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Agricoltura di Montagna

Forum Agricoltura di Montagna: prospettive e percorsi vincenti per il rilancio

Si è tenuto a Roma il Forum sull'agricoltura di montagna. Due gli obiettivi principali: condividere esperienze e questioni che possano fornire spunti alla discussione sulle politiche da intraprendere per la montagna; in preparazione del nuovo pacchetto PAC post 2020, riposizionare e sostenere la centralità della montagna.

Il Forum sull'Agricoltura di Montagna si inserisce nel quadro più ampio di iniziative a favore delle aree montane promosse dal Mipaaf e segna una nuova tappa del percorso di discussione di tematiche inerenti la gestione e la valorizzazione delle aree montane. Il Forum ha visto la presenza di rappresentanti politici e tecnici del Ministero delle Politiche agricole e di molti stakeholder, dalle organizzazioni professionali agricole ai centri di ricerca che a vario modo operano e supportano le realtà agricole di montagna, l'Università, soggetti intermedi che definiscono strategie territoriali, amministrazioni locali, imprenditori.

Il Forum nasce con due obiettivi: da un lato condividere esperienze e questioni che possano fornire spunti alla discussione sulle politiche da intraprendere per la montagna; dall'altro, in preparazione del nuovo pacchetto PAC post 2020, riposizionare e sostenere la centralità della montagna. La montagna è portatrice di valori culturali, è necessario mantenerne tessuto sociale ed economico, frenare l'abbandono del territorio, fornire strumenti per l'avvio di percorsi di sviluppo duraturo.

Nel Forum si è sottolineato come oggi quello di "montagna" non sia più un concetto coincidente solo con marginalità e perifericità. Siamo in una fase storica in cui territorio, agricoltura e montagna riacquistano centralità e interesse istituzionale: in termini di qualità di produzioni, di sostenibilità, in termini di beni comuni dove l'agricoltore è individuato sempre più come custode e manutentore di beni collettivi, quali l'acqua, il suolo, il paesaggio.

Se da un lato è vero che le aree di montagna hanno perso negli ultimi 10 anni il 28% della SAU, non mancano segnali interessanti di rilancio, recupero e rivitalizzazione di realtà imprenditoriali che resistono nelle aree montane. Aziende di piccole e piccolissime dimensioni, tassi di abbandono elevati, ma anche esperienze di eccellenza dove si sono creati piccoli distretti o consorzi, reti e produzioni che rappresentano elementi significativamente rilevanti. I protagonisti di questa nuova tendenza sono in molti casi giovani che scelgono di tornare o più spesso di restare, investendo nel proprio futuro proprio in questi territori. In queste aree l'agricoltura rappresenta "il principio attivo" della montagna, una delle maggiori opportunità. Basti pensare che il 28% dei prodotti "tipici", compresi quelli a marchio DOP e IGP, viene prodotto da aziende localizzate in montagna (quasi 1 su 3) e, considerando la minore presenza di aziende in quest'area territoriale, si comprende quanto maggiore sia l'incidenza di tipicità sull'intera produzione nazionale. Di recente è stato pubblicato dal Mipaaf il decreto che consente l'utilizzo dell'indicazione facoltativa di qualità "prodotto di montagna", che segna l'ingresso di questa tipologia di prodotti nella grande famiglia dei prodotti di qualità di cui l'Italia continua a mantenere il primato in Europa. Questa rappresenta una ulteriore interessante opportunità per i produttori che si trovano nelle aree montane, ma anche per la collettività: rilanciare e valorizzare un prodotto tipico locale spesso trascina con sé la valorizzazione della biodiversità autoctona ovvero il recupero di razze o varietà dimenticate, che rischiano l'estinzione. Ai consumatori è assicurato cibo di qualità, con rilevanti benefici anche per l'ambiente e la conservazione del patrimonio genetico autoctono.
In montagna la percentuale di aziende con attività connesse è più elevata che in altre aree del paese e questo indica la maggiore propensione alla diversificazione delle aziende che trasformano, offrono servizi anche ai turisti, gestiscono il territorio.

La montagna è territorio di produzione sostenibile di qualità per definizione, privilegia l'agricoltura biologica. In montagna infatti, sono localizzate il 23,7% delle aziende bio: Considerando che ospita solo il 17% delle aziende a livello nazionale, si comprende come l'incidenza del biologico sia molto maggiore.

Da più parti è stato sottolineato come la montagna abbia bisogno di promozione, ma per fare questo è necessario individuare strategie molto diverse perché di montagna, soprattutto in Italia, non ce n'è solo una. La montagna non coincide con una definizione univoca, è piuttosto un insieme diversificato e plurimo di contesti, evoluzioni, emergenze. E di conseguenza non può esserci un unico modello di sviluppo ma percorsi differenziati e su misura, tarati su bisogni, esigenze, vocazionalità di ciascun territorio. Non si tratta di cercare o trovare forme di assistenzialismo per le imprese quanto piuttosto norme, regole, condizioni che la differenzino rispetto all'agricoltura di altre aree, meno svantaggiate, meno periferiche. Nel corso del Forum, a più voci è stato richiesto un intervento concreto nella direzione dello snellimento per una agricoltura che è di piccola scala ma essenziale per la sopravvivenza del territorio. Compresa l'individuazione di strumenti che facilitino la ricomposizione fondiaria e che consentano l´utilizzo di terreni abbandonati da anni per i quali è difficile risalire alla proprietà. Emerge con forza anche la necessità di un maggiore supporto, che sia fatto di servizi a imprese e collettività, e che consegni un maggior protagonismo ai livelli locali nella programmazione.

Produzioni di qualità e remunerazione dei servizi ecosistemici sono due importanti vie per sostenere l'economia montana e la permanenza di un tessuto socioeconomico capace di porre un freno all'abbandono. Ma il sostegno all'agricoltura non basta se non si agisce in una visione di sistema: l'interconnessione delle politiche è strategica, le infrastrutture viarie, la banda larga per avvicinare le montagne ai mercati, l'ammodernamento di reti elettriche, forme di welfare alternative. Una sperimentazione in questa direzione si sta portando avanti con la Strategia nazionale per le aree interne - promossa e coordinata dall'Agenzia per la coesione territoriale - che agisce su particolari territori, in molti casi coincidenti con aree di montagna, investendo, con processi di partecipazione, diversi livelli di governo e rappresentanze del mondo economico e sociale del territorio, ulteriore tassello indispensabile per rendere efficace, concreto e duraturo il percorso di sviluppo.

 
 

Milena Verrascina
CREA

 
 

PianetaPSR numero 67 dicembre 2017