pluriennale dell'Unione Europea sentiti sia il PE che il Consiglio (art. 19 Reg. UE 1311/13).
Le risorse stanziate, ma non impegnate nel 2014, con corrispondenti decisioni di approvazione dei PSR, ammontano a circa 8.705 milioni di euro che dovranno essere riallocate parte nel 2015 e parte nel 2016, nel rispetto, comunque, del massimale di impegno annuale sul bilancio europeo (pari all'1,29% del PNL dell'UE).  La proposta di riparto al 50% tra le due annualità si traduce in 4.352 milioni di euro di risorse in più nel 2015 e 2016.
L'azzeramento dell'annualità di bilancio 2014  con l'incremento della dotazione delle due annualità successive si ripercuote, a cascata, sul riparto delle dotazioni assegnate a ciascuno Stato membro; pertanto è necessario un ulteriore passaggio legislativo, cioè la modifica dell'Allegato I del Reg. UE 1305/2013 attraverso un apposito regolamento delegato.
 Per quanto riguarda in particolare l'Italia, con questa "manovra correttiva" si dovranno spostare 1.480 milioni di euro del 2014 alle due annualità successive che incrementeranno di 740 milioni di euro ciascuna posta annuale. Ciò significa che i PSR Italiani nel 2018 dovranno spendere 2.223 milioni di euro per non incorrere nel disimpegno automatico dei fondi in base alla nuova regola del "n+3", a fronte di una partenza che  già sconta un ritardo di un anno e mezzo.

Sviluppo Rurale: L'evoluzione del quadro finanziario per l'Italia (000 euro)

Le conseguenze della riprogrammazione finanziaria non sono finite: nell'ambito del negoziato con Bruxelles sui Programmi di sviluppo rurale le Regioni devono ovviamente ridefinire il riparto annuale dei fondi a disposizione tenendo conto comunque dei massimali di spesa assegnati al nostro paese (modificando le apposite tabelle finanziare previste nei PSR).
Ma non è tutto. Un ulteriore tassello finanziario da tenere in considerazione sono le risorse aggiuntive assegnate allo sviluppo rurale in base ai trasferimenti tra il primo e il secondo pilastro derivanti dal cosiddetto "capping", cioè la riduzione  del  5% dell'importo dei pagamenti diretti per le aziende che percepiscono  un premio superiore a 150.000 euro, secondo la regola di base fissata dall'art. 11 del Regolamento UE 1307/2013. Utilizzando la flessibilità concessa dalla norma comunitaria, l'Italia ha scelto una formula diversa e articolata (riduzione del 50% oltre i 150mila euro e azzeramento oltre i 500mila euro, al netto degli oneri e dei costi produttivi)  per cui, in base a quanto comunicato alla Commissione europea, l'importo reso disponibile per lo sviluppo rurale a seguito delle riduzioni stimate per gli anni 2015 - 2019 ammonta a 14,67 milioni di euro. Anche questo gettito aggiuntivo ha determinato una nuova ripartizione finanziaria delle risorse assegnate all'Italia allo sviluppo rurale definite ora dal regolamento delegato n. 1378/2014 del 17 ottobre scorso. 
Le somme aggiuntive a disposizione dello sviluppo rurale - va ricordato - sono comunque escluse dal calcolo della riserva di efficacia dell'attuazione che per l'Italia ammonta a 625,7 milioni di euro (pari al 6% della dotazione complessiva - art. 20 Reg. UE 1303/2013) disponibili dal 2019 previa verifica da parte della CE  del raggiungimento dei target intermedi  fissati a livello di ciascuna priorità del PSR. Inoltre, ai trasferimenti dal primo al secondo pilastro si applica la deroga al tasso di cofinanziamento FEASR previsto per le misure dello sviluppo rurale che può essere innalzato fino al tetto massimo del 100% (art. 59 lettera e) Reg. UE 1305/13.

I paletti nell'assegnazione delle risorse (soglie minime e massime imposte dall'UE)

Le Regioni, inoltre, nel definire il nuovo PSR 2014-2020 devono tener conto non solo del nuovo riparto delle risorse ma anche dei vincoli regolamentari sugli importi minimi e massimi da assegnare a determinati tipi di interventi e misure.
Infatti l'art.59 del regolamento dello sviluppo rurale stabilisce che almeno il 30% del contributo FEASR deve essere destinato a misure con finalità agro-climatico ambientali; vale a dire almeno 3.133 milioni di euro devo essere destinati a tali interventi (di cui almeno 1.630 milioni di euro nelle regioni centro-nord e 1.503 milioni di euro nelle regioni del centro-sud). Deve essere garantito, altresì, un livello di spesa minimo anche per gli interventi LEADER pari al 5% del plafond disposizione dell'Italia corrispondenti a circa 522 milioni di euro.

 

La dotazione LEADER programmata nei PSR 2007-2013 ammontava invece a 641 milioni di euro (pari al  7,14% del totale Italia).
Altra soglia da prendere in considerazione è il massimale di risorse da destinare all'assistenza tecnica che in base all'art. 51 del regolamento dello sviluppo rurale non deve superare il 4% delle risorse assegnate al PSR. Nel suddetto massimale deve essere ricompresa anche la quota che le singole regioni riservano per la costituzione e il funzionamento della Rete Rurale Nazionale.
L'importo pertanto a disposizione dei PSR per attività di assistenza tecnica ammonta a 358 milioni di euro, cui è necessario aggiungere, quindi, circa 59,6 milioni di euro destinati alla Rete Rurale Nazionale.
 La programmazione finanziaria dello sviluppo rurale si muove quindi entro paletti ben definiti dal dettato regolamentare ed è all'intero di questi limiti che le regioni devono cercare di incasellare le risorse nelle rispettive Priorità, Focus Area e Misure attraverso le quali attuare gli interventi nei prossimi sette anni.
Un'ultima considerazione riguarda la necessità di partire con il piede giusto sull'acceleratore della spesa, vista la compressione dei tempi conseguenti allo slittamento del 2014 che finanziariamente, come si diceva all'inizio, ha alzato notevolmente il ivello delle risorse disponibili delle annualità 2015 e 2016: certo, la formula n+3 della nuova programmazione concede più tempo per evitare il rischio disimpegno dei fondi non spesi (prima era n+2), ma meglio non fidarsi. Gli anni passano per tutti, anche quelli n+3.

Luigi Ottaviani
l.ottaviani@ismea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 41- marzo 2015