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Europa, si accende il dibattito sulla Politica Agricola Comune

SIDEA e CREA PB propongono un calendario di cinque seminari a tema con lo scopo di fornire un contributo scientifico rilevante per formulare una proposta ai decisori pubblici nazionali e comunitari in vista della prossima PAC post 2020.

La SIDEA in collaborazione con il CREA-Centro di ricerca Politiche e Bio-economia il 17 Novembre scorso ha organizzato un seminario dedicato alle prospettive dell'agricoltura europea, con un focus sulla PAC post 2020 dal titolo "Il sostegno all'agricoltura: finalità economiche, ambientali e sociali. Sono ancora utili i pagamenti diretti?". Durante l'incontro, che si è svolto presso la facoltà di Agraria di Bologna, è stato avviato un confronto basato su posizioni tecnico-scientifiche diverse che hanno messo in evidenza i principali nodi del dibattito, oltre alla grande passione verso tale tematica da parte dei ricercatori convenuti.

Dopo il seminario "La PAC che vorrei" (30 gennaio 2017) SIDEA e CREA PB propongono un calendario di cinque seminari a tema con lo scopo di fornire un contributo scientifico rilevante per formulare una proposta ai decisori pubblici nazionali e comunitari in vista della prossima PAC post 2020. L'intento è quello di proporre valutazioni e soluzioni di politica agraria, tramite un confronto e un dibattito interno, ma nello stesso tempo aperto anche agli stakeholder nazionali (politici, funzionari ministeriali e regionali, organizzazioni del mondo agroalimentare). I Seminari previsti da Novembre 2017 a Maggio 2018, prevedono l'intervento di relatori soci SIDEA e ricercatori CREA PB che forniranno il loro contributo in merito alle tematiche che riguardano la politica nelle zone rurali, la regolamentazione del mercato, la gestione del rischio, la politica per l'innovazione. Per ogni seminario sarà redatto un report e un documento di proposte. L'appuntamento del 17 Novembre è stato l'occasione, innanzitutto, per fare il punto sulla situazione del settore agricolo in Europa, e sulle principali sfide con le quali i Paesi membri saranno chiamati a misurarsi. Inoltre, la conferenza è stata la sede nella quale il Primo Vice Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, ha descritto in anteprima i principali passaggi che definiranno il futuro delle politica agricola comune dopo il 2020. Infatti, il dibattito iniziato ormai da oltre un anno, attraverso diverse conferenze a livello europeo, è stato segnato soprattutto dalla consultazione pubblica che si è svolta nel periodo febbraio - maggio 2017. Quest'ultima ha messo in luce soprattutto i punti deboli della PAC.
La comunicazione della Commissione europea, svoltasi nei mesi scorsi ha illustrato i primi orientamenti sul futuro della PAC dopo il 2020, a cui seguirà la presentazione delle proposte legislative. L'agenda quasi sicuramente subirà degli slittamenti dovuti al negoziato sulla Brexit e alla discussione sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). In ogni caso, il 31 dicembre 2020 scadranno gli attuali regolamenti agricoli e le risorse dei relativi fondi; questo sta portando verso un acceso dibattito a livello europeo sul bilancio dell'Unione europea che molti Stati membri vorrebbero ridurre rispetto all'attuale, in particolare riportando a livello nazionale la gestione della PAC. L'Europa sta lavorando da mesi per scongiurare questa ipotesi e per mantenere la PAC a livello europeo, attraverso la dotazione di risorse consistenti e norme semplificate, orientando gli investimenti verso le nuove sfide comuni a tutti i Paesi europei: dalla sicurezza alimentare, ai cambiamenti climatici, dall'occupazione nelle aree rurali al rinnovamento generazionale, e al miglioramento degli strumenti di gestione del rischio. Tuttavia, gli strumenti, i meccanismi a volte complessi e articolati, e le risorse destinate al mondo rurale non sono considerati efficaci dal sistema produttivo. E questo, come riportato da De Castro durante il suo intervento, sarà uno dei nodi cruciali da affrontare: risulterebbe, infatti, che più dell'80% degli agricoltori dell'Unione Europea non nutra fiducia negli strumenti messi a punto dalla PAC. Quali potrebbero essere, dunque, le soluzioni? Le parole chiave saranno: sistema di incentivi, flessibilità, territorio.

In questo scenario, si auspica che l'agricoltura europea continui a giocare il suo ruolo principale, quello di produrre cibo. La produttività dovrà aumentare per permettere all'Europa di continuare a contribuire alla sicurezza alimentare del mondo, ma dovrà impegnarsi a farlo in modo più sostenibile. Non si tratta semplicemente di conservare ambiente e biodiversità, ma di produrli: per questo si dovrà tener conto della realtà dei produttori di tali servizi nella loro qualità di gestori delle terre con obiettivi di profitto, di mercato e necessità d'incentivi specifici per produrre servizi eco-sistemici. Tali incentivi potranno essere forniti sia da mercati "verdi", come per esempio il sistema europeo di scambio di quote di emissione (Emission Trading Scheme, dal quale l'agricoltura è stata esclusa), che da nuove misure della PAC e da modifiche di politiche complementari riguardanti per esempio l'ambiente (beni pubblici come l'acqua, biodiversità, suolo), la concorrenza, la ricerca e l'innovazione, i trasporti. Questo sistema potrà favorire processi di ottimizzazione della produttività e della sostenibilità dell'agricoltura. Bisogna sostenere in maniera diversa politiche contraddittorie, come per esempio il sostegno agli agro-carburanti decretato nell'ambito della politica comunitaria per l'ambiente, ma contrario alla sicurezza alimentare. Gli agricoltori dovranno essere compensati per il reddito mancante, o per il costo addizionale relativo alla produzione di servizi ambientali. Nuovi sistemi di gestione dovranno essere introdotti per lo sviluppo dello stoccaggio di carbonio, per la gestione degli insetti nocivi alle piante, e per l'inquinamento negli allevamenti zootecnici. Per questo dovranno essere messi a punto mezzi finanziari appropriati e formulato un accordo basato su un nuovo sistema di "risorse proprie" come avvenuto a Lisbona. Fino a quando il livello dei redditi agricoli derivanti dal mercato sarà insufficiente a garantire la sopravvivenza del settore, la sostenibilità della nostra agricoltura continuerà a dipendere dai finanziamenti pubblici e privati e dalla necessaria assistenza tecnica per permettere ai nostri gestori di terre di produrre effetti positivi sull'eco-sistema. La PAC di oggi, è prevalentemente diretta all'agricoltura su larga scala, imprenditoriale e orientata al mercato, pur nel rispetto di altri modelli - quali l' agricoltura di piccola scala o quella delle aree marginali o fragili, oppure come l'agricoltura urbana, peri urbana, o quella sociale. Un'agricoltura quest'ultima che, se fosse trascurata, potrebbe provocare ricadute negative, come l'abbandono di quei territori. E per questo durante il suo intervento De Castro ha tenuto a precisare che sarà necessario un radicale cambiamento nell'impianto che regola l'organizzazione dei mercati agricoli ed un supporto all'organizzazione dei produttori (OP). Nel settore agro-alimentare le OP e le Associazioni di OP svolgono un ruolo rilevante nell'organizzazione della filiera, per questo diventerà cruciale continuare a puntare sull'aiuto finanziario comunitario per la costituzione dei loro programmi operativi.

Secondo gli esperti dovrà essere una PAC flessibile e territoriale: flessibilità per adeguare l'agricoltura ai continui cambiamenti, anche quelli climatici, sociali, e legati alla salute! Dovrà essere territoriale, per coinvolgere ed aggregare soggetti diversi intorno ad obiettivi comuni, favorendo non il singolo agricoltore, ma l'insieme del settore primario. Una PAC che sia sempre più verde e in grado di misurare gli impatti ambientali a livello territoriale, attraverso la predisposizione di incentivi per il raggiungimento di target prefissati, da parte delle comunità rurali, che siano sempre più capaci di utilizzare, con saggezza, le risorse naturali. Flessibilità e territorialità, per riconoscere e valorizzare la diversità tra i differenti modelli di agricoltura, presenti nell'UE.

In questa cornice il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'Economia Agraria (CREA) si interroga su quale sia il modo migliore per costruire la Politica Agricola Comune del futuro; quella, che verrà, dopo il 2020. Questi incontri sul futuro della PAC porteranno la discussione su molte questioni che interessano la politica di sviluppo rurale, dal ruolo dell'innovazione, sia tecnologica che sociale, alle questioni legate al lavoro, da grandi problemi, come quello dei flussi migratori, aree marginali, dall'inclusione di nuovi agricoltori al miglioramento della disciplina dei rapporti di lavoro.

 
 
 

Contributo di
Maria Valentina Lasorella e Federica Cisilino
mvalentina.lasorella@crea.gov.it
federica.cisilino@crea.gov.it

 
 

PianetaPSR numero 67 dicembre 2017