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Case History

Unire attenzione al sociale e produzione di qualità è possibile: l'esperienza di Fabioland

Nata con l'obiettivo di offrire a Fabio, un ragazzo disabile psichico al 100%, un futuro lavorativo, l'azienda agricola di Nerola è la dimostrazione di come una "Fattoria sociale" possa essere competitiva, attenta alla qualità e all'ambiente e svolgere un importante ruolo sociale.

Quando nel 2009 Martina Bischetti e la sua famiglia hanno creato l'azienda agricola Fabioland, il loro obiettivo principale era quello di garantire a Fabio, fratello di Martina e disabile psichico al 100%, un futuro lavorativo. Per fare questo hanno lavorato alla costruzione, pezzo per pezzo, di una realtà aziendale che mira ad affiancare alla coltivazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli biologici e di alta qualità, progetti a sfondo sociale finalizzati all'inclusione e all'inserimento lavorativo di giovani adulti disabili. Abbiamo chiesto a Martina di spiegarci come è nato questo progetto.

Quello di creare un'azienda agricola che avesse anche un profondo impatto sociale è un'idea che nel nostro paese si sta diffondendo lentamente, come è nata questa idea? Avete preso a modello realtà analoghe?


L'idea di costituire Fabioland è nata sulla scia dell'esperienza dei paesi del nord Europa, in particolare l'Olanda, dove realtà come la nostra sono molto diffuse. Durante il liceo Fabio ha difatti iniziato a frequentare una fattoria gestita da una signora olandese secondo il modello delle social care farms presenti nel Paese nordeuropeo. Osservando i notevoli benefici terapeutici e i progressi fatti da Fabio in termini di acquisizione di capacità relazionali e cognitive abbiamo pertanto deciso di costituire una fattoria sociale, intendendo per questa un'impresa agricola finanziariamente ed economicamente sostenibile, nella quale c'è spazio però anche per persone generalmente considerate dalla società "da curare" e a rischio emarginazione, quali i ragazzi disabili. L'obiettivo è difatti quello di affiancare all'attività produttiva tipica di un'azienda agricola progetti sociali finalizzati all'inserimento e inclusione lavorativa di giovani adulti disabili con un discreto livello di autonomia. A tal fine, oltre alla realtà delle fattorie olandesi, abbiamo preso a riferimento anche le social farms inglesi gestite con l'ausilio di fondi pubblici, che abbiamo visitato in occasione di diversi viaggi a Londra e zone limitrofe. Per quanto riguarda l'Italia, benché il fenomeno dell'agricoltura sociale si sia diffuso lentamente nel tempo, possiamo però dirci soddisfatti del recente interesse manifestato dal legislatore per realtà come la nostra, come dimostra la Legge n. 141/2015 che ha finalmente riconosciuto dignità normativa al fenomeno dell'agricoltura sociale, e i lavori avviati dai tecnici ed esperti del MIPAAF per l'emanazione dei relativi decreti attuativi.

Come si svolge oggi la vostra attività e che ruolo hanno i ragazzi disabili coinvolti?

I ragazzi disabili che ospitiamo presso Fabioland sono lavoratori a tutti gli effetti che partecipano attivamente ad ogni fase del ciclo produttivo, compresa la distribuzione, commercializzazione e vendita del prodotto. Tali ragazzi sono costantemente seguiti da personale esperto con competenze sia formativo-riabilitative sia agricole. In tal modo i ragazzi operano attivamente, insieme e in costante interazione con gli altri contadini dell'azienda, nella raccolta e successiva frantumazione dell'olivo, passando poi all'imbottigliamento, etichettatura e successiva vendita dell'olio. I ragazzi lavorano anche nella serra, dove i prodotti vengono coltivati secondo modalità biodinamiche. Abbiamo di recente anche avviato la produzione vitivinicola, nell'ambito della quale i ragazzi sono pienamente coinvolti, operando in tutte le fasi produttive (raccolta, vendemmia) e di commercializzazione.
I ragazzi disabili che lavorano presso Fabioland sono dalla stessa considerati lavoratori a tutti gli effetti e non meri pazienti. Ed è per tale ragione che Fabioland remunera tali ragazzi secondo diverse formule (ad es. voucher).

In Europa si sta diffondendo un nuovo circuito legato al cosiddetto "turismo etico", voi state lavorando su questo fronte?

Assolutamente si. L'azienda dispone di un appartamento costituito da 8/10 posti letto in cui sarà possibile soggiornare per brevi periodi. Il nostro obiettivo è difatti quello di avviare progetti ricettivo-turistici riconducibili al fenomeno del "turismo etico", rendendo tale appartamento una struttura ospitante per famiglie con bambini/ragazzi/adulti portatori di handicap e altresì per chiunque interessato a conoscere la realtà delle fattorie sociali. Entrambe tali tipologie di utenti potranno godere dell'ampia gamma dei servizi offerti nel corso di week-end o dei brevi soggiorni in cui saranno ospiti presso la nostra struttura, potendo, ove vogliano, anche partecipare alle attività aziendali, insieme con i ragazzi che vi lavorano, nonché a corsi, seminari ed eventi organizzati dall'azienda allo scopo di promuovere e sensibilizzare tali utenti alle tematiche sociali, del biologico e del made-in, valorizzando nel contempo il territorio e la relativa comunità locale.

Quali prospettive vedi per la vostra azienda e quali obiettivi vi siete posti per il futuro?

Il nostro obiettivo principale è sicuramente quello di continuare a crescere e promuovere il nostro progetto in Italia e all'estero, in modo da creare un solido circuito "sociale/agricolo" che possa garantire una migliore qualità di vita a questi ragazzi e al contempo uno scambio commerciale di prodotti coltivati nel rispetto dell'ambiente e delle biodiversità. Miriamo infatti a creare una grande rete di fattorie sociali, in grado di promuovere nel nostro paese e a livello internazionale un reale benessere degli individui a partire da ciò che coltiviamo e mangiamo.

 
 

Matteo Tagliapietra

 
 

PianetaPSR numero 68 gennaio/febbraio 2018