Un'analisi Ismea nell'ambito della Rete Rurale Nazionale che può aiutare anche a dare una chiave di lettura delle dinamiche nelle richieste d'intervento dei fondi PSR all'interno di ogni regione.
Tra i tanti piccoli e grandi cambiamenti che hanno investito il mondo del vino negli ultimi anni c'è anche quello relativo alla riduzione delle aziende che vinificano.
Di seguito si fa una sintesi dei primi risultati ottenuti da una prima analisi dei dati Agea relativi alle dichiarazioni di produzione, riferiti al 2015.
Prima indicazione è che tra il 2010 e il 2015 si conta il 27% in meno di aziende che vinificano. Si è passati, infatti da 62.530 a 45.730 aziende che presentano la dichiarazione di produzione.
Questo dato va inserito in un contesto di razionalizzazione del settore del vino così come di gran parte del settore agricolo e di prima trasformazione. Tutta la filiera ha visto un processo di concentrazione, a partire dalla fase agricola dove, nel contempo, le aziende con vite sono diminuite più che proporzionalmente alla superficie vitata, con un conseguente aumento della dimensione media aziendale, passata da 1,73 ettari a 2,08 ettari.
Il settore si sta muovendo quindi verso una maggior competitività che è una delle parole d'ordine delle politiche di sviluppo rurale. L'analisi della struttura del settore può aiutare anche dare una chiave di lettura delle dinamiche nelle richieste di intervento dei fondi PSR all'interno di ogni regione.
Torniamo però ai dati delle dichiarazioni di produzione e alla struttura produttiva che delineano. Una decisa riduzione delle aziende, come detto, che ha investito in modo trasversale tutta la Penisola e che ha registrato picchi molto superiori alla media soprattutto in Sicilia, in Molise e in Lombardia.
In termini numerici è sempre la Toscana in testa con 8 mila aziende che vinificano, segue il Piemonte e via via tutte le altre in una graduatoria che cambia poco rispetto all'inizio del decennio.
Dalla suddivisione delle aziende sulla base della produzione dichiarata risulta estremamente evidente, ma non è certo una novità, la forte presenza nel tessuto produttivo del vino di aziende molto piccole. Le aziende della classe tra 0 e 100 ettolitri rappresentano il 75% delle aziende totali, mentre sul fronte opposto si hanno le grandi aziende, cioè quelle con più di 100 mila ettolitri, che superano le 100 unità, mentre nel 2010 erano ancora lontane da questa soglie.
Nel processo di concentrazione che sta investendo il mondo produttivo si evidenzia come il grosso della flessione del numero delle aziende sia concentrato nella classe produttiva più piccola, mentre quella subito dopo, cioè da 100 a 1000 ettolitri, ha visto una riduzione tutto sommato fisiologica (-4%). Di contro, e ci si aspettava anche questo, è cresciuto il numero di aziende che producono nella fascia intermedia da 1.000 a 10. 000 ettolitri e nella successiva, fino a 50 mila ettolitri.
Affrontando l'analisi dal fronte della ragione sociale delle aziende che sono tenute a fare la dichiarazione di produzione si ha un risultato assolutamente sovrapponibile a quello ottenuto per classe di produzione. La maggior parte delle aziende, infatti, sono aziende uninominali e sono proprio queste ad aver assorbito, in termini numerici, le perdite più consistenti. Cali si hanno anche nelle società di persone, sia che siano in nome collettivo o in accomandita semplice.
A dimostrazione della tendenza del settore ad un assetto più di taglio imprenditoriale si evidenzia, di contro, la crescita delle società a responsabilità limitata (+28%).
Anche il mondo cooperativo ha visto scendere la propria numerosità. Dalle dichiarazioni di produzione si contano 518 società sotto forma di cooperativa, contro le 590 del 2010. Il processo di concentrazione ha, di fatto, coinvolto anche questo tipo di aziende. Infatti ora il 12% ha una produzione oltre i 100 mila ettolitri, contro l'11 della rilevazione precedente.
La dimensione media delle aziende cooperative è di gran lunga superiore a quella delle altre tipologie. Basti considerare che la produzione totale italiana afferente al settore cooperativo è pari al 50% del volume totale, con un picco del 57 se si considera il segmento dei vini Igt.
Questa media è comunque il risultato di situazioni particolarmente variegate tra le diverse regioni. Nella provincia di Trento si tocca la presenza massima della cooperazione, alla quale afferisce l'84% della produzione. Segue l'Abruzzo con l'83%. All'estremo opposto la Liguria con il 10%.
Tiziana Sarnari
t.sarnari@ismea.it
PianetaPSR numero 60 aprile 2017