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Produzione integrata

Quando qualità fa rima con ambiente

Varato il Sistema nazionale che prevede standard di salubrità più elevati e certificati.
Intanto il Mipaaf prepara il bando per il logo del marchio collettivo
tab. finanziamento produzione integrata

Nella recente legge che ha istituito l'obbligo delle etichette d'origine (legge n. 4/2011) c'è anche un'importante novità che riguarda la produzione integrata. All'articolo 2, infatti,  è prevista l' istituzione del Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi), di cui fornisce una puntuale definizione delineandone anche  l'impostazione e le modalità di gestione. L'impianto del sistema è stato strutturato in base all'art 22 del Regolamento (CE) 1974/06 al fine di  garantire una qualità del prodotto finale significativamente superiore alle norme commerciali correnti. Esso si impernia su un processo atto a certificare  le produzioni ottenute mediante la tecnica produttiva denominata  produzione integrata.
La produzione integrata è stata così definita: "il sistema di produzione agro-alimentare che utilizza tutti i metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al minimo l'uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici". Nella pratica, una modalità produttiva a misura di ambiente, in grado di offrire ai consumatori elevati standard di qualità dei prodotti. Esso prevede il controllo da parte di organismi accreditati che certificano la conformità dei prodotti ai disciplinari e la possibilità di apposizione dello specifico  marchio nazionale per distinguere e rendere riconoscibile i prodotti: proprio in questi giorni il Ministero delle Politiche agricole sta mettendo a punto un bando per la realizzazione di un logo che accompagnerà i prodotti fino agli scaffali. L'adesione al sistema è volontario e aperto a tutti gli operatori dell'UE.
Si stima che la produzione integrata interessa attualmente circa un milione di ettari: 221mila gestiti nell'ambito dell'apposita misura 214 dei Psr, 240mila tramite i piani operativi previsti dall'Ocm ortofrutta; l'altra metà è collegata alle Regioni che hanno inserito altre forme di misure ambientali nei loro Psr e ai sistemi di certificazione privata gestiti da operatori della GDO e dell'agroindustria.
Anche se applicata su larga scala, questa tecnica produttiva risulta ancora pressoché sconosciuta al grande pubblico, nonostante sia  figlia, come del resto l'agricoltura biologica, della nuova corrente di pensiero che ha rivendicato più attenzione verso una riduzione dell'imput chimico in agricoltura già dagli anni ottanta. Infatti, la grande distribuzione organizzata che ha adottato la produzione integrata per larga parte dei prodotti commercializzati, ha sostanzialmente celato l'applicazione di tale norma tecnica dietro una comunicazione volta ad esaltare  le proprie politiche di qualità, oggi riconducibili a famosissimi marchi  commerciali.

 
garfico ortofrutta integrata
 
grafici a torte prod.integrata/totale

Contrariamente a quanto avvenuto per l'agricoltura biologica, che ha trovato puntuali riferimenti normativi nei regolamenti comunitari, lo sviluppo della  produzione integrata  si è realizzato al di fuori di un preciso quadro normativo di riferimento. Questo stato di cose ha fatto sì che nel tempo tutti i soggetti, pubblici o privati, interessati all'applicazione della produzione integrata avessero elaborato tecniche produttive seguendo percorsi autonomi che hanno determinato la creazione di disciplinari di produzione differenti da Regione a Regione e tra gli stessi operatori privati. Una confusione e uno spreco di risorse non indifferente per operatori interessati a cogliere gli stessi obiettivi. Una confusione che non poche critiche ha attirato sugli incentivi previsti dalle misure agro ambientali, per aver dato vita ad un sistema che ha creato sperequazioni tra produttori che, a parità di  premi,  sono stati costretti ad adottare tecniche produttive più o meno impegnative e costose a seconda della Regione di appartenenza.
Questo è stato uno dei  motivi che hanno spinto a lavorare per definire un riferimento univoco in materia di produzione integrata, sulla base dei principi sanciti nella Decisione comunitaria 3864/96 che prioritariamente si sviluppano intorno alle soluzioni alternative alla difesa chimica.
Ora che la norma di produzione integrata è stata definita univocamente a livello nazionale e sarà stato  messo a punto il relativo sistema di qualità ed il logo identificativo, la scommessa si sposterà sul mercato, dove gli operatori agricoli giocheranno la carta della produzione integrata in una sfida competitiva  che, a fronte di maggiori costi di produzione, permette di offrire prodotti con un valore aggiunto in termini di elevata tutela dell'ambiente e della salute pubblica.

Giuseppe Ciotti                                                                

 
 
 
 
 
 

PianetaPSR numero 1 -agosto 2011