Lo scorso 8 maggio si è discusso a Rimini delle possibili soluzioni ai problemi dell'ortofrutta che la chimica verde può offrire in chiave di sostenibilità e nel più ampio contesto della bioeconomia. Il workshop aveva un duplice obiettivo. Si voleva in primo luogo presentare i risultati dell'attività svolta dal Focus d'innovazione sulla chimica verde - una delle iniziative di aggregazione su temi specifici che il CREA-Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia (CREA-PB) ha condotto nell'ambito della Rete Rurale Nazionale -, promuovendo poi il dibattito tra i portatori di interesse del comparto ortofrutticolo sulle possibili modalità per favorire la diffusione delle pratiche da chimica verde.
È opportuno precisare che l'accezione di chimica verde utilizzata nel Focus ha una valenza più ampia rispetto alla semplice sostituzione dei prodotti derivati dalla chimica di sintesi con materiale di origine biologica (vegetale e animale). Viene infatti qui contemplato un approccio di sistema ai problemi dell'agricoltura, considerando cioè una molteplicità di interventi di varia tipologia, comprensivi di tecniche agronomiche diverse, metodi di lotta biologici, utilizzo di bioprodotti, ecc., al fine di assicurare risultati migliori e duraturi.
Il Focus, che si è avvalso del sostegno di un Comitato scientifico costituito da ricercatori di diversa provenienza, ha fatto ricorso a un approccio partecipativo che ha garantito il coinvolgimento di associazioni di produttori, di rappresentanti del mondo della ricerca e di quello delle istituzioni in un confronto costante nel corso di un anno circa di attività durante il quale l'Associazione Chimica Verde Bionet ha assicurato l'attuazione delle azioni programmate.
In una prima fase del lavoro, durante incontri organizzati a livello nazionale e regionale con i portatori di interesse dell'ortofrutta italiana, sono state rilevate le principali problematiche del comparto e quindi i fabbisogni in termini di soluzioni sostenibili[1]. Il Comitato scientifico del Focus ha poi individuato, nell'ambito della chimica verde per l'agricoltura, le soluzioni innovative già disponibili e la cui applicazione avesse dato risultati positivi a livello di aziende, filiere o territorio. I risultati del lavoro sono stati presentati in un report che sarà a breve disponibile nella versione definitiva nelle stesse pagine web. Nel rapporto, oltre ad una parte introduttiva che descrive l'ambito di riferimento, sono contenute le schede informative sulle soluzioni innovative individuate: per ognuna di esse vengono dettagliati obiettivi, caratteristiche, reperibilità, oltre agli eventuali limiti/svantaggi.
Per assicurare un'ampia diffusione delle schede di innovazione, oltre ad alcuni eventi seminariali - tra cui il workshop dell'8 maggio scorso - saranno inoltre divulgati un opuscolo informativo e alcuni video dimostrativi su realtà aziendali rilevanti nell'ambito della chimica verde e dell'economia circolare.
Lo schema seguente (fig. 1) riporta la sintesi per macro-tema delle soluzioni individuate.[2]
Ripercorrendo lo schema, le innovazioni disponibili in risposta ai fabbisogni del comparto ortofrutticolo sono differenziate e ascrivibili agli ambiti seguenti:
Cropping system: insieme di tecniche di ripristino della fertilità del suolo (con sovesci convenzionali e innovativi, cover crop, uso di microrganismi utili), di controllo delle infestanti, e di difesa delle piante (biopesticidi, organismi antagonisti) che ha l'obiettivo di una gestione del suolo e delle colture a crescente sostenibilità tenendo conto delle condizioni pedoclimatiche sito-specifiche.
Post-raccolta: strumenti per contrastare i problemi che insorgono durante la conservazione degli alimenti, come lo sviluppo di microrganismi patogeni responsabili della marcescenza. Al riguardo, la chimica di sintesi rende disponibili numerosi prodotti che tra l'altro hanno indotto nel tempo fenomeni di resistenza. L'attenzione degli ultimi anni è quindi rivolta verso soluzioni di derivazione biologica. Alcuni additivi alimentari (bicarbonato di sodio e di potassio), i microrganismi antagonisti, la terapia fisica (calore, radiazioni UV) stanno mostrando notevoli capacità di contrasto al marciume in diverse specie ortofrutticole in fase di conservazione.
Gestione residui. Sugli scarti nel settore alimentare, rilevante problema di carattere economico ed etico, si sta concentrando più di recente l'attenzione di istituzioni e società civile. A livello di produzione, l'ortofrutta rappresenta una quota rilevante di scarti agricoli e agro-alimentari che può essere valorizzata a vantaggio delle imprese e della collettività (energia, concimazione, ecc.): la chimica verde rende disponibili prodotti, tecnologie e processi che contribuiscono ad un uso più efficiente delle risorse attraverso il riutilizzo degli scarti.
Packaging. Il food-packaging è un tema d'importanza strategica, sia per razionalizzare la distribuzione dei prodotti e ridurne i costi, sia per soddisfare le aspettative di durata, di sicurezza igienica e di qualità degli alimenti, oltre che contribuire alla sostenibilità del sistema alimentare. Nell'ambito della chimica verde, negli ultimi anni sono stati prodotti diversi materiali innovativi e più sostenibili sul piano ambientale, tra i quali: i prodotti compostabili a base di biopolimeri (Mater Bi) o cellulosa e i materiali che aumentano la shelf-life dei prodotti alimentari, sia agendo come contrasto alle infezioni batteriche che rallentando i processi di maturazione dei prodotti ortofrutticoli freschi.
Le opportunità che la chimica verde propone per l'agricoltura e l'agro-alimentare sono, infine, rivolte anche alla fornitura di materiale bio-based di vario tipo, come i prodotti realizzati con bioplastiche che hanno funzione di supporto all'attività di coltivazione (clips, filo taglia erba, legacci per piante, reti protettive, fitocelle, tubi, ecc.) e che sono in grado di ridurre l'impronta carbonica della filiera.
Oltre ai risultati più tangibili relativi alle proposte della chimica verde per i problemi dell'ortofrutta, il Focus ha inoltre messo in evidenza anche alcune questioni aperte su cui si ritiene opportuno proseguire il lavoro di indagine per poter individuare possibili, opportune azioni che possano favorire la diffusione di pratiche sostenibili da chimica verde.
Sembra rilevante e urgente innanzitutto intervenire sul fronte della conoscenza, a partire da una definizione univoca dellerelazioni tra chimica verde e agricoltura: non sempre c'è sufficiente chiarezza al riguardo, anche considerando che il dibattito in materia, pur molto vivace, rimane ancora ad un livello istituzionale elevato. Tale esigenza è particolarmente sentita quando si consideri la necessità di convergenza e di messa a sistema delle numerose iniziative che si stanno avviando a livelli diversi (imprese, istituzioni pubbliche, enti di ricerca, terzo settore) che appaiono frammentarie e disconnesse: tale molteplicità di percorsi lascia intravvedere la necessità di una strategia ampia e condivisa che accompagni e favorisca il corretto sviluppo del settore e un'adeguata diffusione di informazioni.
Andrebbe inoltre studiata la recettività del settore primario rispetto alle innovazioni proposte dalla chimica verde, recettività che dipende da molteplici fattori, sia individuali che di sistema. Appare essenziale migliorare la conoscenza delle tecniche e dei prodotti (caratteristiche, effetti, limiti, ecc.) da parte degli operatori, come anche il grado di consapevolezza delle opportunità che tali applicazioni possono rappresentare per l'impresa. Occorre inoltre un adeguato network che agevoli il flusso informativo necessario così da indirizzare efficacemente le scelte imprenditoriali, una rete che consenta ai diversi soggetti di operare in maniera coordinata, intensificando le relazioni tra istituzioni e mondo produttivo e facendo convergere esperienze anche diversificate rispetto all'obiettivo comune di aumentare la sostenibilità di processi e prodotti. In tal senso, la direzione di lavoro tracciata dal Focus è quella giusta perché ha creato spazi di discussione per scambi di vedute e confronti stimolanti.
È necessario inoltre sottolineare che, per la chimica verde, l'innovazione tecnico-scientifica deve essere accompagnata anche dall'innovazione normativa in quanto le leggi vigenti non sono in grado di fornire un supporto adeguato alle soluzioni sostenibili sopra delineate. Molti sono i "nodi da sciogliere" emersi dal confronto con aziende agricole, associazioni di categoria e organizzazioni di produttori, che di fatto limitano fortemente le imprese ad investire in tale direzione, nonostante l'interesse crescente. Tra le questioni evidenziate, a titolo di esempio, si citano gli ostacoli al reimpiego di numerosi scarti agricoli e agroindustriali in nuovi cicli produttivi virtuosi a causa della carenza di chiarezza della normativa, come il vuoto legislativo per alcuni bioprodotti (biostimolanti, corroboranti e induttori di resistenza).
Infine, oltre ad approfondire la sostenibilità economica delle soluzioni da chimica verde per le imprese, sarebbe utile una migliore conoscenza anche dei relativi impatti sull'ambiente e sulla società, valutandone più precisamente la sostenibilità a livello macro. Tale misurazione è d'altra parte funzionale al riconoscimento da parte del mercato e della società civile del valore che essa può apportare all'ambiente, all'economia e, più in generale, alla collettività. Ed è funzionale alla corretta implementazione di politiche a supporto del settore che, come suggerito anche dal dibattito generato dal Focus, può procedere su più fronti, agendo tra l'altro su ricerca, avanzamenti tecnologici, diffusione dell'innovazione, formazione, cooperazione (networking), per accelerare lo sviluppo di questo approccio ai problemi dell'agricoltura ancora poco noto e diffuso.
Note
[1] cfr.il documento sintetico disponibile in www.innovarurale.it/it/italia/il-focus-chimica-verde.
[2] Fonte: AA.VV. (2019), La chimica verde per la sostenibilità dell'ortofrutta, Rete rurale nazionale (forthcoming).
Carla Abitabile
Anna Vagnozzi
CREA-PB
PianetaPSR numero 80 maggio 2019