Postiglione, in provincia di Salerno. Quattro ettari e mezzo di terreno, uno e mezzo di bosco. Una parte a seminativo (avena, sulla) con arnie per l'apicoltura, e un'altra a terrazzamenti (data la conformazione geologica della zona) con ortive e, soprattutto, fragoline, che insieme ai limoni trovano in questa zona il loro habitat naturale. Questo è il "regno" di Enrico Foti, uno dei giovani agricoltori vincitori della quarta edizione del concorso Mipaaf - Rete Rurale Nazionale "Nuovi fattori di Successo". Dopo essere diventato perito agrario, Enrico ha deciso di dare una svolta all'azienda familiare: il primo passo è stato la conversione al biologico, quindi l'attività di trasformazione in azienda con la produzione del liquore "Fragolino"; un altro tassello futuro di questo progetto è l'agriturismo, finanziato con i fondi Leader del Psr della Campania, che andrà ad integrarsi nel già esistente percorso didattico-enogastronomico le cui protagoniste, ovviamente, sono sempre le fragoline di bosco.
Cosa ti ha spinto a fare l'agricoltore e qual è la tua idea di agricoltura?
"Mi rendevo conto che proseguendo semplicemente l'attività dei miei genitori, apicoltori (da qui il nome che ancora oggi porta l'azienda, "Mellis"), non sarei riuscito ad andare avanti, o almeno questo era il rischio nel mio territorio, dove molte aziende con caratteristiche simili stavano chiudendo. Sono partito da tre concetti: biologico, innovazione tecnologico-ambientale, multifunzionalità. Ho deciso di valorizzare un prodotto locale, le fragoline, ben sapendo che per creare valore aggiunto non bastava vendere il prodotto fresco. Ho così deciso di investire sul piano produttivo, con un impianto di irrigazione a goccia, mentre a valle del sistema ho trasformato in laboratorio le strutture prime adibite a garage. In questo mi ha aiutato il Psr della Regione Campania, grazie al primo insediamento e a ciò che ne è seguito con la ristrutturazione del laboratorio".
Così è arrivata l'idea del "Fragolino"...
"Sì. Volevo che fosse comunque un prodotto "a km zero" nella fase produttiva, e lo è: il laboratorio si trova a 100 metri dal punto di raccolta dei frutti. Le fragoline vengono piantate in autunno in un terreno con particolari caratteristiche geo/morfologiche: soffice, umido, con zone d'ombra e ricco d'azoto. Si parte con la selezione dei lotti di terreno mediante prove sperimentali di coltura di fragoline e, una volta verificata la giusta consistenza del terreno, si procede con lo spietramento naturale e con la semina del favino, una leguminosa che preleva azoto dall'atmosfera e lo deposita vicino alle radici. Una volta cresciuto, il favino viene macinato nel terreno sul quale vengono poi impiantate le fragoline. Questo "sovescio" è un metodo naturale per fornire alle piante azoto, una componente organica che rende il terreno più soffice. A maggio le fragoline sono pronte per un periodo che si protrae pressappoco fino a luglio. Dopo la raccolta, avviene il lavaggio e poi parte la macerazione in alcool, che dura circa un mese. Dopo, con l'aggiunta di acqua e zucchero, arriviamo pian piano alla realizzazione del liquore.
Quali sono i canali distributivi che utilizzi?
Enoteche, ristoranti e anche il consumatore finale tramite l'e-commerce. Si tratta di un prodotto di alto livello, basti pensare che in ogni bottiglia ci sono 110 grammi di fragoline. Oltre a berlo così com'è - e al Vinitaly ne ho dato una dimostrazione - miscelandolo con il prosecco dà vita ad un ottimo aperitivo. Ma poi ci sono moltissimi altri usi: per esempio si può versare sul gelato o utilizzarlo per la creazione di un sorbetto. Poi, dico la verità, credo che saranno gli chef in futuro a trovarne altri usi. Infatti mi sto dedicando con sempre maggiore attenzione a quegli eventi di alto livello come corsi che vedono coinvolti sommelier e ristoratori, dove sono stato invitato per far assaggiare il mio prodotto.
Progetti per il futuro?
Senza dubbio il futuro è da una parte insistere per convincere attraverso logiche B2B altri operatori (ristoratori, sommelier, ecc.) ad utilizzare il mio prodotto; dall'altra però ho intenzione di approfondire il contatto col territorio: già ora ho avviato un percorso didattico e di degustazione del prodotto all'interno della mia azienda. Andrò ad integrarlo con la costruzione di un agriturismo, già finanziato con i fondi del Psr. Ho capito che il modo migliore è sempre far conoscere la propria realtà produttiva, mostrarla nella sua quotidianità: recentemente sono venuti anche dei giornalisti russi a visitare la mia azienda, e comunque già ora ho la possibilità di esportare il mio prodotto. Certo, mi piacerebbe incrementare l'export di quello che considero un prodotto "casalingo" e un simbolo di riscoperta delle peculiarità del mio territorio.
Andrea Festuccia
PianetaPSR numero 44 - giugno 2015