Come ogni anno, in base a quanto delineato dal Regolamento generale dei fondi strutturali (art. 51 Reg. 1303/2013), è in agenda nel mese di Novembre la riunione annuale di riesame dei fondi finalizzata a verificare l'avanzamento dei Programmi Operativi 2014/2020. L'appuntamento, che vedrà al tavolo la Commissione Europea e le Autorità di gestione dei programmi nazionali e regionali, sarà un'occasione di incontro per fare il punto sull'attuazione dei diversi fondi ed approfondire eventuali problemi e criticità che influenzano in modo significativo l'avanzamento della spesa e il conseguente raggiungimento degli obiettivi prefissati nelle politiche di coesione.
Le risorse finanziarie mobilitate in questi sette anni di programmazione comunitaria per le politiche di coesione raggiungono l'ingente somma di 132,8 miliardi di euro, ci cui 44 miliardi cofinanziati dalla Unione Europea.
Secondo in ordine di grandezza all'interno delle assegnazioni dei Fondi SIE (73,62 miliardi di euro) è il fondo per lo sviluppo rurale (FEASR) con 20,874 miliardi di euro a disposizione per le politiche di settore, con un peso percentuale del 28,3%. Ovviamente il FESR, con i 32,64 miliardi di euro, ha la dotazione maggiore (44,3%) mentre il Fondo sociale Europeo (FSE) e l'Iniziativa Occupazione Giovani (IOG) hanno risorse per 19,22 miliardi di euro (26,5%).
Il dettaglio delle risorse programmate per area geografica, per fondo e per tipologia di spesa (UE, Nazionale e totale) è riportata nella tabella seguente.
Risorse finanziarie delle politiche di coesione per il periodo diprogrammazione 2014-2020
(dati espressi in milioni di euro)
Vista l'importante leva economica che può rappresentare un efficace utilizzo di così importanti risorse per il sistema Italia, cerchiamo di dare uno sguardo nel dettaglio all'attuazione finanziaria dei vari fondi SIE concentrandoci sul FESR, FSE e FEASR.
ATTUAZIONE FESR - FSE - FEASR AL 30 Agosto 2017 - SPESA PUBBLICA
(dati espressi in milioni di euro)
Dai dati a disposizione al 30 agosto 2017 (IV° bimestre) emerge un'elevata criticità nell'attuazione del FESR la cui spesa si aggira intorno al 1,8% con soli 587 milioni di euro spesi a distanza di quattro anni dall'avvio della programmazione. Attuazione che sale, tuttavia, al 5,59% nelle regioni del Centro - Nord mentre ancora in fase di avvio risulta l'attuazione nelle regioni del Centro-Sud con solo lo 0,65% di pagamenti ammessi.
La situazione migliora passando al Fondo sociale Europeo e all'Iniziativa Occupazione Giovani (IOG) che al 30 agosto 2017 presentano pagamenti per 6,03% (pari ad un importo di 1.153 milioni di euro); anche qui le regioni del Centro Nord hanno un attuazione migliore con 8.76% pari a 568 milioni di euro ammessi a pagamento.
Stesso livello di pagamenti (510 milioni di euro) presentano i Programmi operativi nazionali del FSE che raggiungono una percentuale del 6,25%, di cui la sola IOG ha una spesa rendicontata di 480 milioni di euro (il 31,7% di 1.513 milioni di euro complessivi).
Per quanto riguarda il FEASR il livello di attuazione al 30 agosto è pari al 11,25% che equivale a 2.348 milioni di euro spesi. Si nota qui - a differenza di quanto accade nel FESR e FSE - una certa "uniformità" nell'attuazione tra le aree geografiche: le regioni del Centro Nord raggiungono quasi il 13% di spesa, le regioni in transizione (Sardegna, Abruzzo e Molise) il 13,6%, mentre la percentuale scende al 10,7% nelle regioni del Centro Sud.
Proseguendo nel confronto tra i fondi SIE, possiamo a questo punto analizzare i dati sugli impegni ammessi. Infatti, se da una lato la rendicontazione solitamente sconta ritardi dovuti alla complessità e lunghezza delle procedure di contabilizzazione delle spese, dall'altro lato le risorse impegnate nei vari programmi operativi ci danno un segnale importante sulla capacità di gestione dei programmi e della macchina amministrativa nel suo complesso.
Per quanto riguarda il FESR, gli impegni complessivi si attestano al 7,95% con un picco pari al 20,3% nelle regioni del Centro Nord. Tuttavia, nelle regioni meno sviluppate anche sul fronte degli impegni gli importi registrati non raggiungono l'1% delle risorse assegnate (precisamente lo 0,87%) pur avendo la dotazione più elevata di risorse del fondo, pari a 17 miliardi di euro.
Relativamente al FSE gli impegni ammessi sono pari al 16,95%: le percentuali più elevate si registrano nelle regioni del Centro Nord con il 19,59% pari a 1.270 milioni di euro e nei Programmi Operativi Nazionali con il 22,23%, corrispondente a 1.815 milioni di euro di risorse impegnate. Anche qui le regioni del Centro Sud presentano una percentuale bassa di impegno pari al 3,43% su un totale assegnato nei sette anni di 3.830 milioni di euro.
Per quanto riguarda il FEASR la percentuale di impegno registrata è molto più elevata rispetto al FESR e al FSE; il dato si attesta al 38,12%, arrivando ad oltre la metà del programmato nelle regioni del Centro Nord (54,04%).
Nelle regioni in transizione la quota di risorse impegnate è pari al 34,67% mentre nelle regioni del Centro Sud la percentuale scende al 28,56%.
Pertanto, quantunque ci sia stato un ritardo generalizzato nell'avvio della programmazione 2014-2020, si evidenziano rilevanti difficoltà soprattutto per il FESR e il FSE, dovute a numerosi fattori che rallentano e ostacolano la corretta e fluida programmazione e gestione dei fondi, mentre il FEASR sembra "viaggiare" con un ritardo minore.
Ad esempio gran parte dei ritardi attuativi nella realizzazione di opere pubbliche spesso dipendono da contenziosi post gara, nonché dal ricorso abituale a varianti in corso d'opera derivanti spesso da una scarsa qualità dei progetti presentati.
Inoltre, la mancanza di tempistiche certe a carico dei soggetti attuatori (es. Comuni) per l'attuazione delle opere pubbliche si traduce in tempi molto lunghi sia nella rendicontazione dei progetti sia nella erogazione dei fondi alle imprese aggiudicatarie degli interventi; il conseguente rischio è quello di una notevole sofferenza finanziaria delle imprese in quanto a fronte di un lavoro eseguito vengono purtroppo pagate a molti mesi di distanza.
Altro elemento da includere nella lista è la difficoltà delle Amministrazioni nel verificare per tempo eventuali ritardi o problemi che si presentino nella fase attuativa e la ridotta capacità di porre in essere azioni tempestive e soprattutto efficaci.
In quest'ambito diventano rilevanti la trasparenza e l'accessibilità alle informazioni, nonché la valutabilità delle politiche finanziate dai fondi strutturali, aspetti comunque notevolmente rafforzati in questa programmazione.
Occorre infine mettere in evidenza una oggettiva maggiore complessità procedurale della attuale programmazione rispetto alla precedente, con una conseguente richiesta di maggiori controlli in fase attuativa che comportano un generale rallentamento nella selezione dei progetti.
Nei prossimi anni le Regioni, a fronte di trasferimenti nazionali sempre più ridotti, cercheranno sempre più di ricorrere alla programmazione dei fondi UE per attuare gli investimenti necessari: in sostanza, le Regioni saranno sempre più vincolate alle programmazioni europee e l'efficienza delle stesse diventerà sempre più essenziale.
Se vi sono dei buoni progetti eseguiti nei tempi programmati, l'assorbimento dei fondi è agevole e la loro efficacia diventa elevata, mentre in caso contrario si rischia di far tornare indietro importanti risorse sulla base del meccanismo del disimpegno automatico e di vedere non assegnate le risorse stanziate per la riserva di efficacia in molti programmi operativi regionali e nazionali.
Luigi Ottaviani
PianetaPSR numero 65 ottobre 2017