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Social Network /2

Cadono le barriere tra città e campagna

Intervista a Mario Pireddu, ricercatore presso l'Università di Roma Tre e docente di 'Mass media, new media e società delle rete" presso la Iulm di Milano

Professor Pireddu, gli strumenti 2.0 come YouRural Net  devono a suo parere integrare sempre di più i portali più classici di informazione?

Sì, e aggiungerei che gli stessi portali di informazione dovrebbero trasformarsi in luoghi più aperti all'interazione e allo scambio comunicativo tra gli utenti. L'integrazione tra comunicazione unidirezionale da uno a molti (tipica dei mass media tradizionali) e comunicazione da molti a molti (tipica delle reti digitali) è già una realtà per chiunque oggi frequenti il web, e va rilevato come - al di là dei giudizi di merito soggettivi - realtà di social networking generaliste, come MySpace, Twitter e soprattutto Facebook abbiano contribuito in modo sostanziale al cambiamento di abitudini di fruizione e di partecipazione dei cittadini. I social network tematici sono un'occasione interessante per favorire percorsi di auto-apprendimento e di apprendimento condiviso, così come per incentivare lo sviluppo di conoscenze, saperi, abilità.

Qual è il posto che questo tipo di servizi può  ricoprire nel mondo dello sviluppo rurale? Può accompagnarne l'innovazione (marketing, comunicazione)  in futuro?


Indubbiamente sì: la vecchia frattura tra campagna e città, che ha cominciato a dissolversi già in epoca novecentesca per via delle logiche culturali dei mass media, oggi ha sempre meno senso. Lo sviluppo rurale non può prescindere dalla costante presenza di giovani agricoltori, lavoratori e imprenditori all'interno dello spazio comunicativo dei flussi, dalla necessaria valorizzazione del locale nelle trasformazioni di un mercato globale sempre più competitivo e a volte governato da logiche non sempre trasparenti. Lo sviluppo si costruisce dunque attorno a due dinamiche: comunicazione interna, tra membri che condividono esperienze, saperi e soluzioni, e comunicazione verso l'esterno per la promozione di valori, risultati, specificità, e perché no, nuovi metodi di produzione e di consumo responsabile.

Progetti come questo nascono in origine per la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche. Quali altre funzioni possono ricoprire a suo modo di vedere?

Promuovere la partecipazione dei cittadini significa dar vita a percorsi di cambiamento della società nel suo insieme: se partecipare implica infatti conoscere attivamente, è allora con questo tipo di progetti che si può veramente - e finalmente - uscire fuori dal Novecento e dalle sue logiche massmediatiche centralistiche. Conoscere per deliberare, dunque: comunità di pratica vive e partecipate possono dar vita a gruppi di cittadini informati e capaci di agire insieme in modo collaborativo. Se si pensa in particolare alla necessità di riconsiderare l'intero processo produttivo legato allo sviluppo rurale - produzione, appunto, ma anche distribuzione, alimentazione e consumo di cibi della maggior parte delle famiglie, spesso condizionati da criteri diversi da qualità e affidabilità, soprattutto in periodi di crisi economica - si comprende allora che una delle funzioni che progetti come questo possono assolvere può essere rintracciata proprio nella responsabilizzazione dell'intera filiera e nella promozione di un consumo consapevole.
 
Infine, cosa ci riserva il futuro rispetto a questo genere di strumenti? Qual è la naturale    evoluzione?

Non so se ci sia una 'naturale' evoluzione: di sicuro, come dicono i commentatori anglosassoni, i social network "sono qui per restare". In quindici anni le abitudini di quelli che una volta definivamo pubblico, consumatori, ecc., sono cambiate rapidamente grazie a quelle che sono a tutti gli effetti tecnologie abilitanti. Il vecchio pubblico generalista lascia spazio a nicchie più o meno grandi di persone spesso anche molto attive. In rete non siamo più "massa" di telespettatori, ma siamo fruitori e produttori di informazione allo stesso tempo. Il desiderio di partecipazione attiva non è peraltro creato dal computer, dallo smartphone o dalle reti: è un desiderio che era diffuso anche lungo tutto il Novecento, e che ora viene liberato grazie all'abbassamento dei costi della comunicazione e alla semplicità d'uso delle interfacce web. Social media, social network, apps per smartphone e tablet, sono tecnologie che hanno reso e stanno rendendo sempre più semplice e intuitiva la comunicazione tra gli utenti, e che hanno favorito lo scambio di opinioni, conoscenze, autoproduzioni mediali (è quella che il sociologo catalano Castells definisce "autocomunicazione di massa", e che l'analista statunitense Clay Shirky fa rientrare nei più ampi processi di "amatorializzazione di massa"). Una possibile evoluzione, per quanto riguarda il settore specifico dei social network tematici, potrebbe essere quella di una apertura maggiore delle istituzioni verso questo tipo di realtà: apertura che dovrebbe manifestarsi anche laddove vi sia la possibilità di un dialogo effettivo con realtà che istituzionalizzate non sono (e magari tali non vogliono essere), ma che possono dare molto in termini di saperi e sensibilità prodotti attraverso partecipazione e creazione di comunità di pratica.

Andrea Festuccia


 
 
 

PianetaPSR numero 2 - settembre 2011