Home > Il punto sui PSR > Capre cashmere, la sostenibilità non è un lusso
FARMER JOURNALISM
BIODIVERSITA'
 

Capre cashmere, la sostenibilità non è un lusso

Nel Chianti Nora Kravis produce la preziosa lana allevando 300 capi che si nutrono di vegetazione spontanea - E per difendere il bestiame dai lupi solo cani da pastore abruzzesi addestrati
Nora Kravis

Mi chiamo Nora Kravis, e sono una cittadina statunitense di New York, ma residente a Radda in Chianti, vicino Siena, dagli anni '70. Mi sono laureata in Belle Arti negli Stati Uniti e poi, a Pisa, in Medicina Veterinaria. Da qui il passo verso la campagna senese è stato breve: sono rimasta folgorata, ma a differenza di chi la vive solo come turista, ho deciso di dare un senso a questa appartenenza, e ho ristrutturato una piccola casa colonica pietra per pietra.

All'inizio, nel 1995, quando nasce la mia azienda, il "Chianti Cashmere Goat Farm", volevo allevare animali rustici e poco impegnativi, che si adattassero al pascolo estensivo - quasi l'unico tipo di allevamento ambientalmente sostenibile.  E dopo avere approfondito vari tipi di bestiame, ho deciso per gli animali da fibra, e nello specifico, la Capra Cashmere: agile, rustica, adatta a tutti i tipi di terreni, poco esigente per quanto riguarda l'alimentazione, si nutre quasi esclusivamnete di vegetazione spontanea, trasformando le piante infestanti in prodotto di lusso!

Con il primo nucleo di capre importate dalla Scozia si e' innescato un percorso di miglioria genetica e la creazione di una filiera locale per   commercializzare un prodotto finito derivante esclusivamente dalle Capre Cashmere Italiane: eccellenza Italiana dal pascolo fino al prodotto finito, venduto direttamente in azienda, tramite il nostro sito, e in pochi locali di lusso in zona

Negli ultimi 10 anni l'azienda e' diventata leader nel settore Capre Cashmere, vende riproduttori miglioratori sia in Italia sia all'estero, offre corsi per neo-allevatori, e progettazione di allevamenti alternativi   Ancor piu importante per noi, si e dimostrato che si può fare un prodotto di lusso che garantisce comunque il benessere animale e la tutela del territorio utilizzando la capre per ricurperare, bonificare e mantenere quei terreni imarginali e abbandonati che si trovano in tutto il territorio nazionale.

Poi lupi. Con l'arrivo dei lupi in Toscana, tutta la nostra storia e' cambiata - numerosi attacchi nei primi anni '90 hanno segnalato la necessita' di adattarsi alla presenza dei predatori. Qui, nota bene, ho detto "adattarsi", cioè trovare una soluzione sostenibile.L'azienda ha perso decine di capre nei primi anni, e solo adesso, con interventi costosi di recinti anti-predatori, e sopratutto, con l'aiuto di cani da guardiania, siamo riusciti a risolvere il problema.  La nostra azienda attulamente mantiene circa 300 capre e 12 cani pastori Abruzzesi; da oltre 4 anni non abbiamo più subito attacchi dai lupi (anche se l'ultimo censimento della nostra zona nel Novembre 2015 conferma la presenza di 25-35 lupi, divisi in 4-5 nuclei entro un raggio di 5 km dalla nostra azienda). 

Grazie ai nostri sforzi di convivere con i predatori, nel 2015 siamo stati premiati dall' Wildlife Friendly Enterprise Network come prima azienda in Europa. L'altro riconoscimento è venuto con il premioDe@Terra, concorso proposto da Mipaaf per valorizzare il ruolo della donna in agricoltura.  Vorrei però sollecitare in questo senso un sostegno da parte degli enti pubblici.  I costi dei recinti, infatti, dei cani e della loro manutenzione, sono altissimi, e noi non riceviamo nessun tipo di aiuto specifico in questo senso. Siamo convinti che l'allevatore debba utilizzare i metodi piu' adatti alle sue esigenze per conviviere con i predatori, ma chiediamo ad alta voce un sostegno pubblico agli allevatori che conducono questa sfida, che non li faccia sentire abbandonati.

 

Nora Kravis

 

PianetaPSR numero 51 - marzo2016