Con la recente pubblicazione delle proposte relative al futuro Quadro Finanziario Pluriennale, da un lato, e dei regolamenti per il settore agricolo, dall'altro, il negoziato sulla Politica Agricola Comune (PAC) post 2020 entra decisamente nel vivo. La durata e la complessità del percorso per giungere all'approvazione del pacchetto di riforma è condizionato da una molteplicità di fattori, di carattere sia economico/finanziario che normativo e, non meno importanti, relativi alle dinamiche del contesto politico legate alle prossime elezioni del Parlamento europeo, nel maggio 2019. Nelle prospettive finanziarie per il settennio 2021-2027 la PAC, insieme alla Politica di Coesione, risente di un taglio di risorse sia sul Primo che sul Secondo Pilastro; un taglio che purtroppo consolida il trend di decrescita delle risorse per il settore agricolo. In parte questo è legato alle nuove sfide che l'UE è chiamata ad affrontare, a fronte di un budget limitato, in parte pone la questione della legittimazione di una politica alla quale si chiede di contribuire al conseguimento di numerosi obiettivi e priorità, ponendo crescenti vincoli agli agricoltori. La difesa della PAC passa dal riconoscimento del suo ruolo non solo di sostegno al settore agricolo, ma anche di strumento chiave per sostenere funzioni di interesse pubblico, dalla sicurezza alimentare alla tutela e conservazione dell'ambiente. Le risorse naturali rappresentano per l'agricoltura e le aree rurali un "capitale naturale" da salvaguardare e valorizzare. La stessa Comunicazione afferma: "Gli agricoltori dell'UE sono i primi custodi dell'ambiente naturale, in quanto curano risorse come suolo, acqua, aria e biodiversità sul 48% del territorio dell'UE [...] e garantiscono funzioni essenziali di assorbimento del carbonio e di fornitura di risorse rinnovabili per l'industria e l'energia".
Questa rafforzata attenzione verso il capitale naturale è accompagnata da altre interessanti proposte di revisione della PAC, in particolare, con riferimento al sistema di governance e attuazione (new delivery model) e agli strumenti agro-ambientali obbligatori e volontari (nuova architettura verde). Se venisse confermato il nuovo approccio della Commissione, il futuro sistema di attuazione della PAC risulterebbe più orientato al raggiungimento di risultati rispetto all'attuale, e lascerebbe agli Stati membri (e alle Regioni/Provincie autonome) un margine più ampio di flessibilità e sussidiarietà nell'attuazione delle rispettive strategie.
In questo quadro, gli Stati membri saranno chiamati a redigere un Piano Strategico della PAC, di concerto con le autorità locali, in cui definire governance, fabbisogni, strategia, interventi, allocazione finanziaria e target da raggiungere. Particolare attenzione troverà necessariamente la strategia volta a rafforzare la protezione ambientale e l'azione per il clima e a contribuire alla realizzazione dei relativi obiettivi derivanti dalla legislazione dell'UE o da accordi internazionali.
Uno schema logico che sembra essere potenzialmente più adeguato alla grande variabilità di condizioni pedo-socio-economico-climatiche delle varie regioni europee ed italiane. Un approccio "su misura" che offre interessanti prospettive di ri-calibrazione degli schemi di sostegno alla sostenibilità finora messi in campo dalla PAC e dai PSR. E' il caso, ad esempio, delle "misure a superficie" dei PSR, che dovranno essere ricalibrate per rispondere efficacemente all'obiettivo di sostenere le politiche più appropriate al rilancio della cosiddetta competitività sostenibile.
Gli Stati membri potranno rendere più efficace l'attuale schema di condizionalità ambientale, attraverso la migliore combinazione di schemi obbligatori e volontari. La costruzione di un sistema di condizionalità rafforzata territoriale richiederà evidentemente la messa a punto di indicatori tematici ben precisi, capaci di individuare valori di riferimento e livelli target realistici e affrontabili dal sistema agricolo, attraverso i meccanismi sia della condizionalità obbligatoria che della premialità dei PSR. Allo stesso modo, l'efficace conseguimento dei risultati agro-ambientali attesi dovrà passare attraverso un maggiore coinvolgimento di soggetti territoriali che possono fungere da catalizzatori di strategie d'area condivise, come soggetti gestori di aree protette e altre autorità responsabili del governo del territorio.
Molti di questi aspetti verranno affrontati e chiariti nei prossimi mesi di negoziato, nel quale dobbiamo essere pronti a far valere tutte le aspettative della nostra agricoltura sostenibile.
Giuseppe Blasi
Capo Dipartimento - Mipaaf