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Digitalizzazione in agricoltura: la trasformazione digitale passa attraverso i Gruppi Operativi

I GO si confermano importanti incubatori e precursori di innovazioni. L'analisi della banca dati nazionale consente di individuare scelte e tendenze dell'innovazione tecnologica applicata al settore agroalimentare.

La digitalizzazione in agricoltura sta assumendo un ruolo di primo piano all'interno delle politiche comunitarie, rappresentando a pieno titolo l'attuale paradigma, un nuovo capitolo nell'uso degli strumenti per le produzioni (Vieri et al., 2018). Lo confermano i documenti strategici [1]  e le iniziative [2] che, in ambito europeo, tentano di sensibilizzare le imprese all'uso intelligente delle tecnologie digitali, orientando gli interventi ad una loro maggiore diffusione e alla formazione per il miglioramento delle competenze digitali ("upskilling"). Le stesse proposte regolamentari per la PAC post 2020 sottolineano tra gli obiettivi trasversali la promozione della conoscenza, l'innovazione e la digitalizzazione nel settore agricolo e nelle aree rurali, quale elemento chiave per l'ammodernamento del settore agro-forestale e il miglioramento della qualità della vita.

Per improntare politiche efficaci per la digitalizzazione, è necessario poterne quantificare il grado di diffusione. Tuttavia, la sua misurazione non è compito agevole. Questo dipende dalla rapidità con cui le nuove tecnologie vengono introdotte, tale da non consentire alle statistiche ufficiali di seguirne il passo, ma anche dalle modalità difformi di raccolta e misurazione. In ogni modo, il problema maggiore risiede nella difficoltà di distinguere la semplice sostituzione di strumenti tradizionali con quelli digitali con la vera e propria digitalizzazione, da intendersi come uso integrato delle nuove tecnologie digitali finalizzato a migliorare e razionalizzare tutte o alcune fasi del processo aziendale (produzione, trasformazione, commercializzazione). Ciononostante, anche osservando le statistiche sull'uso delle tecnologie digitali, che rappresenta il requisito minimo della digitalizzazione, il quadro che ne esce delinea ancora forti ritardi nella diffusione del digitale tra le aziende. Secondo i dati ISTAT, nel 2016, appena il 19% delle imprese agricole italiane hanno utilizzato apparecchi elettronici, quali computer, smartphone e tablet. I dati Eurostat indicano che nel 2018, a livello nazionale, le persone occupate nel settore agricolo, forestale e della pesca che hanno impiegato apparecchi elettronici ammontavano al 33%, poco al di sopra della media UE-27 (29%).

Digitalizzazione e banca dati dei Gruppi Operativi

Un'importante risorsa informativa utile ad analizzare il fenomeno della digitalizzazione è rappresentata dalla banca dati nazionale dei Gruppi Operativi (GO), gestita dal CREA-PB e ospitata all'interno del portale Innovarurale (www.innovarurale.it). In breve, i GO sono strumenti introdotti dal Partenariato europeo per l'innovazione in agricoltura per favorire l'applicazione e la diffusione di innovazioni tra le imprese agricole e forestali. Assumono la forma di gruppi circoscritti di soggetti provenienti dal mondo agroalimentare, della ricerca, dell'informatica, della formazione e della divulgazione, i quali decidono di aggregarsi per un motivo pratico, ovvero rispondere ai fabbisogni reali delle imprese attraverso la predisposizione di soluzioni innovative. Proprio per la loro natura, i GO possono rivelarsi, quindi, importanti incubatori e precursori di innovazioni. Per tale motivo, la banca dati dei GO costituisce una preziosa fonte informativa attraverso la quale è possibile anticipare quelle che potrebbero essere le future trasformazioni digitali in agricoltura. Un altro indubbio vantaggio offerto dalla banca dati, rispetto alle statistiche esistenti, è che, dalla descrizione delle innovazioni introdotte, è possibile comprendere se l'uso delle nuove tecnologie rappresenta effettivamente un processo di digitalizzazione. 

Per comprendere se i GO avessero adottato una innovazione digitale, è stata condotta una analisi semantica al fine di verificare tra i contenuti del progetto la ricorrenza di una serie di possibili termini identificavi di usi e strumenti digitali. In totale, le parole ricercate ammontano a quasi 250. Oltre all'individuazione di un eventuale processo di digitalizzazione, l'analisi ha anche classificato le innovazioni introdotte per macro-tipologia. Ad oggi, non esiste un metodo univoco e condiviso di classificazione. Qualunque sia il metodo adottato, la classificazione dovrebbe comunque tenere conto di quelle che sono le possibili traiettorie tecnologiche. In questa indagine, si è preso spunto dalla metodologia proposta da Bacco et al. (2019), raggruppando i GO all'interno delle seguenti tipologie di strumenti digitali: (a) cloud computing; (b) sistemi di raccolta e interrogazione dati (database, Internet of Things, blockchain, QR code); (c) sistemi di supporto decisionale; (d) sensoristica; (e) robotica (terrestre, aerea); (f) software (applicativi per web o desktop); (g) analisi dei dati (big data, intelligenza artificiale, machine learning); (h) e-commerce; (i) altro (webmarketing, ecc.). Questo ha significato, anzitutto, raggruppare i termini digitali inizialmente identificati per macro-tipologia. Successivamente, è stata eseguita una procedura automatizzata per la ricerca delle parole tra i contenuti del progetto (obiettivi, attività, contesto e innovazioni) e il raggruppamento dei GO per tipologia di innovazione digitale. Infine, si è proceduto con una verifica manuale per correggere eventuali anomalie. Dal momento che un GO può introdurre diversi tipi di innovazione, non è infrequente che possa ricadere all'interno di più tipologie.

I risultati dell'analisi

Prendendo a riferimento un campione di 343 GO, corrispondenti a quelli presenti nella banca dati al momento della realizzazione di questo studio, dall'analisi risulta che i GO cosiddetti "digitali" (per indicare quanti hanno introdotto innovazioni digitali) ammontano a circa il 40% del totale dei GO. Tale percentuale include sia i GO in cui l'innovazione digitale rappresenta l'obiettivo principale del progetto, sia quelli che adottano strumenti digitali a supporto dell'attuazione del progetto. I GO digitali coinvolgono mediamente un numero di partner pari a 8 e realizzano progetti di dimensioni economiche che ammontano, in totale, al 41% dei costi totali dei GO e, in media, a circa 336 mila €, superiori quindi alla media complessiva (320 mila €).  

Guardando alle tipologie di innovazione digitale, dall'analisi emerge che l'applicazione di software e la creazione di sistemi di raccolta e interrogazione dati rappresentano le innovazioni maggiormente introdotte dai GO digitali, con percentuali del 14-15% (Figura 1). Queste innovazioni sono seguite da quelle riguardanti la sensoristica (13%) e la robotica (10%). L'analisi dei dati e i sistemi di supporto decisionale presentano percentuali di applicazione simili, intorno al 6-7%. Su livelli decisamente inferiori si attestano, invece, il cloud computing e l'e-commerce.

 

Figura 1 - GO per tipologia di innovazione digitale (in %)

 

Fonte: nostra elaborazione su Banca Dati nazionale dei Gruppi Operativi, RRN

 

Dal punto di vista della tematica prevalente, la digitalizzazione è un processo che riguarda, per definizione, tutti i GO che hanno deciso di praticare l'agricoltura di precisione, la quale prevede separatamente o congiuntamente l'applicazione di innovazioni digitali che ricadono nell'ambito di quasi tutte le tipologie analizzate, con una preferenza per la sensoristica e la robotica (Figura 2). Anche la gran parte dei GO classificati nell'ambito della robotica-automazione sono investiti da processi di digitalizzazione concernenti soprattutto l'utilizzo di sistemi di raccolta informativa, software e analisi dei dati [3]

Processi di digitalizzazione vengono applicati anche in due GO che hanno dichiarato di realizzare progetti per la gestione dei rischi o per lo sviluppo rurale. Nel caso della gestione dei rischi, si tratta di un progetto il cui obiettivo è quello dell'integrazione e della condivisione di diversi database relativi ai danni prodotti in agricoltura e ai risarcimenti assicurativi. Il GO classificato nell'ambito dello sviluppo rurale ambisce invece a favorire lo sviluppo dell'imprenditoria nelle aree rurali attraverso la realizzazione di una piattaforma web, finalizzata a raccogliere e gestire competenze e potenzialità dei giovani in modo da favorire iniziative di sviluppo rurale e instaurare collaborazioni con imprese locali. La digitalizzazione è un processo che è applicato, in special modo, anche in GO che si occupano di logistica, marchi e certificazioni, mercati locali e filiere corte, uso del suolo e risorse idriche. Qui si ritrovano progetti che prevedono, in particolare, l'implementazione di software, sistemi di raccolta dati, sensoristica, analisi dei dati e robotica.

 

Figura 2 - GO digitali per tematica prevalente (in % su tutti i GO)

 

Fonte: nostra elaborazione su Banca Dati nazionale dei Gruppi Operativi, RRN

 

Analizzando il settore produttivo, la digitalizzazione coinvolge trasversalmente quasi tutti i comparti, ad esclusione delle coltivazioni foraggere, le colture industriali e quelle oleaginose, riguardo alle quali non risultano progetti di digitalizzazione (Figura 3). I più interessati sono la viticoltura, con oltre la metà di tutti i GO, l'apicoltura, l'olivicoltura, i comparti misti, la cerealicoltura e la suinicoltura[4].

Il comparto viticolo, dopo quello misto, è anche quello con la più alta percentuale di GO digitali (20%). Al suo interno, le innovazioni maggiormente applicate sono quelle dei software, della sensoristica e dei sistemi di raccolta dati. In particolare, ricadono progetti che prevedono di: a) accrescere la sostenibilità delle operazioni colturali in vigna, mediante l'uso di applicativi GIS e per smartphone; b) gestire in modo robotizzato il vigneto, attraverso l'interazione tra robot, sensoristica e sistemi di supporto decisionale; c) sviluppare sistemi integrati con piattaforme informatiche per la rilevazione dinamica di dati meteo, parametri vegetazionali della coltura della vite, in modo da supportare i viticoltori nelle operazioni di distribuzione dei nutrienti in campo; d) applicare sistemi digitali e georeferenziati per la misurazione della superficie fogliare e l'impiego variabile di prodotti di trattamento; e) collaudare tecniche innovative di "proximal" e "remote sensing" per la delimitazione di zone omogenee di produzione.

 

Figura 3 - GO digitali per comparto produttivo (in % su tutti i GO)

 

Fonte: nostra elaborazione su Banca Dati nazionale dei Gruppi Operativi, RRN

 
  • Un ulteriore aspetto che merita di essere analizzato riguarda il soggetto capofila (Figura 4). A livello di tutti i GO, il coordinatore è soprattutto un ente di ricerca o, in seconda istanza, un'impresa agricola, la cui presenza è talvolta resa obbligatoria dai bandi regionali. La prevalenza degli istituti di ricerca si giustifica con la complessità e le competenze scientifico-organizzative che la progettazione e l'applicazione pratica dei risultati della ricerca può spesso richiedere. Nei GO digitali, il capofila è invece rappresentato, in misura maggiore, da altri organismi, in particolare da consorzi di tutela e valorizzazione e da organizzazioni dei produttori. A questi seguono le imprese agricole e poi gli enti di ricerca. Nel caso quindi dei GO che hanno adottato processi di digitalizzazione, il ruolo degli enti di ricerca sembra venire ridimensionato, dando spazio invece alle imprese agricole e alle loro aggregazioni. Questo potrebbe dipendere dal fatto che i progetti di digitalizzazione richiedono competenze tecniche specifiche che le realtà organizzate, più che il mondo accademico e della ricerca, sono in grado fornire, mettendo a disposizione servizi di consulenza specialistica.
 

Figura 4 - Partner capofila, confronto tra GO digitali e tutti i GO (in %)

 

Fonte: nostra elaborazione su Banca Dati nazionale dei Gruppi Operativi, RRN

Alcune considerazioni di sintesi

Nonostante l'interesse crescente da parte della politica nei confronti del digitale, la sua diffusione tra le imprese agricole risulta ancora limitata. L'applicazione di tecnologie digitali rimane infatti circoscritta alle realtà aziendali più moderne e innovative. Su questo pesa il fatto che l'innovazione digitale, oltre a comportare investimenti iniziali che possono risultare insostenibili per le piccole imprese o, comunque, troppo elevati rispetto ai benefici potenziali, è un processo articolato che richiede una pluralità di competenze professionali e specialistiche di norma assenti all'interno della singola impresa. Da questo punto di vista, i GO rappresentano importanti incubatori per l'introduzione e la sperimentazione di tecnologie digitali applicabili su vasta scala, grazie alla composizione del suo partenariato, in grado di coinvolgere diverse figure professionali, e alla sua finalità ultima, ossia quella di favorire la diffusione delle innovazioni tra le imprese, rendendo disponibili all'ampio pubblico i risultati progettuali e le conoscenze pratiche acquisite. Dall'analisi condotta sulla banca dati nazionale dei GO, emerge come la digitalizzazione sia presente in quasi la metà di tutti i GO censiti, dimostrandone quindi la rilevanza per le imprese agricole e per i decisori pubblici. 

Sebbene l'agricoltura di precisione ne rappresenti la massima espressione, le sue possibilità applicative sono trasversali, trovando applicazione in progetti aventi tematiche diverse e in comparti differenti. Un altro risultato di rilievo è il maggiore interesse che le imprese agricole e le loro aggregazioni manifestano nei confronti di progetti che richiedono l'impiego del digitale, come dimostra la loro forte presenza tra i soggetti chiamati a svolgere attività di progettazione e coordinamento. 
I dati mostrano anche come la digitalizzazione sia associata a progetti mediamente più costosi rispetto ad altri, il che contribuisce a spiegare le difficoltà ad una sua ampia diffusione.
Va notato però che le innovazioni introdotte sono per lo più tecnologie da tempo disponibili sul mercato. Strumenti più recenti come il cloud computing e il block chain rappresentano, infatti, una percentuale irrisoria. Stupisce inoltre come l'e-commerce, che rappresenta una forma di digitalizzazione molto più economica di tante altre ma anche molto efficace ed immediata per trovare nuovi sbocchi di mercato, compaia in misura limitata tra i progetti.
Questo potrebbe dipendere dal minore carattere innovativo ad essa attribuito che ne riduce le probabilità di finanziamento. Al di là di queste riflessioni sulla portata delle innovazioni, l'auspicio è che dai GO possano scaturire linee guida e soluzioni digitali scalabili che consentano anche alle piccole imprese e a tutte le realtà ancora restie al cambiamento di adottare efficacemente processi interni di digitalizzazione. Senza un adeguato supporto indirizzato alla singola impresa, così come avviene ora per i GO, sarà tuttavia difficile che questo accada nei tempi auspicati.

 

Riferimenti bibliografici

 

Note

 
 

Andrea Bonfiglio, Valentina Carta

Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia - CREA

 
 

PianetaPSR numero 92 giugno 2020