E' recentissima, del 16 febbraio 2016, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che istituisce il Sistema di consulenza aziendale in agricoltura (D.M. n. 1259 del 3 febbraio 2016). Al contempo, le Autorità di gestione dei PSR regionali sono alle prese con la definizione delle modalità attuative della misura 2, che prevede un sostegno per i servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole (art. 15 del Reg. 1305/2013).
La definizione delle modalità e procedure attuative rischia però di allungare i tempi per l'attivazione della misura, come conseguenza dell'obbligo, previsto nello stesso Regolamento dello sviluppo rurale, di applicare le procedure degli appalti pubblici per la selezione dei beneficiari e cioè degli enti di consulenza. Il quadro è reso ancora più complicato dal fatto che l'avvio dei PSR si svolge in una fase di transizione nella normativa degli appalti pubblici in Italia: la novità di questi giorni è l'approvazione definitiva del nuovo Codice degli appalti, contenuto nel decreto legislativo n. 50 del 18 aprile 2016, pubblicato il giorno successivo in Gazzetta Ufficiale e posto immediatamente in vigore. Ma il nuovo quadro normativo resta non completamente definito, in quanto per molti aspetti il decreto rimanda a numerosi provvedimenti attuativi dell'ANAC che saranno disponibili nei prossimi mesi.
Intanto, è utile fornire alcune informazioni e numeri, come anticipazioni di un più ampio approfondimento, che danno un'indicazione del ruolo che il sostegno alla consulenza avrà nelle previsioni delle Regioni. Va premesso che la misura 2 riveste un ruolo importante, ed è inclusa tra quelle che sono considerate di particolare rilevanza per diverse priorità dello sviluppo rurale. Innanzitutto, è assodato il suo contributo alla priorità orizzontale di promuovere il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali (Priorità 1) e in particolare alla Focus Area 1A (stimolare l'innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali); inoltre, nella nuova complessa architettura dei PSR, le regioni sono incaricate di definire nella propria strategia come la misura dovrebbe contribuire al raggiungimento delle altre Priorità e delle relative Focus area, ripartendo la spesa pubblica prevista per il sostegno alla consulenza sulle diverse Focus area.
Complessivamente, i nuovi PSR prevedono per questa misura una spesa pubblica di 312 milioni di euro; in un precedente articolo di Pianeta PSR, si è già notato che questo valore è notevolmente superiore al budget della programmazione precedente (72 milioni di euro in totale per le misure 114 e 115, quindi ora la spesa prevista è oltre 4 volte quella del 2007-2013). Stiamo tuttavia parlando solo dell'1,5% della spesa pubblica complessiva per lo sviluppo rurale (20,9 miliardi di euro).
Il grafico 1 indica, per ciascuna Regione, il peso percentuale della misura sul totale del PSR. Il quadro è abbastanza diversificato e vede Regioni come Toscana e Lombardia, che riservano alla misura risorse importanti (rispettivamente 38 e 40,8 milioni di euro), vicine al 4% del totale, mentre altre, come la Sicilia o la Campania, che sembrano assegnare alla misura un'importanza inferiore, almeno dal punto di vista finanziario. Non occorre dimenticare inoltre che due PSR regionali, quello della Provincia Autonoma di Bolzano e quello della Valle d'Aosta, non prevedono l'attivazione della misura.
Riguardo al target obiettivo, è di oltre 167 mila il numero di agricoltori che secondo le attese delle Regioni dovrebbero usufruire del servizio a livello nazionale. Anche in questo caso, sono presenti importanti differenze a livello di regione. In Lombardia e Piemonte, ad esempio, il numero di beneficiari atteso supera i 20.000. In Sicilia non arriva a 4.000.
La ripartizione del budget tra le varie priorità e focus area conferma che le Regioni intendono utilizzare i servizi di consulenza a vantaggio di tutti gli ambiti dello sviluppo rurale. Come mostrato nel grafico 2, le priorità previste dall'articolo 5 del regolamento (UE) n. 1305/2013 sono infatti tutte rappresentate.
Naturalmente, il peso assegnato a ciascuna di queste priorità è variabile, e offre un'interessante lettura delle scelte programmatorie effettuate dalle Regioni. La priorità 2, che comprende gli interventi per la competitività aziendale e il ricambio generazionale, pesa per il 39% sul totale, e la priorità 3, relativa all'organizzazione della filiera, coinvolge il 21% delle risorse. Ne deriva che si prevede che ben il 60% delle risorse saranno destinate a consulenze di carattere economico e manageriale. La priorità 4 (conservazione, valorizzazione e ripristino degli ecosistemi) vale il 23% del budget complessivo, mentre le consulenze relative al tema dei cambiamenti climatici (priorità 5) riguarderanno circa il 14% delle risorse. Gli argomenti ambientali restano dunque importanti, coinvolgendo il 37% delle risorse. La quota restante, pari al 3,6% del budget, è destinata a consulenze sul tema dello sviluppo locale e della diversificazione (priorità 6).
PianetaPSR numero 52 - aprile 2016