L'agricoltura integrata è un sistema di produzione a basso impatto, che consente di ottenere prodotti agricoli di qualità, riducendo nello stesso tempo l'utilizzo dei prodotti chimici o di altri fattori di produzione che potrebbero avere impatti negativi sull'ambiente e sulla salute dei consumatori.
Il concetto di agricoltura o produzione integrata comincia a svilupparsi negli anni '70, come reazione alla diffusione dell'agricoltura intensiva e all'utilizzo, a volte indiscriminato, dei prodotti chimici. In quegli anni incomincia a diffondersi la lotta guidata, che si evolverà in lotta integrata e poi, nei primi anni '90, in agricoltura integrata. In questo percorso lungo oltre un trentennio si è quindi passati da una tecnica destinata esclusivamente alla difesa dagli insetti e malattie delle piante, al più ampio concetto di agricoltura integrata, nella quale tutte le fasi produttive sono realizzate in modo sinergico ed equilibrato.
Ma in cosa consiste, nella pratica, l'agricoltura integrata e cosa deve fare l'agricoltore che sceglie di adottare questa tecnica? In realtà, questa produzione coinvolge praticamente tutte le operazioni colturali, dalla preparazione del terreno alla raccolta, e l'intera organizzazione e gestione aziendale. E' tuttavia possibile, per motivi di sintesi, individuare alcuni principali ambiti di applicazione. Questi sono fondamentalmente la protezione delle piante, la fertilizzazione e le lavorazioni del terreno, a cui si può aggiungere anche l'irrigazione.
Per la protezione delle piante, intesa come difesa fitosanitaria e controllo delle infestanti, la produzione integrata propone un approccio strutturato e di lungo periodo, basato sul principio che "prevenire è meglio che curare". La scelta di varietà resistenti, la rotazione delle colture e l'attenta scelta del momento delle lavorazioni sono importanti per ridurre, anche drasticamente, i danni provocati dagli insetti, le malerbe e le altre malattie delle piante senza utilizzare prodotti chimici di sintesi. Il trattamento chimico è effettuato solo quando necessario, dopo un attento monitoraggio, e utilizzando prodotti poco o per niente tossici, selettivi ( per esempio che agiscono solo sugli insetti dannosi) e facilmente biodegradabili.
La fertilizzazione deve essere equilibrata e condotta con metodi conservativi. L'obiettivo in questo caso è quello di conservare la fertilità e produttività dei suoli, garantendo allo stesso tempo il rispetto dell'ambiente circostante. Per fare questo, l'agricoltore deve individuare con precisione le dosi da distribuire, eseguendo periodicamente l'analisi dei terreni e utilizzando piani di concimazione aziendali, e seguire altri accorgimenti come: utilizzare di preferenza prodotti organici naturali o a lento rilascio, distribuire il fertilizzante in modo da limitare i fenomeni di dilavamento ed effettuare un corretto avvicendamento colturale.
Le lavorazioni del terreno devono essere eseguite con attenzione. Uno dei principi guida dell'agricoltura integrata infatti è quello di salvaguardare la fertilità e la struttura del suolo, ridurre l'erosione e preservare la sostanza organica. Determinate lavorazioni o macchine non sono escluse a priori, ma devono essere effettuate utilizzando alcuni accorgimenti, soprattutto nei terreni in pendio. I disciplinari suggeriscono inoltre di adottare, nella misura del possibile, tecniche come la minima lavorazione o l'inerbimento, mentre le lavorazioni profonde e le sistemazioni dei terreni, come ad esempio gli scassi o i livellamenti, dovrebbero essere attentamente valutate.
L'irrigazione deve soddisfare il fabbisogno idrico della coltura evitando allo stesso tempo lo spreco di acqua. L'agricoltore deve quindi calcolare con precisione il volume da distribuire, utilizzando schede irrigue, bilanci idrici e tenendo conto delle precipitazioni naturali. Si dovranno infine adottare tecniche di distribuzione efficienti, come ad esempio l'irrigazione a goccia o a bassa pressione.
Stanislao Lepri
PianetaPSR numero 21 - agosto 2011