Promuovere l'adesione degli imprenditori agricoli a sistemi di qualità e rendere più attraenti agli occhi del consumatore i prodotti certificati. Sono queste le finalità perseguite dalla misura 3 dei piani di sviluppo rurale, oggetto di un'approfondita analisi recentemente pubblicata dalla Rete Rurale Nazionale.
Ad emergere sono rilevanti differenze sia in fase di programmazione che di attuazione tra le diverse regioni e, soprattutto nel caso della sottomisura 3.1, evidenzia alcuni limiti, strutturali e contingenti, che ne rallentano l'attuazione. Più positivo, per programmazione ed efficacia, appare invece il quadro per la sottomisura 3.2.
A fronte di una crescente spinta dell'UE per le indicazioni geografiche e gli altri sistemi di qualità come il biologico e i prodotti locali tutelati da certificazioni specifiche, evidente anche nei nuovi documenti programmatori che tracciano le linee della futura PAC post 2020, quanto emerso dalla ricerca risulta ancor più rilevante per favorire un approccio più efficace che consenta di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Gli scopi del sostegno previsto dalla misura 3 sono due:
Questi due obiettivi si traducono in corrispondenti sottomisure, codificate nella parte 5 dell'Allegato n. 1 al regolamento (UE) n. 808 del 2014.
* 3.1 sostegno alla nuova adesione a regimi di qualità:
la sottomisura supporta, a titolo di incentivo, i costi di partecipazione ai sistemi di qualità, corrispondendo ai produttori che aderiscono per la per la prima volta a un regime di qualità certificata un aiuto finanziario per coprire i costi di certificazione e altri costi annessi.
I beneficiari della sottomisura sono gli agricoltori e le loro associazioni.
* 3.2 sostegno per attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno: i beneficiari della sottomisura sono le associazioni di produttori che comprendono al loro interno operatori aderenti ai regimi di qualità.
La misura 3 concorre nel suo insieme agli obiettivi della Focus Area 3A per il miglioramento della competitività dei produttori contribuendo, con oltre 2 miliardi di euro, pari a circa l'1% totale della spesa dello sviluppo rurale, alle politiche agricole regionali.
Tutte le Regioni italiane, con la sola eccezione delle Province autonome di Trento e Bolzano, hanno attivato la misura anche se con investimenti programmati molto diversi.
Fonte: Elaborazioni RRN su dati PSR 2014-2020. L'importo totale dei PSR non tiene conto della rimodulazione delle risorse avvenuta per il sostegno dei PSR delle Regioni danneggiate dal terremoto 2016
Al 31 dicembre 2017 disomogenea appare la situazione "bandi", che vede alcune Regioni nel centro-nord aver offerto più opportunità ai potenziali beneficiari rispetto al sud del Paese.
Fonte: Elaborazioni RRN su dati PSR 2014-2020.
Con tutte le semplificazioni del caso, se si misura l'efficacia degli interventi quantificando il numero di imprese beneficiarie dell'aiuto, si delinea, per la sottomisura 3.1, un quadro disomogeneo lungo lo stivale, con agli antipodi Regioni come il Piemonte, che al 31-12-2017 ha istruito e ammesso a finanziamento oltre 2.000 domande, o l'Abruzzo, con 700 domande ammesse in graduatoria con il primo bando 3.1 del 2016 e Regioni che invece sono ancora ferme a zero bandi.
Una simile valutazione è spendibile anche per la sottomisura 3.2 dove però la tipologia degli investimenti e il bacino più limitato di potenziali beneficiari permette alle Regioni di procedere più velocemente con le istruttorie.
Il monitoraggio dei bandi e l'avanzamento finanziario della spesa sono validi indicatori dell'appetibilità degli interventi di sviluppo rurale ma non forniscono una percezione reale dell'effettiva efficacia delle azioni nel miglioramento della redditività delle imprese agricole.
A tal proposito la Rete Rurale ha voluto ascoltare il parere dei responsabili di misura delle Regioni italiane e di alcune aziende agricole che hanno beneficiato degli interventi della misura 3.
La diversa natura delle due sottomisure rende impossibile poter pervenire a un'unica conclusione.
Solo poche imprese agricole riconoscono un reale beneficio della sottomisura che, in molti casi, non riesce a rappresentare una spinta sufficiente per l'azienda ad aderire a nuovi regimi di qualità. Le cause principali sono da ricercare nel contributo erogato piuttosto basso (max 3.000 euro azienda/anno), nell'impossibilità di partecipazione per le aziende che risultano già iscritte a regimi di qualità (vincolo superato con l'attuazione del Reg. Omnibus) e nella mole di adempienze burocratiche non proporzionali al beneficio riscontrato.
Quella della semplificazione burocratica è un'esigenza particolarmente sentita anche dalle Autorità di gestione che sottolineano come, a fronte di concessioni in termini di aiuto talvolta di poche centinaia di euro, sussistano oneri economici e un eccessivo impegno lavorativo per l'amministrazione pubblica.
La bassa attrattività della misura talvolta è anche conseguenza di una limitata promozione degli interventi da parte del mondo della consulenza agricola che, con le dovute eccezioni, considera il beneficio arrecato dalla 3.1 secondario rispetto a altre misure, soprattutto strutturali, di portata maggiore e dagli effetti più immediati e tangibili per le aziende agricole.
In conclusione il contributo degli interventi promossi dalla 3.1 alla diffusione dei regimi di qualità è parziale e migliorabile. Alla nuova programmazione spetterà il non semplice compito di migliorare lo strumento di promozione o pensare a nuove strade per far avvicinare gli agricoltori ai regimi di qualità.
I piani di informazione e promozione presentati dai beneficiari della 3.2 sono di ampio respiro.
Con le risorse della sottomisura al momento si stanno finanziando workshop, eventi, fiere e campagne pubblicitarie.
Il settore vitivinicolo è quello che, in tutta Italia, si avvantaggia maggiormente delle risorse stanziate dall'intervento, grazie soprattutto all'esperienza maturata con altri strumenti similari promossi dalle OCM vino.
Ciononostante molte Regioni evidenziano come occorra ancora lavorare sulla qualità dei progetti che sono spesso di breve respiro e poco utili nella diffusione dei regimi di qualità agli occhi dei consumatori.
Da ultimo attenzione è stata riposta alle diverse condizioni di accesso che caratterizzano i bandi regionali e che possono comportare possibili fenomeni di concorrenza imperfetta tra gli stessi regimi di qualità afferenti a territori diversi.
È ancora prematuro esprimere un giudizio complessivo sull'andamento della misura; siamo poco oltre la metà della programmazione e le esperienze passate insegnano che l'avanzamento della spesa procederà più spedito nella seconda parte.
Agli interventi promossi va riconosciuta l'intenzione di favorire la competitività delle imprese e la salvaguardia dell'ambiente, attraverso la tutela di prodotti agroalimentari sostenibili e a alto contenuto di territorialità. Ciononostante la strategia che mira a diffondere i sistemi di qualità andrebbe riadattata ripensando alcuni strumenti di promozione e destinando a questi una quota maggiore di risorse dello sviluppo rurale.
Riccardo Meo
Direzione "Servizi per lo Sviluppo Rurale"
Ufficio Produzioni Certificate e Ambiente
PianetaPSR numero 73 luglio/agosto 2018