Lo scorso 19 gennaio 2017, presso il Parco Nazionale del Circeo a Sabaudia (LT), si è svolto il seminario "Sviluppo Rurale 2014/2020 e Programma MAN and BIOSPHERE UNESCO. Esperienze, buone pratiche ed opportunità per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali ad elevato valore naturale".
L'evento è stato promosso dal CREA-Centro di Politiche e Bioeconomia, nell'ambito del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020 (Progetto 23.1"Biodiversità, Natura 2000 e aree protette"), e dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali con il coinvolgimento del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il seminario è stato organizzato in collaborazione con l'Assessorato Agricoltura della Regione Lazio, il Parco Nazionale e la Riserva della Biosfera del Circeo e il WWF Italia.
L'evento si è presentato come un importante momento di condivisione e di confronto sulle sinergie che si possono creare tra Programmi di Sviluppo Rurale 2014-2020 e Programma "MAN and BIOSPHERE" UNESCO. Sono, infatti, molteplici le opportunità di sviluppo del territorio connesse all'integrazione tra capitale naturale, capitale culturale e agricoltura, alla costruzione di un rapporto positivo fra uomo e ambiente e alla tutela delle pratiche agricole tradizionali in un contesto, come quello delle aree MaB, che diventa un vero e proprio "laboratorio" di sviluppo sostenibile.
A riguardo si rimanda al primo rapporto sulle sinergie tra capitale naturale e capitale culturale e al primo rapporto sul capitale naturale predisposto nell'ambito del Comitato per il capitale naturale, previsto dalla legge 28 dicembre 2015, n. 221, presentato il 28 febbraio 2017.
Il Programma MaB è stato avviato dall'UNESCO nel 1971 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building.
L'Italia ha ampiamente contribuito alla creazione e all'avvio del programma MaB grazie al fondamentale lavoro del prof. Valerio Giacomini, ispiratore ed ideatore dello stesso programma, e del prof. Francesco di Castri che ne è stato il primo direttore.
Il programma MaB ha portato al riconoscimento, da parte dell'UNESCO, delle Riserve della Biosfera che sono aree terrestri o marine che gli Stati membri si impegnano a gestire nell'ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali.
L'obiettivo delle Riserve della Biosfera è quello di promuovere una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l'educazione ambientale, oltre che aree di sperimentazione di politiche di sviluppo sostenibile e di pianificazione territoriale.
Per capire quale sia l'importanza delle Riserve della Biosfera nell'ambito UNESCO ricordiamo le parole di Irina Bokova, direttore generale dell'UNESCO, che in occasione della 28a sessione del Consiglio internazionale del Programma MaB, tenutosi a Lima nel 2016, ha affermato che, mentre la Rete Patrimonio dell'Umanità contribuisce a conservare valore, la Riserva della Biosfera lo crea ("While World Heritage helps to preserve values, Biosfere Reserves create it").
Ogni Riserva della Biosfera ha lo scopo di soddisfare tre funzioni interconnesse relative alla conservazione, allo sviluppo sostenibile e agli aspetti educativi. Sulla base di queste tre funzioni principali, le Riserve della Biosfera, a livello territoriale, sono organizzate in zone centrali (core areas), in zone cuscinetto (buffer zones) e in zone di transizione (transition areas).
Le core areas sono destinate alla ricerca scientifica e il loro obiettivo principale è quello della conservazione degli ecosistemi. Le zone cuscinetto (buffer zones) rafforzano l'azione protettiva delle core areas e permettono di sperimentare metodi di gestione delle risorse rispettosi dei processi naturali, in termini di silvicoltura, agricoltura ed ecoturismo. Le zone di transizione (transition areas) svolgono attività economiche per il miglioramento del benessere delle comunità locali nelle quali sono presenti insediamenti abitativi, industriali e attività agricole rispettose dell'ambiente.
La rete mondiale di Riserve della Biosfera del Programma MaB costituisce una rete dinamica e interattiva di siti di eccellenza ed è attualmente composta da 669 riserve della biosfera sparse in 120 paesi.
In Italia sono presenti 14 Riserve della Biosfera MaB UNESCO (vedi tabella): l'ultima nata, designata nel 2016, è la Riserva della Biosfera CollinaPo che è il primo esempio di UrbanMaB a livello nazionale.
Riserve della Biosfera UNESCO presenti in Italia
Il territorio della Riserva della Biosfera di CollinaPo presenta un distretto dove gli elementi naturali ed antropici si uniscono fra di loro, per costruire un progetto circolare fra uomo e biosfera, contribuendo alla stessa evoluzione del principio di una "area naturale protetta". E' un progetto che nasce da una idea di marketing territoriale nel 2012 con la registrazione come marchio collettivo di CollinaPo, come piano di valorizzazione dei beni culturali e naturali tra di loro integrati: un ponte fra natura e cultura. L'area di Torino e dintorni, dopo gli effetti della rivoluzione industriale, ha iniziato un processo di conversione che ha avuto nei parchi regionali intorno alla città, istituiti dalla Regione Piemonte, il luogo di consolidamento di una politica di tutela. Si tratta, quindi, di una Riserva che ricade nella famiglia delle UrbanMaB Areas. Sono 86 Comuni, compreso quello di Torino, con 175 kmq di estensione con 14 Aree protette, 12 siti di interesse comunitario e numerose aree di interesse paesaggistico tutelate: un contesto che sorge nella pianura, ma ai piedi della catena delle Alpi, che circonda, come le quinte di un palcoscenico, il fiume, la sua collina e l'area urbana con oltre 1,5 milioni di abitanti.
Due sono gli elementi di estremo interesse da un punto di vista naturalistico: il fiume Po e i suoi affluenti e la Collina Torinese. Tali risorse assumono un valore da un punto di vista della tutela ambientale ancora maggiore se contestualizzati rispetto alla realtà territoriale ad elevata presenza umana in cui si trovano, caratterizzata dall'area metropolitana di Torino, da molte attività economiche e da una connotazione turistica in forte crescita. Le Aree Protette del Po e della Collina Torinese - Ente promotore della candidatura - in generale e le core areas al loro interno custodite rappresentano uno "scrigno" di biodiversità in un territorio antropizzato che non solo è tutelato ormai da lungo tempo grazie ad un'adeguata normativa di settore ed a progettualità dedicate, ma nel quale l'attenzione all'ambiente è in costante crescita, come testimoniano i numerosi progetti di tutela in atto, la pianificazione e le attività di divulgazione e formazione.
Con particolare attenzione alle 14 core zone proposte, sono numerosissime le specie naturali protette e gli habitat protetti, sia per quanto riguarda l'ambito fluviale che quello collinare. L'elevata biodiversità delle aree candidate è testimoniata, tra gli altri elementi, dalla presenza di numerose specie faunistiche inserite nella Direttiva Habitat.
A quanto detto si aggiunge un valore culturale di estremo interesse: la Riserva mostra infatti un ampio e variegato patrimonio culturale, materiale ed immateriale formatosi nel corso di periodi storici differenti e sopravvissuto ai processi di trasformazione territoriale. E' evidente la stretta relazione tra le risorse naturali dell'area e il variegato patrimonio culturale formatosi nel corso di periodi storici differenti e sopravvissuto ai processi di trasformazione territoriale. Infatti, la sedimentazione di tracce materiali e immateriali ha originato dei veri e propri sistemi.
Si tratta di una realtà che vive di progettualità e di azioni che si collocano anche nel solco della concezione che il prof. Giacomini attribuisce al tema del recupero territoriale e, quindi, ad una azione di riconversione che vada oltre una semplice protezione ambientale passiva.
Le aree MaB sono il futuro dei parchi e delle aree protette. Come proponeva e teorizzava il pensiero allargato di Valerio Giacomini, lo spirito di fondo, che distingue i territori MaB e che ha nei modelli della sostenibilità e nella individuazione di nuove modalità di evoluzione dei territori, in un approccio dove le parole chiave sono approccio sistemico e dialogo orizzontale multidisciplinare e partecipazione, fornisce agli attori locali una grande opportunità che è prima di tutto culturale.
La proposta che le aree MaB interpretano nel favorire la contaminazione in tutte le politiche degli aspetti del valore delle risorse naturali e dell'attenzione al loro uso sostenibile, permette infatti alle politiche ambientali di essere davvero un fil rouge che segna tutte le azioni, costruendo quella unione di intenti che è la sola garanzia per ottenere davvero un cambio di passo.
Ma non esiste solo una opportunità metodologica e culturale nel lavoro delle aree MaB: vi sono anche ricadute dirette, che lo stesso marchio UNESCO favorisce, sul tema dell'autorevolezza dei territori e sull'ingaggio che questi sono chiamati a svolgere per mobilitare tutte le energie per mettere a sistema le loro risorse riproducibili. Le premialità e la facilitazione, che l'inserimento nella prestigiosa famiglia mondiale di UNESCO forniscono, sono gli elementi di base per poter far nascere i progetti locali di sviluppo, con la riattivazione di molte risorse che sono già presenti nei territori, ma che spesso l'incapacità di comunicare e la scarsa considerazione e consapevolezza locale rendono inatti vi e incapaci di generare invece una riqualificazione. Ne è un caso lampante quello delle High Nature Value(HNV), un tema orizzontale che coinvolge economia agricola, attività di tutela della biodiversità, tecniche colturali, turismo e fruizione, fino agli effetti culturali più estesi, che vanno dalla conoscenza delle tradizioni alle innovazioni della progettazione culturale contemporanea. In questo caso, proprio occorre vedere come le diverse filiere, che compongono le attività del terroir e della cura della terra debbano tra di loro costruire ponti di collegamento per innescare un approccio sistemico e virtuoso tra le diverse opportunità che ognuna di loro esprime.
E' un effetto che ha poi conseguenze anche sul valore identitario dei luoghi, che nel nostro Paese. per antiche ragioni non è stato così spesso nella natura degli abitanti, e che, se vogliamo dirci europei, deve invece diventare la vera consapevolezza della Bellezza del nostro Paese, meta del Gran Tour e, quindi, meritevole di una nostra maggiore cura.
Ippolito Ostellino
ippolito.ostellino@parcopocollina.to.it
LuigiServadei
l.servadei@politicheagricole.it
PianetaPSR numero 58- gennaio/febbraio 2017