Nel novembre 2019, sono stati resi pubblici i policy brief elaborati nell'ambito di un apposito tavolo tecnico predisposto in seno al MIPAAF e composto da esperti Rete Rurale Nazionale e dell'AT al PSRN 2014-2020 Misura 17, al fine di supportare la redazione del futuro Piano Strategico (PS) della PAC post- 2020.
La Comunicazione della Commissione europea del 29 novembre 2017, nel definire gli orientamenti per la politica agricola europea del post 2020, indica il ricambio generazionale come una priorità nell'ambito di un nuovo quadro strategico. Il documento attribuisce alla PAC il compito di ridurre i rischi nei primi anni successivi all'avvio di un'impresa agricola, offrendo un sistema di sostegno per il primo insediamento abbinato a incentivi adeguati per favorire l'uscita della generazione più anziana e il trasferimento di conoscenze tra le generazioni nonché per accrescere la mobilità dei terreni e facilitare la pianificazione della successione ad esempio attraverso il ricorso a servizi di consulenza, tutoraggio e preparazione di "piani di successione per le aziende agricole".
Il tema dell'imprenditoria giovanile è al centro dell'analisi contenuta nel Policy Brief relativo all'obiettivo 7 "Attirare i giovani agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale nelle aree rurali" che fa il punto, sulla base dei dati disponibili a livello nazionale ed europeo, dello stato dell'imprenditorialità agricola italiana per la quale dovrà essere attuata la futura PAC.
Dall'analisi condotta sui dati dell'indagine SPA dell'ISTAT sull'imprenditoria agricola italiana, emerge che nel 2016 il peso dei giovani imprenditori italiani sino a 40 anni è il 9% del totale (con valori che superano il 10% in Piemonte, Lombardia, Sardegna, la Valle d'Aosta (che registra il 18%) e le Provincie di Trento e Bolzano. Rispetto al peso della media rilevata a livello europeo, il valore nazionale è inferiore di circa il 3%. Il peso dei giovani fino a 40 anni sugli over 55 è del 15% ma si evidenzia che a Bolzano la percentuale è del 41% mentre in Abruzzo e Molise del 9%.
Dall'analisi dei dati dell'ultimo Censimento dell'Agricoltura (2010) - unica fonte disponibile con dati a livello comunale - emerge che l'11% dei giovani imprenditori è concentrato nelle aree D con punte del 18 e del 16% in Lombardia e Piemonte (il 9,9 e l'8,6 % nelle aree B e A) mentre gli over 55 si concentrano prevalentemente nelle aree A (65%).
I giovani imprenditori italiani provengono principalmente da famiglie agricole o con disponibilità di terreni e sono più presenti nei settori produttivi ad alto valore aggiunto ma che richiedono anche forte impegno di tempo, lavoro e capitale (ortofloricoltura, allevamenti bovini, suinicoltura).
Uno studio condotto dall'INEA (2014) sulle strutture e dinamiche delle imprese giovanili evidenza due aspetti rilevanti: la difficoltà delle imprese giovanili di consolidarsi sul mercato e una loro maggiore mortalità se condotte da imprenditori riconducibili alla classe di età che segna il passaggio dagli agricoltori "giovani" a quella "non giovani".
Tab. 1 - L'imprenditoria giovanile in agricoltura per Regione - 2016 (%)
Fonte: elaborazioni CREA - Centro Politiche e Bioeconomia su dati ISTAT Indagine SPA 2016
A livello nazionale i dati ISTAT evidenziano nel 2016 un livello maggiore di formazione "professionale" da parte dei giovani imprenditori agricoli rispetto a quanto riscontrato per le classi di età successive; il 16% dei giovani è laureato e il 57% possiede un diploma.
Tab. 2 - Formazione dei giovani conduttori (%)
Fonte: elaborazioni CREA - Centro Politiche e Bioeconomia su dati ISTAT Indagine SPA 2016
Più complessa è la lettura del dato sulla base dei dati EUROSTAT che consente l'elaborazione dell'indicatore "Agricultural Training of farm managers" determinato dal rapporto dei giovani imprenditori formati sul totale degli imprenditori agricoli. L'indicatore, fornisce informazioni sul livello di formazione dei giovani imprenditori distinguendolo in: a) esperienza pratica agricola - nel caso in cui l'agricoltore ha completato l'istruzione obbligatoria (con riferimento ai dati ISTAT questo livello comprende i seguenti titoli: nessun titolo, scuola elementare e scuola media inferiore); b) formazione di base - nel caso in cui l'agricoltore ha conseguito un diploma di scuola media superiore (con riferimento ai dati ISTAT questo livello comprende i diploma che non permettono accesso all'università); c) formazione completa - nel caso in cui l'agricoltore ha completato l'istruzione superiore o terziaria (con riferimento ai dati ISTAT il livello formativo comprende il diploma di scuola media superiore in agraria e non e il diploma di laurea in agraria e non).
Dall'elaborazione dei dati EUROSTAT, la formazione dei giovani imprenditori agricoli nel 2016 presenta un livello professionale più alto rispetto alla media nazionale (19% contro il 6%) ed è prevalentemente basata sulla formazione di base (poco più dell'80%) e si attesta a un livello superiore rispetto alla media europea.
Nel 2016 i giovani imprenditori gestiscono il 18% della SAU totale. Le loro imprese hanno una dimensione superiore alla media sia in termini fisici (18 ettari di SAU contro 10) sia economici con una produzione media standard di poco più di 80.000 euro pari a quasi al doppio di quella rilevata per il totale delle imprese.
Le imprese dei giovani (40 anni) rispetto al totale delle imprese - 2016
Fonte: elaborazioni CREA - Centro Politiche e Bioeconomia su dati ISTAT Indagine SPA 2016
Il valore di produzione standard contribuisce, insieme al dato relativo alla SAU, a formare l'idea di imprese più competitive e capaci, a parità di condizioni, di garantire una produttività più elevata. La lettura dei dati ISTAT relativi alla dimensione economica delle imprese condotte da giovani evidenzia, rispetto alle classi intermedie di reddito, performance migliori rispetto a quelle rilevate per gli imprenditori delle classi successive di età.
La dimensione economica delle imprese condotte da giovani - 2016
Fonte: elaborazioni CREA - Centro Politiche e Bioeconomia su dati ISTAT Indagine SPA 2016
Relativamente all'orientamento produttivo si evidenzia un interesse spiccato dei giovani nei confronti dell'ortofloricoltura mentre in crescita è il settore zootecnico. Con riferimento alle attività connesse a quella agricola si rileva l'orientamento dei giovani verso i servizi sanitari, sociali e educativi (30%), il turismo (26%), la lavorazione del legno e il contoterzismo sia in altre aziende che in attività non agricole (21%). In crescita, negli ultimi anni, l'avvio della produzione di energia rinnovabile.
L'analisi dei dati della RICA [1], relativamente ai risultati economici e reddituali, evidenzia come spesso le imprese dei giovani risentano delle dinamiche di start up, registrando indici di redditività e produttività più bassi rispetto alle altre fasce di età. I giovani hanno un reddito aziendale tendenzialmente più dipendente dagli aiuti pubblici rispetto a quanto si rileva per il resto dell'economia.
Le dinamiche delle imprese agricole condotte dai giovani sono state analizzate ricorrendo ai dati di MOVIMPRESA (UnionCamere) che riportano le iscrizioni e le cancellazioni delle sole imprese professionali iscritte nel Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio. Per quanto riguarda le età dei giovani conduttori, i dati elaborati riguardano i capo azienda con età fino a 35 anni. Dall'analisi è emerso che nel 2018 le imprese condotte da giovani di età fino ai 35 anni neo iscritte al registro delle Imprese sono state 4.489. registrando, rispetto al 2011, un incremento del 26%. In linea con quanto rilevato per il complesso delle aziende già registrate, rispetto al 2017 si evidenzia invece una contrazione del 2%.
I giovani imprenditori agricoli incontrano molteplici ostacoli nell'avvio e nello sviluppo della loro attività agricola. I principali fabbisogni riguardano l'accesso ai terreni, l'accesso al credito, una efficace gestione del rischio e una nuova e più efficace esigenza in termini di formazione nei settori delle competenze imprenditoriali. Le nuove proposte di Regolamento per lo sviluppo rurale continuano a sostenere l'avvio di nuove imprese e nuove aziende agricole, stimolando gli Stati membri a prevedere un approccio strategico e individuare un insieme chiaro e coerente di interventi per il ricambio generazionale che permetta di affrontare tutti i principali fabbisogni.
Con riferimento all'accesso alla terra, secondo un'indagine riportata dalla Corte dei Conti Europea (2018), il 35% circa dei giovani agricoltori italiani ha segnalato problemi di acquisizione dei terreni. La terra è in genere un fattore a disponibilità limitata e ciò emerge con chiarezza per le start-up. Nel caso del ricambio generazionale in continuità aziendale, la disponibilità del fattore terra assume una valenza diversa nel senso della gradualità dei passaggi di proprietà in ottica successoria. Ad ogni modo misure agevolative di accesso alla terra come gli strumenti Ismea di primo insediamento e i regimi di agevolazione fiscale specifici già in essere rappresentano ancora una forte necessità.
A questo proposito è importante evidenziare come negli ultimi anni un numero sempre maggiore di amministrazioni regionali e Istituti nazionali, come Ismea, abbiano realizzato delle "Banche della terra", con l'obiettivo di costituire inventari completi e aggiornati dei terreni e delle aziende agricole di proprietà pubblica e privata che possono essere messi a disposizione di terzi tramite operazioni di affitto o di concessione. Le banche della terra dell'Ismea tra gli Istituti nazionali e della Toscana, della Liguria, della Lombardia e dell'Umbria tra gli esperimenti locali, sono tra le esperienze più avanzate.
L'accesso al credito risulta essere il problema principale per il 57% dei giovani agricoltori in Italia rispetto al 33% dei giovani agricoltori nell'UE-28. Una recente pubblicazione Fi-compass (2019) realizzata raccogliendo le risposte di 7600 agricoltori dei 24 paesi membri permette di sintetizzare i principali i fabbisogni finanziari delle imprese agricole anche in funzione delle diverse classi di età. In linea generale, non esistono differenze statisticamente significative tra le diverse classi di età in termini di richieste di accesso al credito e tipi di prodotti finanziari. Tuttavia, le imprese agricole gestite da giovani imprenditori under 40 hanno meno successo nell'ottenere i finanziamenti richiesti registrando, per richieste di prestiti a breve o lungo termine, un tasso di rifiuto più elevato dovuto presumibilmente al più elevato rischio associato alle nuove attività e alla mancanza di adeguate garanzie (sia immobili che mobili) e di piani aziendali poco sostenibili.
Allo stato attuale, per facilitare l'accesso al credito sono già operativi a livello nazionale fondi di garanzia a copertura di finanziamenti bancari a breve, medio e lungo termine finalizzati a incrementare la competitività del comparto agricolo. Tali garanzie, nel caso di giovani agricoltori, possono coprire fino all'80% dell'importo finanziato. Allo stesso tempo i giovani agricoltori possono accedere allo specifico fondo per l'abbattimento delle commissioni di garanzia (rilascio garanzie dirette Ismea), godendo di una garanzia gratuita nel limite di 15.000 euro di costo e comunque nel rispetto dei massimali stabiliti dai Regolamenti della Commissione in materia di aiuti "de minimis".
Infine, in materia di formazione, informazione e diffusione di conoscenze i giovani richiedono una formazione rinnovata dal punto di vista formale e sostanziale. La formazione dovrebbe essere "a tutto campo" basata su nuove metodologie e contenuti funzionale al nuovo modello di agricoltura sostenibile che verte su materie che si riferiscono sia all'obiettivo «competitività del settore agricolo e forestale» sia a quello «gestione del territorio e ambiente». Vi è una generale convergenza di opinioni tra i giovani imprenditori, ai fini del successo dell'impresa, sulla rilevanza della formazione quale strumento di acquisizione di conoscenze e competenze sempre più complesse e localmente specifiche che spazino dalle tecniche e processi di produzione gli aspetti della commercializzazione dei prodotti e delle normative di settore. Dal punto di vista delle modalità formative, i giovani sembrano non gradire i lunghi corsi con classiche lezioni frontali in aula optando per corsi o stage intensivi, brevi, di due o tre giorni, magari con più frequenti partecipazioni a convegni o seminari o stage limitati alla durata di due o tre giorni massimo. Uno degli aspetti più rilevanti in tema di fabbisogni formativi è rappresentato, infine, dalla richiesta di disporre di un sistema di formazione che si basi sulla efficace interazione non solo con il classico e consolidato "sistema istituzionale della conoscenza" costituito da enti di ricerca e di trasferimento tecnologico, ma con altri agricoltori "esperti" in grado di trasmettere diverse esperienze e nuove soluzioni di successo che possono favorevolmente essere trasferite e adattate ad altri contesti aziendali.
Barbara Zanetti (CREA)
Francesco Piras (ISMEA)
PianetaPSR numero 91 maggio 2020