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Ambiente

Clima, il ruolo dell'agricoltura nella Strategia a lungo termine per la riduzione dei gas serra

Le misure previste dalla Strategia dovranno essere in grado di ridurre del 100%, quindi azzerandole, le emissioni climalteranti e l'agricoltura avrà un ruolo fondamentale.

Il tema della riduzione delle emissioni climalteranti è senza dubbio centrale nel dibattito pubblico e nelle scelte politiche in ottica ambientale e l'agricoltura riveste, da questo punto di vista, un ruolo fondamentale. La questione è stata ampiamente discussa nel corso della fiera Ecomondo, appuntamento di riferimento in Europa per l'innovazione industriale e tecnologica dell'economia circolare, ed in particolare nell'ambito di un seminario - organizzato da Confagricoltura (Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana) - sul tema dell'assorbimento dell'anidride carbonica e della certificazione e mercato dei crediti di carbonio.

La Strategia a lungo termine

Il Regolamento (UE) sulla Governance dell'Unione dell'Energia n. 2018/1999 prevede che ciascuno Stato membro predisponga e comunichi alla Commissione entro il 31 dicembre 2019, e successivamente ogni dieci anni,il proprio Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) ed entro il 1 gennaio 2020, e successivamente entro 10 anni, la propria Strategia di lungo termine (LTS) con una prospettiva di almeno 30 anni e, pertanto, con un orizzonte al 2050.

La Strategia dovrà essere in linea con l'Accordo di Parigi[1]  in quanto dovrà garantire l'equilibrio tra le fonti emissive di gas serra antropogeniche e l'assorbimento dei pozzi ed, inoltre, il mantenimento dell'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali limitando tale incremento a 1,5°C.

Le misure di mitigazione volontarie da prevedere nella Strategia dovranno essere in grado di ridurre del 100%, quindi azzerandole, le emissioni climalteranti e di colmare il gap che manca per giungere alla totale de-carbonizzazione entro il 2050, tenendo conto delle specificità dell'assetto produttivo, energetico, economico e sociale del nostro Paese.
 
In questo contesto, la Strategia dovrà assicurare piena coerenza con gli obiettivi puntuali individuati nel Piano Nazionale Integrato per il Clima e l'Energia (PNIEC) per il periodo 2021 - 2030. 
Per garantire la coerenza tra la Strategia di lungo termine (LTS) ed il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) è necessaria una rivisitazione di quest'ultimo in quanto non tiene in debito conto l'importanza delle filiere connesse alla produzione delle biomasse di origine forestale ed agroforestale a livello di sostenibilità ambientale, economica e sociale (ad esempio per la lotta al cambiamento climatico, per l'assorbimenti del carbonio, per la biodiversità, per i servizi ecosistemici, per lo sviluppo locale ecc..).

Gli scenari di riferimento al 2050[2]sono stati elaborati, infatti, partendo dal presupposto che gli obiettivi stabiliti nel PNIEC al 2030 siano raggiunti ed adottando le assunzioni ed ipotesi appresso descritte:

  • si individuano due differenti scenari: l'High growth, che si basa su una crescita sostenuta del PIL e della popolazione secondo le raccomandazioni della Commissione Europea ed il Low growth, che prevede un percorso di crescita più modesta con una popolazione inferiore (fonte Eurostat);
  • è stato considerato l'impatto dei cambiamenti climatici in termini di variazioni potenziali dei gradi /giorno, di producibilità delle fonti rinnovabili, di resa delle colture e di frequenza degli incendi. Sono stati individuati due scenari: RCP 4.5 e RCP 8.5. Il primo, che si basa sulla previsione dell'ultimo IPCC Report, include le misure di mitigazione e prevede un incremento di temperatura tra i 2 - 3°C di media sull'intera penisola per l'ultimo trentennio del XXI secolo. L'RCP 8.5, invece, non considera le misure di mitigazione e prevede un incremento di temperatura media sull'intera penisola nell'ordine di 4°C per lo stesso periodo.

Il ruolo dell'agricoltura

Il settore dell'agricoltura si inserisce in questo contesto con un duplice ruolo sia dal punto di vista degli impatti che gravano sulla stessa attività agricola che delle emissioni climalteranti sull'ambiente, ma è auspicabile che nel prossimo futuro possa assumere una funzione di maggiore mitigazione climatica ed ambientale attraverso le nuove conoscenze e tecnologie, nel contesto di una più diffusa sensibilità e consapevolezza.
Si evidenzia, infatti, che il comparto agricolo e zootecnico sta già registrando le conseguenze del degradamento della qualità dell'aria e del cambiamento climatico: eventi atmosferici estremi, ondate di calore e gelo, siccità e modifiche nei microclimi locali hanno fatto registrare non solo una minore produttività delle coltivazioni e degli allevamenti, ma anche elevati costi derivanti dall'aumento del prezzo delle derrate alimentari, dalle spese per porre rimedio ai danni subiti e dagli investimenti per l'attuazione di misure di adattamento.
L'agricoltura determina emissioni di gas climalteranti (GHG) in atmosfera, prevalentemente imputabili alla produzione di metano (CH4), protossido di azoto (N2O) ed, in misura minore, anidride carbonica (CO2).
Esplicitando, le principali categorie emissive sono rappresentate dalla fermentazione enterica (emissioni di CH4), dalla gestione delle deiezioni animali (emissione di CH4 e N2O), dai suoli agricoli (emissione di N2O), dalla coltivazione delle risaie (emissioni di CH4) e dalla combustione dei residui agricoli (emissione di CH4 e N2O).

Nel contesto agricolo, quindi, i settori chiave ed impattanti sono raffigurati dalla gestione delle deiezioni, dalla fermentazione enterica e dalla coltivazione del riso. Non meno rilevanti, però, in considerazione dei co-fattori connessi (erosione e biodiversità del suolo), sono le emissioni correlate alla gestione del suolo.
Tutto ciò premesso, l'agricoltura, di contro, ha enormi potenzialità in termini di mitigazione climatica perché produce fonti energetiche rinnovabili e svolge la funzione di sequestro di carbonio e di assorbimento dei pozzi, specialmente per quanto concerne il settore LULUCF
[3].

Nella Strategia a lungo termine le misure di mitigazione per il settore agricoltura prendono in considerazione le prescrizioni imposte dalla Direttiva (UE) 2016/2284 (direttiva NEC), dalla direttiva 91/676/CEE (Direttiva Nitrati), dal DM 25 febbraio 2016, dalla direttiva 2010/75/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio (Direttiva IED - ex IPPC), dalle linee guida del MIPAAF per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche ed, infine, dalle migliori tecniche disponibili (Best Available Techniques, cd. BAT) conformemente alla direttiva 2010/75/UE.

Per il settore le misure volontarie di mitigazione aventi un'efficienza medio - alta da inserire nella Strategia potrebbero essere individuate, in analisi, nella migliore gestione delle deiezioni animali (stoccaggio e spandimento) e del suolo, nello stoccaggio del carbonio, nella promozione della consulenza aziendale, nell'agricoltura di precisione, nella promozione della bioeconomia ed, in particolare, della produzione di biogas.

 
 
[1] Alla conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, 195 Paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale.
[2] Gli scenari sono stati predisposti dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in collaborazione con il CMCC (Centro Euro - Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e l'RSE (Ricerca sul Sistema Energetico).
[3] Land Use, Land Use Change and Forestry (Destinazioni dei suoli, Cambiamento di destinazione dei suoli e Silvicoltura).
 
 

Ilaria Falconi
MIPAAF

PianetaPSR numero 85 novembre 2019