Spingere la collaborazione tra i diversi attori della filiera produttiva, è questo l'ambizioso obiettivo dei progetti integrati di filiera (PIF), strumento proposto dalle Regioni nell'ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013. I PIF sono, probabilmente, lo strumento più innovativo e coraggioso proposto dai PSR. Essi, infatti, si propongono di aggregare,spingere alla cooperazione e stimolare accordi tra i singoli anelli della filiera produttiva solitamente non propensi a condividere strategie unitarie e obiettivi condivisi di sviluppo.
Il PIF è uno strumento che, pur nelle diverse declinazioni regionali, punta al finanziamento di progetti collettivi presentati da un partenariato socio-economico rappresentativo di una pluralità di soggetti appartenenti alla medesima filiera produttiva. Il partenariato finalizza una serie di accordi e si candida a realizzare investimenti attraverso l'utilizzo delle misure del PSR. In termini operativi, propone una strategia di intervento settoriale e nello stesso tempo raccoglie una pluralità di domande individuali a cui va il finanziamento pubblico.
Sono 13 le Regioni che hanno attivati i PIF : Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto attribuendo ad essi una budget finanziario di poco inferiore al miliardo di euro, l'8,5% del budget dei PSR coinvolti eil 6% del totale risorse per lo Sviluppo rurale attribuite all'Italia.
*La Regione Toscana ha attivato lo strumento di recente
Alla luce delle scelte di allocazione finanziaria fatte dalle Regioni, spicca il 13% delle risorse PSR riservato da Basilicata e Emilia Romagna, l'11% della Puglia, il 9%di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Campania. Le risorse finanziarie assegnate allo strumento sono un chiaro segnale di quanto sia strategico tale approccio nell'ambito della Politica di sviluppo rurale. Il PIF, infatti, non è solo una modalità di accesso al PSR ma uno strumento che tende a rafforzare l'intera catena agroalimentare puntando alla creazione di poli di riferimento produttivo legati da impegni ed obiettivi comuni rispettosi di tutti i soggetti che ne fanno parte.
I primi dati relativi all'attuazione decretano una fortissima adesione ai PIF. Ad oggi si contano 297 progetti approvati che coinvolgono oltre 6.500 partner beneficiari. Numeri di tutto rispetto considerando il carattere innovativo della procedura e la tradizionale individualità di larga parte del settore agroalimentare italiano.
Circa il 26% dei progetti proviene dal comparto ortofrutticolo, seguito dal lattiero-caseario e dalla vitivinicoltura. I comparti dell'agricoltura italiana meglio organizzati sono stati quelli che hanno garantito una maggiore capacità progettuale.
A livello regionale l'orientamento produttivo dei progetti di filiera tende a privilegiare le vocazioni locali. I PIF ortofrutticoli si concentrano in Calabria, Puglia ed Emilia Romagna; quelli forestali nelle regioni del nord Italia, quelli viticoli in Veneto e Friuli (figura 1).
I progetti privilegiano in termini numerici gli interventi sulla misura 121 -Investimenti nelle imprese agricole, in termini finanziari la misura 123 per interventi a favore della lavorazione, trasformazione o commercializzazione dei prodotti agricoli. Da segnalare la forte adesione alla misura 133 che prevede azioni a favore della qualità dei prodotti.
L'adesione alla progettazione integrata fa ben sperare in un cambio di tendenza del settore agricolo italiano che sembra finalmente aver compreso la necessità della collaborazione per meglio reggere le sfide che affronta. La possibilità di programmare e lavorare insieme è garanzia di innovazione, equità nei rapporti contrattuali e capacità di affrontare strategicamente le esigenze del mercato
Serena Tarangioli
PianetaPSR numero 2 - settembre 2011