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INNOVAZIONE & TRADIZIONE

Dall'antico mais arrivano le gallette di Natale

Da ingegnere ad agricoltore, Adriano, 27 anni, coltiva e trasforma nel bergamasco l'antico mais spinato di Gandino: per le feste arrivano i pacchi con gallette, biscotti, grissini e farina per polenta

Adriano Galizi

Un piccolo che fa cose grandi. È così che si può sintetizzare la storia di Adriano Galizzi, 27 anni che, nato ingegnere con laurea al Politecnico, due anni fa diventa agricoltore per passione. Recupera dei terreni a Leffe, in provincia di Bergamo e nell'azienda agricola biologica che porta il suo nome, semina l'antica varietà di mais spinato di Gandino, trasformandolo in una galletta di qualità in modo artigianale, senza alcuna raffinazione della materia prima. Un lavoro che in poco tempo diventa a tutti gli effetti il core business di Adriano, grazie anche al sito con e-commerce dove per Natale debutta l'AgriPack, la confezione personalizzata con i prodotti della sua azienda.
"Anche se non sono figlio di agricoltori, fin da piccolo ho sempre avuto una grande passione per tutto ciò che riguarda la natura, l'ambiente e la campagna. La mia famiglia ha un'azienda nel settore tessile e la mia strada sembrava già segnata ma, contrariamente a quanto tutti pensavano, il mio amore per la terra ha avuto il sopravvento. Così, mentre studiavo per diventare ingegnere gestionale, ho iniziato a sperimentare alcune piccole coltivazioni e questo mi ha permesso di capire che quella era la strada che volevo percorrere. E così ho fatto due anni fa''.
Vale a dire?
"Ho iniziato con un ettaro e ora sono arrivato a cinque, dove oggi coltivo un'antica varietà di mais per un totale di circa 150 quintali e lo trasformo in farina per la polenta, i grissini e alcuni dolci. Le soddisfazioni non sono tardate ad arrivare e così ho deciso di completare la filiera tutta biologica, lanciandomi nell'avventura delle gallette. Proprio a settembre ho inaugurato il laboratorio aziendale specializzato, il primo in Lombardia, dove faccio anche lavorazioni per conto terzi".
Di che si tratta?
"Tutto è cominciato da una coltivazione legata al territorio dove abito, il mais spinato di Gandino, un'antica varietà di mais della valle da cui ha preso il nome seminata, sembra, nel 1632. Nel 2008 furono ritrovate due pannocchie e alcuni semi custoditi in una vecchia cascina gandinese. Dopo 5 anni di minuziosa selezione genetica, è stato possibile riportare questi semi alla loro purezza originaria per far rinascere questo prodotto. È come se avessi una missione, credo sia importante salvaguardare le nostre tradizioni e così, oltre al mais spinato, ho iniziato a produrre altre varietà come il mais Rostrato Rosso di Rovetta e quello nostrano dell'Isola".
Gallette speciali, perché?
"È la lavorazione fare la differenza che avviene sul mais a chicco intero, diversamente di quanto viene solitamente fatto per le altre gallette che si trovano sul mercato, prodotte partendo dal mais degerminato, decorticato e spezzato in parti uguali. In Lombardia siamo il primo produttore di gallette di antiche varietà di mais lavorate in questo modo. Per me è molto importante garantire che tutti i miei prodotti partano da materie prime coltivate in azienda, secondo logiche di piena sostenibilità ambientale nelle fasi di coltivazione e di trasformazione, valorizzando il territorio e le sue tradizioni locali".
E così nasce AgriPack, che cosa è?
"Ho creato un sito internet che, oltre a presentare la mia storia e quella del territorio della Val Gandino, consente di acquistare i miei prodotti. Ho colto l'occasione delle feste per proporre un'idea regalo diversa, una scatola dal packaging natalizio dove è possibile scegliere sei prodotti misti, tra gallette di mais, biscotti, grissini e farine per polenta. Diciamo che acquistare una confezione significa anche promuovere il rispetto per l'ambiente e rilanciare la cultura locale e del territorio''.
Un messaggio importante.
"Sì e da diffondere anche alle nuove generazioni. Nel corso di quest'anno ho, infatti, seguito le scuole dell'infanzia del Comune lombardo di Gorno in un progetto didattico di formazione dei bambini sulla coltivazione del mais, dalla semina, al rincalzo alla raccolta in campo".
Prossimi passi?
"Fare della pasta con queste antiche varietà di mais lavorate in modo artigianale, penso sia una bella sfida che il mercato possa apprezzare''.

 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 57 - novembre/dicembre 2016