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Banda Ultra Larga

La Banda Ultra Larga, motore di sviluppo per le aree rurali

Coprire tutto il territorio nazionale con una connettività ad altissima velocità rientra nella Strategia per la Banda Ultra Larga approvata nel 2015. Poter fruire di un servizio ad altissima velocità, anche in zone rurali o remote, a limitata densità di popolazione, rappresenta infatti oggi un fabbisogno essenziale per qualunque attività economica, anche per quella agricola.

Con la Strategia per la Banda Ultra Larga, approvata nel marzo 2015, l'Italia si è data un obiettivo estremamente ambizioso e allettante: portare connettività internet ad altissima velocità a tutti gli angoli della penisola e delle isole, dai centri urbani delle grandi città metropolitane fino agli angoli più remoti del paese. Tradotto in numeri e percentuali, si tratta semplicemente, si fa per dire, di portare entro il 2020 la connessione a 100 Mbps all'85% delle Unita Immobiliari (UI); oggi siamo in Italia appena al 4,4%, molto arretrati rispetto al resto dell'Europa. Sul restante 15% di UI la connettività dovrà essere almeno a 30 Mbps: non il meglio che offre il mercato, ma comunque molto meglio di una classica connessione ADSL, basata sul doppino di rame, che presenta invalicabili limiti tecnologici. Tutti gli edifici pubblici, infine, dovranno disporre di connessioni a 100 Mbps.
Gli interventi saranno realizzati per le prime due gare, relative a 17 regioni, assegnate ad Enel Open Fiber (società partecipata al 50% da Enel e al 50% da Cassa Depositi e Prestiti), che ha proposto una serie di soluzioni tecnologiche in grado di portare connessioni ad alta velocità in tutto il paese, incluse le località remote, ove si utilizzeranno ponti radio con modalità Fixed Wireless Access (FWA). I lavori nelle zone a fallimento di mercato (cioè quelle aree in cui le società di telecomunicazioni non sono interessate a intervenire, a causa del basso numero di abitanti o di attività economiche) saranno finanziati con fondi FESR, FEASR e FSC. I primo lotti sono già stati avviati, ed è previsto un investimento complessivo intorno ai 5 miliardi di Euro.
Insomma, le tecnologie sono disponibili e i soldi necessari sono stati stanziati. A questo punto è solo questione di tempo e di lavori da effettuare, comune per comune, zona per zona, abitazione per abitazione, con l'obiettivo di costruire in tempi brevissimi un'infrastruttura telematica all'avanguardia.

 


 

AgriConnect 2017, applicazioni informatiche per l'agricoltura del futuro

Proprio nelle stesse ore in cui la Commissione UE pubblicava la propria prima proposta di revisione della PAC, la Rete Rurale Nazionale organizzava AgriConnect 2017 (http://www.reterurale.it/agriconnect2017), il primo workshop dedicato alla Banda Ultra Larga e alle sue applicazioni nelle aree rurali.
Al workshop hanno partecipato, in veste di relatori, esperti di rilevanza nazionale con presentazioni su tutti gli aspetti dell'agricoltura digitale.
Cominciamo con la definizione del contesto in cui operiamo. Un primo driver del cambiamento di grandissima rilevanza è costituito dalla diminuzione del costo per gigabyte (GB) di dati: nel  1980 archiviare 1 GB costava 100.000 dollari,  mentre oggi siamo nell'ordine di pochi centesimi. Nel frattempo le tecnologie e le reti digitali sono diventate ubiquitarie, accessibili a tutte le fasce di reddito e di popolazione, basti pensare che si hanno oltre 7,3  miliardi di abbonamenti attivi per cellulari e smartphone, e che un telefonino di ultima generazione ha un  prezzo al pubblico di alcune centinaia di euro,  con una potenza di elaborazione ben superiore a quella dei primi personal computer.
In questo contesto, lo smartphone diventa la prima interfaccia uomo-macchina, collegato a sistemi per il monitoraggio delle stalle e singoli bovini, utilizzato per al monitoraggio di parametri ambientali o per l'attivazione di funzioni su apparecchi esterni. Ogni agricoltore dispone pertanto, semplicemente nelle proprie tasche, di uno strumento di elaborazione avanzata, da collegare a macchine agricole o anche a sensori in pieno campo.
Dal terminate mobile all'Internet of Things (IoT) il passaggio è rapido. Si tratta di quella moltitudine the sensori di ultima generazione, presenti in modo nativo in qualunque smartphone Android o iOS, o miniaturizzati all'interno di strumenti da utilizzare in pieno campo, collegati fra di loro o a una rete telematica. Senza che ce ne rendiamo conto, in qualunque telefonino abbiamo numerosi apparati radio (wi-fi a varie bande, Bluetooth, GSM, GPRS, HDSPA) e una miriade di sensori (prossimità, accelerometro, luce ambiente, giroscopio, magnetometro, bussola, orientamento, barometro). Molti altri possono essere realizzati ad hoc e diffusi all'interno di ambienti di lavoro, macchine agricole, o addirittura impiantati su animali.
Potenza di elaborazione, capacità di memorizzare quantità gigantesche di dati a bassissimo costo e di poterle trasmettere verso sistemi di elaborazione sparsi ovunque nel pianeta, sensori tanto potenti quanto economici, sono la premessa per la rivoluzione informatica che per l'agricoltura é iniziata più di trent'anni fa, ma è matura solo oggi

L'agricoltura di precisione

I primi risultati si cominciano a vedere con agricoltura di precisione. L'obiettivo, in questo caso, consiste per lo più nel somministrare antiparassitari disarmanti in modo localizzato, nel guidare trattori in modo automatico, nel realizzare qualunque operazione colturale avendo particolare attenzione alla posizione in cui questa viene effettuata e alle informazioni che si possono raccogliere. Questo consente, ad esempio di individuare quali sono le porzioni di un campo in cui applicare fertilizzanti in minore quantità, oppure individuare le aree maggiormente produttive. Fino ad oggi, infatti, un campo é stato considerato come un elemento uniforme, in cui effettuare lavorazioni uniformi o applicare quantità omogenee di principi attivi. Con l'agricoltura di precisione è invece possibile fare elaborazioni in tempo reale, ridurcendo i costi finali pper gli agricoltori e minimizzando l'impatto sull'ambiente.
Già oggi esistono mietitrebbie che incorporano una mappatura delle produzioni, individuando in grado di individuare presa, qualità e umidità nei prodotti, parimenti sono disponibili trattori a guida semi-automatica o totalmente automatica. In quest'ultimo caso si tratta di tecnologie ancora innovative, ma che saranno ampiamente presenti nei nuovi trattori e la cui diffusione dipenderà sostanzialmente dal rinnovamento del parco macchine.

Nuovi servizi per combattere la siccità

Tutto questo cambierà drasticamente i servizi rivolti alle aziende. Già oggi esistono applicazioni in grado di fornire supporto agli agricoltori in tema di consulenza irrigua, basati addirittura su tecnologie da satellite. Si tratta del risultato di progetti di ricerca finanziati dall'Unione Europea nel corso degli ultimi decenni, che hanno portato prima a prototipi e recentemente a servizi funzionanti, in cui l'informazione digitale viene elaborata a partire da fotografie satellitari (ad esempio con il sistema IrriSat, di concezione italiana) per fornire una consulenza puntuale e localizzata. È evidente che l'attenzione all'uso corretto e ottimizzato della risorsa idrica è particolarmente importante in momenti come questi, in cui assistiamo sempre più frequentemente a fenomeni siccitosi. Anche in questo caso, come nei precedenti, i risultati si ottengono abbinando la potenza di elaborazione the moderni computer a algoritmi, anche complessi, che possono essere però eseguiti in tempo reale. Lontano dal campo, si analizza ciò che succede a terra, e si individuano i parametri rilevanti per gli agricoltori. Sembra fantascienza (o fantagricoltura) ma è ormai realtà applicativa  
È evidente che tutto questo ha non poche implicazioni, in tema di riservatezza e di proprietà dei dati. Quando il trattore digitale e georeferenziato raccoglie dati in pieno campo e li invia a un centro elaborazione dati, chi diviene il proprietario delle elaborazioni?  L'agricoltore stesso, oppure l'amministrazione pubblica (che potrebbe avere finanziato l'adozione della tecnologia), oppure una società privata localizzata fuori dal territorio nazionale? Il tema è ancora aperto e non risolto,e merita attenzioni particolari.


Zootecnia digitale, per migliorare il benessere animale

La zootecnia non è ovviamente immune da queste innovazioni digitali; anzi proprio nelle stalle sono stati introdotti, ormai più di trent'anni fa, i primi sistemi di automazione e di elaborazione dati.  In questo caso l'obiettivo consiste nel monitorare i singoli animali, migliorandone il benessere e garantendo livelli adeguati di produzione. Si ha così che la mandria non è più un unicum indistinto, ma diventa un insieme di singole individualità. I dati sono raccolti in stalla per creare ulteriore informazione, sviluppare un sistema di controllo e fornire un feedback ai sensori presenti nella stalla stessa.  Facile a dirsi, più complesso a farsi, sia per la difficoltà di realizzare algoritmi sufficientemente affidabili, sia per la necessità di utilizzare sensori delicati in ambienti difficili, sia, infine, per il fatto di avere a che fare con animali vivi, produttivi, che devono essere trattate trattati nel migliore dei modi possibili e con massima cautela e attenzione.  Sempre in analogia con quanto avviene con le coltivazioni in pieno campo, si ha un costante flusso di dati dagli ambienti di lavoro a centro di elaborazione, che possono essere localizzati in azienda, ma che sempre più saranno sviluppati su cloud  o in centri remoti di elaborazione dati.

La BUL, infrastruttura indispensabile per agricoltura digitale

Le relazioni presentate in AgriConnect 2017 hanno dimostrato che è forte e sentita l'esigenza di Banda Ultra Larga. Per le zone rurali, per la moderna agricoltura, la presenza di connessioni ad alta velocità non è un'opzione, ma una necessità. Le reti avanzate serviranno non solo a garantire servizi alla popolazione (quali telemedicina, formazione distanza, servizi alla pubblica amministrazione, streaming video, o anche solo la possibilità di giocare in ambienti virtuali senza ritardi dovuti alla lentezza della connessione), ma soprattutto saranno necessarie per garantire la adozione the moderne tecnologie informatiche specializzate per il settore agricolo, massimizzando il reddito degli imprenditori, minimizzando l'impatto sull'ambiente e migliorando il reddito di chi rimane a lavorare in campagna. Con la BUL, il futuro dell'agricoltura digitale è alla nostra portata.

Guido Bonati


 
 
 

PianetaPSR numero 66 novembre 2017