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Ambiente

La produzione industriale di insetti utili in agricoltura

In Sicilia una biofabbrica pubblica a servizio dell'agrumicoltura biologica.

L'utilità degli insetti per la produzione agricola non è più una novità. Sono ormai consolidate le evidenze scientifiche che dimostrano l'importanza di questa classe animale per le pratiche di campo, dal servizio di impollinazione svolto dai cosiddetti insetti "pronubi" all'utilizzo di insetti predatori e parassitoidi per la lotta ai fitofagi delle piante nelle coltivazioni in pieno campo, in serra, nelle aree naturali protette, nei terrazzi e giardini, ecc..

L'efficacia degli antagonisti naturali nella lotta antiparassitaria è stata ampiamente dimostrata sia in termini ecologici che economici, grazie alla forte riduzione dell'uso di insetticidi sia nell'agricoltura convenzionale che in quella biologica o integrata, a vantaggio dell'ambiente e della salute del consumatore. Altrettanto valido è l'uso di insetti ausiliari nella difesa delle derrate alimentari, delle sementi e di altri materiali (legni e legnami, ecc.). Per queste ragioni, in presenza di una certa sicurezza nell'approvvigionamento, ci sarebbero tutti i presupposti per fare dell'utilizzo su vasta scala di insetti utili una pratica professionale. Invece, la produzione industriale di insetti utili è un'attività economica ad alto rischio, sia per la complessità dei processi produttivi, da gestire in rigorose condizioni di isolamento, che per una serie di fattori di natura organizzativa. In primis, la moltiplicazione di predatori o parassitoidi idonei alla lotta biologica fa sì che la singola linea di produzione si componga di differenti settori, tra loro separati ma interdipendenti, funzionali al mantenimento di almeno tre livelli trofici: la pianta ospite, il fitofago che la parassitizza, il nemico naturale nei suoi differenti stadi di sviluppo. Alla consegna, inoltre, dovrebbero essere assicurati altri requisiti quali, ad esempio, la vitalità degli insetti e la loro capacità competitiva una volta lanciati in campo. 

Le biofabbriche

In ragione di questa complessità, a parte i piccoli allevamenti dei cosiddetti "insect farmers", esistono le cosiddette "biofabbriche" (commercial insectaries): specifiche strutture razionalmente specializzate nell'allevamento di specie con distinte esigenze biologiche e nutrizionali.

La realtà produttiva di questi allevamenti è molto differenziata nelle diverse aree geografiche del Pianeta. In tutto il mondo sono attive circa 30 biofabbriche cosiddette "grandi", ovvero con più di 10 addetti, che si occupano anche del confezionamento, dello stoccaggio e della distribuzione commerciale di insetti su grande scala.

In Europa ne esistono una ventina, di cui 2 operanti in Italia: la prima ad essere  realizzata (anni 1987-90) fa capo ad una società privata del Nord Italia, grande distributrice di insetti utili per l'orticoltura, la frutticoltura, il florovivaismo e il verde ornamentale; la seconda è la biofabbrica dell'Ente di Sviluppo Agricolo (ESA) della Regione Siciliana, una realtà più unica che rara, a completa gestione pubblica. 

 

L'esperienza della biofabbrica pubblica di Ramacca

Costruita tra il 2001 e il 2003 nella Piana di Catania, su una superficie di circa 3 ha concessi dal Comune di Ramacca (CT), attraverso il finanziamento della misura 9.5 del Programma Operativo Plurifondo (POP) Sicilia 1994-1999. La struttura ha avuto un costo complessivo di circa 3 MEuro. Fin dalle prime fasi di progettazione è stata concepita per rappresentare un polo flessibile e adattabile alle varie esigenze di produzione di antagonisti naturali da impiegare in programmi di lotta biologica o integrata. In particolare, considerata la vocazione produttiva di un territorio che vanta eccellenze come l'Arancia Rossa di Sicilia IGP e il Limone di Siracusa IGP, la struttura è stata orientata alla produzione massale di tre specie di insetti particolarmente adatte all'agrumicoltura biologica:

  • Aphytis melinus, destinato principalmente alla lotta contro l'Aonidiella aurantii, la cosiddetta Cocciniglia Rossa Forte degli agrumi;
  • Criptolaemus montrouzieri, utilizzato in particolare contro la lotta al Planococcus Citri (Cotonello degli agrumi);
  • Leptomastix dactylopii, destinato anche questo alla lotta al Cotonello degli agrumi.

Da qualche anno è in corso la sperimentazione della Crysoperla carnea, utilizzata contro gli afidi nei programmi di difesa integrata e biologica di colture orticole, floricole e ornamentali.

Secondo la disciplina per l'accesso agli insetti utili prodotti dalla Biofabbrica, gli agricoltori che intendono accedere alla fornitura di antagonisti entomologici naturali devono sostenere un pagamento, comunque molto vantaggioso rispetto al costo dei prodotti chimici di sintesi, diviso in 2 tranche: una quota di ammissione all'Albo regionale annuale delle aziende iscritte al servizio, del costo di 10,00 €/ha/anno a titolo di anticipazione per le forniture; il successivo saldo, calcolato in base al valore tariffario dell'effettivo consumo delle tipologie entomologiche prese in carico durante la stagione di difesa. Per favorire un ottimale sfruttamento della risorsa gli esperti dell'ESA hanno individuato alcune indicazioni ottimali di utilizzo su base ettariale, come di seguito rappresentato.

 

La domanda di iscrizione all'Albo regionale va presentata dall'1 al 31 dicembre di ogni anno. L'Albo definitivo, rivisto a seguito di eventuali ricorsi, viene pubblicato entro il successivo 25 febbraio, mentre la campagna di difesa vera e propria decorre dall'1 marzo al 30 novembre, periodo in cui gli agricoltori possono fare richiesta delle tipologie e quantità entomologiche desiderate. 

In merito alla portata del servizio, nel 2017 sono state interessate 256 aziende agricole in forma singola o associata, per un totale di 2.264 ettari di agrumi, ubicati prevalentemente nelle province di Catania e Siracusa e, in minor misura, nella provincia di Agrigento (zona di Ribera, areale della cultivar di arancia Washington Navel). La specie più utilizzata è stata l'Aphytis melinus, con 147.450.000 individui distribuiti.
Si tratta di numeri ragguardevoli ma ben lontani dall'essere soddisfacenti se posti al cospetto di una forte domanda ancora non intercettata. In tutta Italia, infatti, la superficie agrumicola coltivata in biologico (SINAB, 2018) è pari a 39.656 ha, di cui 25.339 ha concentrati in Sicilia (63,9% del totale) e 11.208 ha in Calabria (28,3%). Un mercato quindi totalmente alla portata della Biofabbrica di Ramacca, i cui tempi di distribuzione potrebbero essere pienamente in linea con i ridotti tempi di sopravvivenza del "materiale" biologico confezionato (tempi che vanno da un minimo di 3 giorni per Aphytis melinus a un massimo di 30 giorni per il Criptolaemus montrouzieri). Inoltre, prospettive sempre più incoraggianti si vanno delineando con un positivo andamento delle superfici agrumicole coltivate in biologico, cresciute dal 2017 al 2018, nella sola Sicilia, del 19,8%.

A livello nazionale e internazionale mancano o non sono accessibili informazioni importanti quali, ad esempio, quelle concernenti il valore del giro di affari e la pressione da parte dei maggiori concorrenti; tuttavia, l'attuale scenario sembra indicare un settore in espansione proporzionalmente alla sempre maggiore attenzione verso l'agroecologia e il ruolo dei servizi ecosistemici. Su queste basi sarebbe auspicabile che l'ESA si mobilitasse nella predisposizione di un Piano di rilancio della Biofabbrica su cui far convergere gli interessi dei numerosi stakeholder istituzionali, scientifici ed economici (Distretto degli agrumi di Sicilia, Consorzi di tutela delle Dop e Igp, organizzazioni di produttori, ecc.) della filiera biologica degli agrumi.

 
 

Francesca Varia
Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi in Economia Agraria, Centro Politiche e Bioeconomia

 
 

PianetaPSR numero 82 luglio 2019