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Policy brief

PAC post 2020, Policy brief 9: rafforzare il binomio alimentazione-salute

Il documento relativo all'Obiettivo specifico 9 analizza i dati di contesto nel quale dovrà essere attuata la futura PAC, alla luce delle connotazioni con le tematiche ambientali e con quelle della salute pubblica e della sensibilità dei consumatori.

Nel novembre 2019, sono stati resi pubblici i policy brief frutto del lavoro di un tavolo tecnico organizzato dal MIPAAF e composto da esperti della Rete Rurale Nazionale, al fine di supportare la redazione del futuro Piano Strategico Nazionale (PSN) della PAC post-2020.

Nella proposta della Commissione per la nuova PAC l'obiettivo strategico 9 affronta nuove tematiche quali alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili e sprechi alimentari, e incasella nella giusta dimensione il benessere animale, tenuto conto delle connotazioni con le tematiche ambientali e con quelle della salute pubblica e della sensibilità dei consumatori. 

Il nesso con l'alimentazione e con le modalità di produzione degli alimenti lega le politiche agricole alle politiche sanitarie, in particolare per quanto riguarda regimi alimentari corretti, la riduzione dell'uso degli antibiotici negli animali (che genera resistenza antimicrobica) e l'uso sostenibile di pesticidi. Anche se le scelte alimentari dei consumatori dipendono da una serie di fattori che vanno ben oltre l'ambito della PAC, il ruolo principale della politica è aiutare gli agricoltori ad adeguare la loro produzione in funzione dei segnali di mercato e delle richieste dei consumatori. 

I cittadini apprezzano sempre più i prodotti alimentari che comportano maggiori benefici per la società, come i prodotti biologici, i prodotti con indicazioni geografiche (IG) e le specialità locali. È importante che la PAC continui a sostenere la produzione di alimenti prodotti in modo sostenibile, con caratteristiche, pregi, qualità elevate e specifiche identità, nonché i sistemi di certificazione, attraverso lo sviluppo rurale e a promuovere e migliorarne il riconoscimento. 

L'analisi del contesto italiano sviluppata nel documento si concentra principalmente in tre sotto-obiettivi: 1) limitare l'uso degli antibiotici in agricoltura; 2) uso sostenibile dei pesticidi; 3) rispondere alla domanda di prodotti alimentari di qualità da parte dei consumatori.

1) Limitare l'uso di antibiotici in agricoltura

L'Italia è tra i Paesi UE in cui si vende la maggior quantità di antimicrobici per unità di popolazione animale (PCU); a fronte di un trend decrescente degli ultimi anni, con l'esclusione di un picco nel 2014, le vendite rimangono superiori alla media europea. Tuttavia, occorre tener conto che la fonte dei dati tra i Paesi europei varia (grossisti, titolari di autorizzazioni all'immissione in commercio di medicinali, mangimifici, ecc.) e che vi sono persistenti differenze tra i Paesi membri, come il diverso periodo di ingresso nel progetto European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption (ESVAC), avviato nel 2010 dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA) per la raccolta con approccio armonizzato di dati sull'uso di agenti antimicrobici negli animali.

Vendite annuali in Italia di agenti antimicrobici veterinari per animali da produzione in mg/PCU

Fonte: elaborazione DG AGRI su dati European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption (ESVAC)

La resistenza agli antimicrobici (AMR) 

L'AMR, ovvero la ridotta (o addirittura nulla) efficacia degli antimicrobici nel trattamento di malattie umane e animali è una seria minaccia per la salute pubblica. 

Punti di forza, in Italia, sono l'esistenza di piani nazionali integrati già operativi finalizzati al monitoraggio e sorveglianza della sicurezza alimentare, zoonosi, sanità animale dell'antimicrobico resistenza e della contaminazione ambientale e del sistema unico nazionale di valutazione del livello di Benessere, Sanità, Biosicurezza e Utilizzo del Farmaco nelle filiere zootecniche (Classyfarm).

Il benessere degli animali

Molti fattori caratterizzanti l'allevamento in grado di migliorare il benessere degli animali, come lo spazio disponibile per capo, il tipo di alimentazione, l'esistenza di condizioni per esprimere il patrimonio comportamentale allo scopo di ridurre l'aggressività, l'impiego di norme di biosicurezza, possono agire anche sull'impiego di antibiotici. Al riguardo, risulta significativa la presenza in Italia di sistemi di allevamento estensivo, soprattutto in riferimento a produzioni locali e di qualità certificata (DOP/IGP e biologico). 

Elementi fondanti a sostegno del benessere animale e della salute pubblica risiedono nella disponibilità di protocolli sanitari e zootecnici volti alla raccolta organica e alla condivisione dei dati per l'implementazione di un sistema Open Data riguardanti le principali filiere agro-zootecniche, nonché nella possibilità di monitorare correttamente l'utilizzo del farmaco veterinario attraverso l'introduzione della ricettazione elettronica.

2) Uso sostenibile dei pesticidi

È difficile quantificare gli effetti degli alimenti contenenti pesticidi a livelli tossici, forse perché derivano da un'interazione dei residui e da un effetto cumulato sugli organismi umani evidente nel lungo periodo. 

A livello europeo nel 2017 poco meno del 96% degli 88.000 campioni di alimenti raccolti dai 28 Stati membri, e da Norvegia e Islanda, ha residui di pesticidi al di sotto del limite di legge: il 54% è al di sotto del limite quantificabile (LOQ), cioè viene considerato privo di pesticidi.

L'Italia risulta al secondo posto per numero di campioni analizzati di prodotti di origine nazionale e d'importazione (11.000), dopo la Germania, ed ha il 2,6% dei campioni oltre i limiti di legge, al di sotto delle media del 4,1% dell'UE; il 32,5% dei campioni presenta quantità sotto i limiti di legge e il 65% è risultato privo di residui quantificabili.


Indicatore di rischio armonizzato

Nel processo di revisione del Piano d'Azione Nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) per il periodo 2020-2024, l'Italia annovera tra gli obiettivi quello di limitare i residui di prodotti fitosanitari negli alimenti, di ridurre e/o sostituire le sostanze pericolose e di contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati da altre norme (direttiva quadro acque, direttiva habitat, direttiva uccelli). In coerenza con le norme UE e con la nuova programmazione post 2020, l'indicatore del rischio armonizzato è inserito tra gli elementi di novità del PAN.
 
L'allegato alla dir. 2019/782/UE definisce 2 indicatori di rischio armonizzati a livello europeo: 

  1. Quantità di sostanze attive immesse sul mercato a norma del Reg. (CE) n. 1107/2009 ponderate in base alla categoria di pericolo della sostanza attiva (indicatore di rischio armonizzato 1).
  2. Numero di autorizzazioni rilasciate ai sensi dell'art.53 del Reg. (CE) n.1107/2009 per situazioni di emergenza, ponderato in base alla categoria di pericolo della sostanza attiva (indicatore di rischio armonizzato 2).

In Italia l'indicatore di rischio armonizzato 1 (HRI 1) è calcolato dall'ISTAT, mentre l'indicatore di rischio armonizzato 2 (HRI 2) è calcolato dal Ministero della salute; entrambi sono consultabili a questo indirizzo.

Riduzione del rischio e impatto dei prodotti fitosanitari

Nell'analisi condotta nel policy brief sono stati utilizzati i dati quantitativi e le serie storiche sulle vendite di prodotti fitosanitari, calcolabili anche a livello regionale, distinte:

  • per contenuto in principio attivo (dati ISTAT);
  • per classe di tossicità (dati ISTAT - con la precisazione che dopo il 2017 il sistema di classificazione è quello previsto dalle norme del Reg. (CE) n. 1272/2008);
  • per classe di tossicità e livello di orientamento produttivo (dati RICA).

La maggior parte dei prodotti fitosanitari impiegati in Italia sono fungicidi e insetticidi. La quantità di principio attivo contenuto nei prodotti fitosanitari, misurata in tonnellate, a fronte di un trend decrescente degli ultimi anni è aumentata nel 2015 per poi ridursi nel biennio successivo, anche grazie all'entrata in vigore del PAN, che ha reso operative una serie di disposizioni in attuazione della direttiva 2009/128/CE. Le categorie "Fungicidi", "Insetticidi e acaricidi" e "Erbicidi" mostrano, nel 2017, i valori più bassi rispetto all'intero periodo 2011-2017.

L'uso di fitosanitari deve essere interpretato in proporzione alle superfici, alle tipologie di colture presenti a livello regionale e alle differenti avversità e parassiti che colpiscono le singole realtà agricole.

Evoluzione delle quantità vendute di fitosanitari in Italia: contenuto in principio attivo (t.)

*Prodotti idonei contro determinati specie animali (roditori, molluschi, nematodi, ecc.) o impiegati come fumiganti, fitoregolatori e come sostanze coadiuvanti delle altre tipologie di prodotti fitosanitari.
** Altri prodotti fitosanitari e principi attivi anche di origine biologica.
Fonte: elaborazione CREA-Politiche e Bioeconomia su dati ISTAT

La quantità di fitosanitari tossici e molto tossici distribuita nel 2017 è pari a circa 6.000 tonnellate ed è la quantità minore distribuita dal 2013.

Le quantità vendute di fitosanitari tossici e molto tossici mostrano un andamento in flessione, passando dal 6,2% del 2013 al 5,1% del 2017 sul totale (trappole escluse); le quantità di fitosanitari nocivi hanno un andamento variabile e nel 2017 costituiscono il 26,7%.

In Italia, secondo il campione RICA, il costo sostenuto dalle aziende agricole per prodotti fitosanitari per classe di tossicità evidenzia, nel 2017, una spesa di circa il 20% per prodotti tossici e molto tossici, e del 17% per prodotti nocivi (dati variabili a seconda degli ordinamenti produttivi). I seminativi, rispetto agli altri ordinamenti vegetali (orticole, permanenti e policolturali), mostrano una spesa percentuale più contenuta per l'insieme dei prodotti molto tossici, tossici e nocivi.

Composizione % della spesa in fitosanitari per classe di tossicità e per ordinamento produttivo, media 2015-2017

Fonte: elaborazione RICA

3) Rispondere alla domanda di prodotti alimentari di qualità da parte dei consumatori

L'UE definisce prodotti di qualità quelli sottoposti a schemi di certificazione e controllo volti a garantirne la qualità nei termini di tracciabilità, rispetto di protocolli di coltivazione sostenibili e identità territoriale. 
 
I cittadini europei già prima dell'emergenza sanitaria si sono più volte espressi a favore di un sostegno delle politiche agricole per la diffusione di sistemi e pratiche di coltivazione a protezione dell'ambiente, delle economie locali e non lesivi per la salute umana. 

Le prime valutazioni sui nuovi approcci al consumo lasciano pensare che il post-covid cambierà ancora il paradigma in termini di rapporto del cittadino con il cibo, attenzione all'autosufficienza alimentare e propensione per le produzioni locali. 

Nel policy brief vengono analizzati i dati economici che misurano il valore alla produzione dei prodotti sotto regimi di qualità (indicazioni geografiche e biologico) in termini relativi al valore della produzione agroalimentare totale. 

L'Italia con 575 DOP, 248 IGP e 2 STG (dati aggiornati a dicembre 2018) è il Paese al mondo con il maggior numero di riconoscimenti. Gli operatori coinvolti nel settore delle indicazioni geografiche, considerando food e wine sono oltre 197mila.

Per quanto concerne il valore della produzione da agricoltura biologica non si ha a disposizione una serie storica attendibile. Nel policy brief viene comunque presentata una stima della ripartizione del valore dei principali gruppi colturali biologici per il 2017.
Una proxy che consente di analizzare, seppur indirettamente, l'andamento del comparto del biologico riguarda l'ammontare delle superfici certificate. Specificatamente l'indicatore in questione valuta l'incidenza sul totale della SAU italiana della superficie biologica distinta in:

  • totalmente convertita;
  • in conversione;
  • totalmente convertita e in conversione.

Su scala europea l'Italia con quasi 2 Mln di ettari segue la Spagna per SAU certificata mentre è il primo Paese se si considerano gli oltre 79.000 operatori assoggettati al metodo di produzione.

Valore all'origine IG e agroalimentare Italia e quota su totale agroalimentare

Fonte: elaborazione Ismea-Qualivita

 

Ripartizione del valore all'origine delle principali filiere biologiche, 2017

Fonte: elaborazione Ismea su dati Sinab

 

Evoluzione delle superfici condotte in biologico in Italia (ha)

Fonte: elaborazione Ismea su dati Sinab

Alcune riflessioni conclusive

L'attenzione della nuova programmazione ai "risultati" e il riequilibrio di responsabilità tra l'UE e gli Stati membri attraverso maggiore sussidiarietà offre l'opportunità di promuovere interventi disegnati su scala Paese. In tal senso, proprio nella fase di analisi preliminare è fondamentale individuare e quantificare con dati aggiornati e puntuali gli elementi di debolezza sul fronte della produzione che contraddistinguono l'agricoltura italiana.

Le attuali contingenze hanno ritardato al 20 maggio la presentazione della strategia "Farm to Fork" che definisce nel dettaglio gli orientamenti del Green Deal europeo per il settore agroalimentare. La posticipazione della pubblicazione ha dato ai legislatori la possibilità di ascoltare gli stakeholder delle filiere investite dai turbamenti della crisi sanitaria e di accennare nel documento le ripercussioni nel sistema agroalimentare europeo che possono essere ricondotte alla pandemia.

Le conseguenze del COVID rafforzano la necessità di intervenire urgentemente con azioni sui seguenti obiettivi:

  • riduzione dalla dipendenza nell'uso di prodotti chimici di sintesi e antimicrobici del 50% entro il 2030;
  • aumento della superficie da destinare all'agricoltura biologica al 25% delle superfici agricole, attraverso interventi diretti e indiretti entro il 2030;
  • miglioramento del benessere animale;
  • lotta alla perdita di biodiversità;
  • diminuzione dei fertilizzanti chimici di almeno il 20% entro il 2030 e promozione dei fertilizzanti organici prodotti dai residui agricoli nell'ottica dell'economia circolare;
  • lotta al sovrappeso e all'obesità;
  • misure per il contenimento degli sprechi alimentari.

Le stesse tematiche che confermano la centralità dell'OS9 nella definizione di una strategia europea incentrata sul raccordo tra le azioni della politica agricola comune e delle altre politiche settoriali che tutelano la salute umana attraverso la promozione di stili di vita e alimentari corretti.

Gli obiettivi per essere raggiunti andranno comunque condivisi e promossi verso il cittadino/consumatore con azioni di comunicazione mirate sul ruolo dell'alimentazione, della qualità e dell'origine dei prodotti per la salvaguardia della salute e dell'ambiente.

In tal senso la paura e gli effetti scaturiti dalla pandemia da coronavirus possono rappresentare un catalizzatore che velocizzerà la transizione dell'agricoltura verso un nuovo ritrovato equilibrio.

Strumenti e fonti utilizzati

Nell'analisi di contesto relativa all'OS9 sono stati commentati principalmente gli indicatori previsti dal PMEF (Quadro di monitoraggio e valutazione della PAC post 2020); ciò ha permesso di analizzare, da un lato, l'evoluzione storica degli indicatori statistici suggeriti dalla Commissione (Eurostat, ESVAC) e, dall'altro lato, i dati sulla situazione attuale o serie storica riguardo agli strumenti d'intervento utilizzabili per l'obiettivo specifico oggetto di analisi. Il documento, inoltre, ha preso in esame ulteriori elementi qualitativi e quantitativi disponibili da documenti comunitari e nazionali e dalle statistiche nazionali (ISTAT, RICA, SINAB). Nel documento è stato altresì inserito un paragrafo dedicato all'analisi della produzione agricola lasciata in campo (dati ISTAT), quale utile elemento di riflessione sulla tematica delle perdite e degli sprechi di cibo.

 
 

Link dei siti web e banche dati consultati:

 
 

Sabrina Giuca (CREA - Politiche e Bioeconomia)
Riccardo Meo (ISMEA)

 
 

PianetaPSR numero 91 maggio 2020