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Russia, analisi ISMEA: il braccio di ferro seguito alle sanzioni UE costa all'Italia 217 mln di euro

Le sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa e le conseguenti restrizioni all'import introdotte da Mosca ci costano oltre 200 milioni, ma l'Italia mantiene la leadership per le vendite di vino, paste alimentari e pomodori pelati.

Le sanzioni economiche imposte dalla UE alla Federazione Russia, e le conseguenti restrizioni introdotte in reazione da Mosca, sono costate 217 milioni di euro al nostro agroalimentare. È quanto emerge dalle analisi dell'ISMEA sulla bilancia commerciale di prodotti agroalimentari della Federazione Russa. Frutta fresca, carni e latte e derivati perdono rispettivamente 112, 57 e 48 milioni di euro rispetto al periodo pre-embargo, ma ad essere penalizzati sono anche prodotti come uva, mele, kiwi, pesche, formaggi freschi e stagionati, carni bovine. Si tratta, inoltre, di prodotti spesso fortemente legati ad aree circoscritte come Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Puglia e Lazio, per le quali il danno economico è ancora più rilevante.

L'analisi di ISMEA evidenzia, però, come nonostante il perdurare dell'embargo l'export agroalimentare italiano nel 2018 abbia saputo parzialmente compensare le perdite subite grazie alla crescita di altri comparti del Made in Italy, come paste alimentari, pomodori pelati e polpe, tabacchi e olio.

Con un fatturato di 945 milioni di euro di export, l'Italia figura al settimo posto dei principali Paesi fornitori della Federazione Russa e si è posizionata al secondo posto, dietro la Germania, tra i fornitori comunitari. Il nostro Paese detiene il primato per le vendite di vino confezionato (l'Italia era seconda nel 2013) e il terzo posto per i prodotti della panetteria e pasticceria.

Scambi commerciali Italia-Russia

Un'analisi complessiva degli scambi commerciali tra i due Paesi negli ultimi dieci anni mette in evidenza una forte inversione di rotta seguita all'introduzione delle sanzioni nel 2014: la bilancia commerciale della Russia mostra nel 2018 un surplus commerciale che ha sfiorato 179 miliardi di euro. Tra il 2009 e il 2013 (anno preso come riferimento come livello pre-embargo) le esportazioni sono cresciute dell'83,4% e le importazioni del 93,6%. Tra il 2013 e il 2018 la tendenza si è invertita, con le importazioni che hanno mostrato una contrazione più consistente (-15,0%) rispetto alle esportazioni (-4,1%).

La dinamica dell'ultimo decennio dell'import russo di prodotti agroalimentari italiani è risultata in crescita del 124% nel periodo pre-embargo (da 485 milioni di euro nel 2009 a 1,1 miliardi di euro nel 2013), per poi contrarsi del -12,9% nel 2018 rispetto al 2013, attestandosi a 945 mln di euro.

Se fino al 2013 i prodotti tra i più richiesti dal mercato russo c'erano frutta, carni e latte e derivati, dal 2014 le importazioni di questi prodotti si sono azzerate, mentre hanno preso quota alcuni prodotti prima del tutto marginali, quali i tabacchi e le piante vive e prodotti della floricoltura. 

Nonostante si sia ridotto il ruolo della UE sul mercato russo, evidenzia l'analisi dell'ISMEA, l'Italia nel 2018 si posiziona al settimo posto tra i fornitori mondiali di prodotti agroalimentari con un fatturato di 945 milioni di euro. Nell'ambito dei paesi UE, grazie all'aumento delle esportazioni in Russia di prodotti non oggetto di embargo, l'Italia ha rafforzato la propria posizione su questo mercato passando dalla quinta posizione del 2013 al secondo posto tra i fornitori comunitari, dietro alla Germania.  

La perdita di fatturato dei prodotti interessati dall'embargo è stata quindi parzialmente compensata dalla crescita di altri comparti. Più nel dettaglio, i prodotti più tipicamente made in Italy che hanno continuato a registrare una performance positiva sul mercato russo dopo il 2014 sono: i vini confezionati (161 milioni di euro nel 2018 pari al 17% delle importazioni agroalimentari italiane dalla Russia) e l'olio vergine di oliva (22 milioni di euro pari al 2,4% dell'import totale).

In termini di posizione competitiva, sul mercato russo, tra il 2013 e il 2018, l'Italia ha guadagnato il primo posto per le vendite di vino confezionato (2° nel 2013) ed è passata dal 4° al 3° posto nei prodotti della panetteria e pasticceria. Confermata invece la leadership per i vini spumanti, vermut, paste alimentari, pomodori pelati e polpe, cioccolato e caffè torrefatto. Per tutti gli altri prodotti il ruolo dell'Italia è di grande rilievo, rientrando sempre tra i primi cinque fornitori.

 
 

Redazione Pianeta PSR

 
 

PianetaPSR numero 81 giugno 2019