Il percorso politico e legislativo che porterà alla nuova Politica Agricola Comune si sta profilando più lungo del previsto, con diverse questioni ancora in discussione, anche se i tempi per la definizione della PAC post 2020 si fanno sempre più stretti. Le proposte presentate a giugno del 2018 dalla Commissione segnano un "cambio di rotta" estremamente significativo nella struttura stessa della principale politica di supporto al settore agricolo.
Il cosiddetto "new delivery model", incentrato sui risultati, con la necessità di elaborare un Piano strategico a livello nazionale, offre ad ogni Stato membro una maggiore libertà nel progettare gli interventi da adottare, a fronte di una serie di obiettivi comuni economici, sociali ed ambientali, ma porta con sé anche la necessità di ripensare tutti gli strumenti da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Non sfugge a questa logica la Rete Rurale nazionale che, nello scenario delineato dalla Commissione, è destinata ad assumere un ruolo ancor più rilevante e centrale rispetto a quello che, nel nostro Paese, sta già svolgendo nella corrente programmazione, anche nell'ottica di una estensione al primo pilastro del modello di programmazione adottato per lo sviluppo rurale. Una rete di supporto, capace di creare relazioni, di favorire la diffusione della conoscenza e delle informazioni, di favorire il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
L'evoluzione del networking rurale a livello dell'UE
La nuova PAC, nella visione della Commissione, prevede tre obiettivi generali e uno trasversale (promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare; rafforzare la tutela dell'ambiente e l'azione per il clima e contribuire agli obiettivi climatici e ambientali dell'Unione; consolidare il tessuto socioeconomico delle zone rurali; favorire l'ammodernamento del settore, promuovendo e condividendo conoscenze, innovazioni e processi di digitalizzazione nell'agricoltura e nelle aree rurali e incoraggiandone l'utilizzo) cui corrispondono nove obiettivi specifici. Agli Stati membri viene richiesto di elaborare un Piano strategico nazionale che contribuisca al raggiungimento di questi obiettivi attraverso attività sostenute da entrambi i pilastri della PAC, con una modalità di programmazione che oggi caratterizza solo lo sviluppo rurale.
In questo contesto, le proposte relative alle attività di networking prevedono la nascita di una nuova Rete PAC europea che raccolga in sé le esperienze, i compiti e le risorse dell'attuale Rete rurale europea e del Partenariato per l'innovazione.
Anche a livello nazionale delineano un nuovo soggetto, definito "Rete PAC" che dovrà essere in grado di sviluppare la propria azione in relazione a tutti gli interventi previsti nell'ambito del Piano strategico nazionale e volti al raggiungimento di un particolare obiettivo attraverso interventi afferenti ad entrambi i pilastri. Inoltre la "nuova" Rete potrà e dovrà fornire sostegno e contribuire alla definizione di piani strategici relativi a periodi di programmazione successivi. Viene esplicitato inoltre il lavoro di collegamento con le altre politiche a livello europeo e si sottolinea il principio per il quale le reti non devono limitarsi a fornire informazioni, ma hanno anche il compito specifico di mettere a punto e utilizzare metodi di networking.
Ogni Stato membro sarà tenuto ad istituire la propria Rete, che andrà sostanzialmente a sostituire le attuali Reti rurali nazionali ma con competenze allargate alla PAC nel suo complesso, entro e non oltre 12 mesi dall'approvazione dei rispettivi Piani strategici da parte della Commissione. A finanziare questo nuovo soggetto saranno i fondi per l'assistenza tecnica del FEASR, che non sarà più assimilata a misura/tipologia di intervento.
Alla base di questa "evoluzione" delle Reti c'è l'idea, che permea di fatto la proposta della Commissione, che sia necessario un cambiamento radicale di approccio, promuovendo un atteggiamento "olistico" nell'analizzare le problematiche e le esigenze dell'agricoltura, in generale, e delle aree rurali, in particolare, che tenga conto delle modalità di utilizzo dei finanziamenti del primo e del secondo pilastro in una particolare zona per rispondere a esigenze e priorità di tipo ambientale e sociale.
Le nuove Reti si troveranno ad affrontare dunque una sfida di grandissima portata, determinata da un allargamento dell'ambito operativo che richiederà di intervenire per migliorare l'attuazione di un sostegno pubblico circa sei volte superiore a quello delle Reti rurali attuali. A questo si devono aggiungere l'esplicitazione del lavoro di collegamento con le altre politiche correlate e l'ampliamento degli orizzonti temporali con il contributo alla definizione delle programmazioni future.
Matteo Tagliapietra
Rete Rurale Nazionale
PianetaPSR numero 85 novembre 2019