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Biologico

Sostenibilità e sviluppo, l'esperienza decennale del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre

Riconosciuto dalla Legge Regionale n.11/2019 della Regione Lazio rappresenta un esempio delle prospettive e delle difficoltà affrontate dalle comunità che intraprendono questo percorso. 

Il Biodistretto della via Amerina e delle Forre ha già dieci anni di vita. Ne fanno parte tredici Comuni, dieci della Tuscia e tre dei monti Cimini, un territorio dove vivono più di 80 mila abitanti, ricco di opportunità e anche di problemi.

È un'area nella quale ormai da anni si sono sviluppate centinaia di aziende biologiche impegnate nelle filiere ortofrutticole, vinicole, zootecniche, nel settore della produzione della nocciola e del castagno e nella trasformazione di altri prodotti di eccellenza. 

Un luogo di preziose bellezze naturali, di una storia culturale e religiosa di grande valore che ritroviamo nell'urbanistica, nei resti archeologici, nei castelli e nei palazzi medievali e nei luoghi di culto religioso. Un'area quella del Biodistretto con un'agricoltura e un settore manifatturiero di grande importanza: primo polo italiano nella produzione di nocciole, secondo centro italiano dell'industria ceramica. Infine, ed è un dato di grande rilievo, più del 20% delle coltivazioni agricole sono biologiche per un totale di circa 4200 ettari.

 

I problemi più seri sono quelli propri della coltivazione intensiva del nocciolo, con rischi gravi di inquinamento chimico dell'acqua, del suolo e dell'aria. Il Biodistretto ha rappresentato e rappresenta una grande sfida, soprattutto in un territorio ricco e problematico. La sfida è quella di coniugare la qualità della produzione agricola con la sostenibilità di tutte le attività umane presenti nel territorio. 

Ph. Chiara Ernandes

Questo ha significato: una intensa e permanente campagna di informazione e formazione sulla relazione stretta fra la salute dell'ambiente e il benessere delle nostre comunità; un conflitto acuto con i settori più retrivi del mondo della produzione agricola; l'emanazione di regolamenti e delibere dei Comuni fortemente restrittive nell'uso di fitofarmaci (in molti di questi atti amministrativi viene esplicitato il divieto del glifosate). La lotta all'inquinamento chimico si è coniugata in primo luogo con il sostegno alle aziende biologiche e a quelle scelte che sono fondamentali per la "sostenibilità" del territorio come le energie rinnovabili, il ciclo virtuoso dei rifiuti dei rifiuti e più in generale l'economia circolare. Un secondo aspetto importante di questa opera di valorizzazione del territorio sono state le attività con l'Assessorato al Turismo della Regione Lazio con al centro lo straordinario patrimonio culturale e naturale della Tuscia e dei Cimini. 

Quest'insieme di iniziative sono state possibili per la scelta che fatta sin dal primo momento sul tema fondamentale della governance. Nel governo del biodistretto l'architrave sono i produttori e il mondo delle associazioni, ma le colonne sono le amministrazioni locali. È una sistema di gestione faticoso, ma prezioso. Trasformare l'insieme dei Comuni in una comunità che abbia le stesse priorità e finalità è obbligatorio se guardiamo al futuro, ma è di enorme difficoltà se pensiamo al campanilismo e al particolarismo storico dei nostri enti locali.

La legge regionale

Una scelta faticosa, che è stata fondamentale per arrivare ad una legge compiuta sul riconoscimento e sulle funzioni dei biodistretti come quella approvata dalla Regione Lazio (Legge regionale n.11/2019 "Disposizioni per la disciplina e promozione dei biodistretti"). Una legge che definisce le condizioni di sostenibilità per chi voglia realizzare il biodistretto e indica gli strumenti di sostegno per gli stessi biodistretti. Una legge che per grandissima parte riflette un testo che è stato sottoscritto dalle Amministrazioni e dalla quasi totalità dei Consigli comunali dei tredici Comuni del biodistretto. 

Anche se non è lo è stato burocraticamente, quella approvata dal Consiglio regionale del Lazio si potrebbe con molte ragioni considerare una legge d'iniziativa popolare. La legge è stata approvata nel luglio del 2019 e con la successiva D.G.R. della Regione Lazio n.737/2019 il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre è stato formalmente e ufficialmente riconosciuto.

Ph. Chiara Ernandes

La forza dei biodistretti

Deve essere chiaro, infatti, che la forza dei biodistretti non sta solo nella dialettica originale fra idee generali ed esperienze concrete, ma anche nella capacità di organizzare una rete, che tiene insieme cittadini, produttori, soggetti economici pubblici e privati, centri di ricerca e università, sindaci, istituzioni regionali e nazionali. Tutti fondamentali perché si possa avere un progetto e un riformismo "forte" a partire dal territorio. È stata proprio la sinergia fra Comuni, produttori e cittadini a creare le condizioni politiche e culturali perché il territorio del Biodistretto potesse essere un soggetto protagonista della strategia dei GAL e dei piani di sviluppo rurale sulla base di un progetto di sviluppo sostenibile del territorio.

Tutto ciò ci offre la opportunità di affrontare quattro obiettivi fondamentali: un progetto turistico - culturale del quale è parte importante la produzione dei nostri prodotti tipici e l'agricoltura biologica.  Un progetto che renda chiaro il nesso stretto fra cibo - salute ed ambiente nel quale diventa centrale la formazione dei cittadini. La realizzazione di una virtuosa comunità energetica (secondo le direttive europee) in collaborazione con l'Enel con al centro le energie rinnovabili e la riduzione dell'anidride carbonica. La collaborazione con le industrie manifatturiere perché si caratterizzino come aziende verdi sia nello smaltimento dei rifiuti, sia nell'uso dei materiali e sia nelle innovazioni tecnologiche che introducono. Infine la strategia di una progettualità sociale coinvolgendo i settori più vulnerabili della società e integrando chi viene da altri mondi. Per questo obiettivo con l'Enel, altre imprese e l'Università della Tuscia siamo impegnati nella definizione di progetti di Agricoltura sociale.

La Governance del Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre

 

Lo sviluppo sostenibile è un percorso progettuale che richiede un grande impegno in ogni scelta compiuta per imprimere un cambiamento. Proprio per questo la partecipazione democratica dei cittadini, il ruolo delle istituzioni locali, il consenso dei contadini e dei produttori sono essenziali. Tutto ciò è necessario, ma non basta. 

È inoltre, essenziale l'incontro e il coordinamento fra le diverse esperienze dei biodistretti e di agricoltura sostenibile in Italia, in Europa e nel mondo e una profonda contaminazione delle istituzioni nazionali ed europee. Con questo spirito abbiamo inaugurato una scuola di agroecologia che ha visto insieme produttori europei, latinoamericani, africani ed asiatici. Con questa convinzione abbiamo organizzato una conferenza internazionale alla quale hanno partecipato produttori di nocciole turchi e georgiani. 

Con questa certezza ci impegneremo perché i contenuti e la strategia dei Biodistretti possano entrare, dopo l'adozione della legge della Regione Lazio, anche nella legislazione nazionale con l'approvazione della legge sull'agricoltura biologica.

I biodistretti possono essere interpreti e protagonisti dei grandi cambiamenti di questa nostra epoca e anticipatori di un mutamento di sistema, di una nuova organizzazione economica, sociale e democratica, ma perché ciò accada è decisiva una nuova consapevolezza della società e della politica.

 
 

Famiano Crucianelli
Presidente del Biodistretto della via Amerina e delle Forre
Sito web: https://biodistrettoamerina.com/

 
 

PianetaPSR numero 87 gennaio 2020