Un esempio pratico di economia verde che parte dalla terra, passando per galline killer mangia-insetti, per arrivare alle capre e ai loro formaggi venduti sul posto. È l'azienda agricola biologica di Emanuele La Barbera che 10 anni fa, con la moglie Alessandra, cambia vita non per sfuggire alla crisi, ma per cercare in campagna un nuovo modello di vita. A due passi da Orvieto in Umbria, in località San Quirico, gestiscono 'Il Secondo Altopiano', una quarantina di ettari tra proprietà e affitti a 500 metri di altitudine, dove non si vedono case, strade e non si sentono rumori. Nato 44 anni fa a Palermo, Emanuele, dopo aver studiato veterinaria con specializzazione in zootecnia, lascia Cefalù, dove aveva avviato un'attività agricola sui terreni di famiglia e sceglie di 'fare a modo suo'. Realizza un progetto polifunzionale, dal risvolto economico, ma anche etico e sociale e quindi produttivo e protettivo nei confronti dell'ambiente, parsimonioso nell'uso di energia e capace di fornire cibi di qualità. Un sistema che ben si sposa con le finalità del Premio Bandiera Verde Agricoltura, promuovendolo tra i vincitori dell'edizione di quest'anno.
"In azienda seguiamo un percorso di filiera completo: dalla lavorazione della terra, al compostaggio finalizzato all'allevamento e alla produzione di formaggi, fino alla distribuzione e alla vendita diretta in azienda. L'idea è stata quella di mettere insieme più specie, anche se la nostra principale fonte di reddito è l'allevamento di capra da latte, per migliorare i pascoli e l'ambiente in cui gli stessi animali vivono".
Galline e capre come convivono?
"Sono loro a svolgere un'azione che ci permette di non usare prodotti chimici contro i parassiti delle capre. Abbiamo selezione di galline nere ovaiole e da carne che seguono le capre nella rotazione dei pascoli, svolgendo in stalla una preziosa funzione di predatori naturali di insetti, larve e parassiti. Un tassello che contribuisce a creare un piccolo ecosistema naturale che offriamo a tutti quelli che ci vengono a trovare".
Che tipo di capre avete?
"Ne abbiamo una settantina della razza camosciata delle Alpi, dal cui latte produciamo formaggi e yogurt. Sono ottenuti dalla lavorazione su modello francese di latte crudo, ossia senza subire alcun trattamento termico. Sono di piccola e piccolissima pezzatura, a pasta molle, a coagulazione lenta o lattica e a breve o brevissimo ciclo di maturazione. Ci siamo sbizzarriti dai freschi, a quelli con spezie e erbe aromatiche, oppure con frutta e fiori secchi, ai semi stagionati fino a 10-15 giorni o sottoposti a una maturazione più lunga da 3 a 10 settimane che può arrivare fino a 12 mesi. La stagionatura avviene nella nostra cantina naturale scavata nel tufo a temperatura e umidità controllate per favorire lo sviluppo di muffe nobili e accuratamente selezionate che donano ad ogni prodotto le sue specifiche caratteristiche organolettiche".
Come vendete i vostri prodotti?
"Facciamo vendita diretta nel nostro spaccio. Ci piace avere persone in azienda, ci dà la possibilità di avere un contatto diretto, rendendole consapevoli di tutto quello che facciamo, del lavoro che c'è dietro ogni singolo prodotto. È per dare un valore aggiunto al nostro impegno in cui abbiamo sempre creduto".
In tanti ettari fate coltivazioni particolari?
"La maggior parte viene dedicata al pascolo e per produrre quello che serve agli animali, cereali e legumi. Da qualche tempo abbiamo una piccola produzione di antiche varietà di cereali minori, come farro, orzo e segale, con cui facciamo realizzare da un mulino a pietra e da un pastificio artigianale piccole quantità di farine integrali e di pasta. Curiamo poi la produzione di frutta di varietà ormai scomparse che trasformiamo con metodi artigianali in marmellate, composte, mostarde''.
Non avete mai pensato di fare agriturismo?
"Non per ora. Sul fronte dell'accoglienza ci dedichiamo all'organizzazione di varie degustazioni in un apposito spazio e poi facciamo attività rivolte ai bambini, con laboratori didattici perché crediamo che proprio loro siano il nostro pubblico più prezioso. Il rudere che abbiamo trovato in azienda dieci anni fa lo abbiamo fatto diventare la nostra casa, ristrutturata con la stessa filosofia con cui gestiamo la nostra terra".
Ossia?
"Per tutelare il patrimonio rurale, il contesto naturalistico e la biodiversità, l'intera struttura è stata realizzata secondo i principi di bioedilizia ed è alimentata da sistemi di energia alternativa e rinnovabile. Qui l'insieme delle pratiche agricole e i nostri metodi di allevamento sono rigorosamente naturali e, seguendo i criteri dell'agricoltura biologica e biodinamica, si svolgono nel pieno rispetto della salute degli animali, dell'ambiente e del consumatore. Il nostro progetto è far diventare il Secondo Altopiano un "modello" di agro-ecosistema in cui tutti gli elementi naturali (uomo, animali, insetti, coltivazioni, siepi, boschi) siano ben integrati fra loro e funzionali uno all'altro".
Sabina Licci
PianetaPSR numero 57 novembre/dicembre 2016