La nuova strategia sulla biodiversità per il 2030 [COM(2020) 380 final] costituisce uno dei pilastri del Green New Deal dell'UE e rappresenta un ambizioso piano a lungo termine per proteggere e ripristinare la biodiversità, la natura e il buon funzionamento degli ecosistemi.
La perdita della biodiversità è una problematica sia sul piano ambientale che su quello economico, perché il capitale naturale fornisce risorse essenziali all'industria e all'agricoltura, con più della metà del PIL mondiale che dipende dalla natura e dai servizi ecosistemici che fornisce.
Le cause principali della perdita di biodiversità sono le modifiche dell'uso del suolo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse, i cambiamenti climatici, l'inquinamento e le specie esotiche invasive, che stanno facendo rapidamente scomparire l'ambiente naturale. Inoltre, la crisi della biodiversità e quella climatica sono intrinsecamente legate.
Investire nella protezione e nel ripristino della natura è di cruciale importanza anche per la ripresa economica post emergenza COVID.
In linea con l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e con l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, la strategia comunitaria sulla biodiversità si prefigge come obiettivo di riportare la biodiversità in Europa sulla via della ripresa entro il 2030. La strategia sposta l'attenzione dal prevenire il degrado degli ecosistemi e la perdita della biodiversità verso il ripristino effettivo per riportare la natura nella nostra vita. Oltre ad affrontare le principali cause di perdita della biodiversità, delinea un quadro di governance rafforzata, propone l'attuazione completa della legislazione ambientale europea e promuove l'integrazione strategica con le politiche nazionali.
I suoi obiettivi principali sono:
Attualmente la Rete Natura 2000 copre circa il 18% della superficie terrestre dell'UE. Aggiungendo le aree protette designate a livello nazionale, la copertura stimata è attorno al 25-30%, in linea con l'obiettivo stabilito dalla strategia comunitaria di proteggere almeno il 30% della superficie terrestre UE.
Tale strategia punta a garantire il completamento della Rete Natura 2000 e la gestione efficace di tutti i siti, nonché la protezione delle specie e degli habitat che mostrano tendenze alla diminuzione. La mancanza di adeguati strumenti di gestione dei siti rappresenta ancora una criticità importante per il raggiungimento della completa attuazione della Rete Natura 2000.
La strategia per la biodiversità non cita esplicitamente i Prioritized Action Framework(PAF) per Natura 2000, se non come uno degli strumenti attraverso cui fare una stima delle risorse finanziarie necessarie a livello di Stato membro. I PAF potranno, invece, essere importanti per stabilire le priorità nazionali di tutela e ripristino della natura e della biodiversità e delle infrastrutture verdi.
Tabella - EU Nature Restoration Plan: impegni principali entro il 2030
La strategia comunitaria prevede anche una forte azione dell'UE a favore di un'agenda mondiale ambiziosa sulla biodiversità, in vista della 15a conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica.
Per affrontare la perdita della biodiversità e ripristinare gli ecosistemi saranno necessari ingenti investimenti pubblici e privati a livello comunitario e nazionale e occorrerà utilizzare tutti i programmi e gli strumenti di finanziamento dell'UE.
Il fabbisogno di risorse per gli investimenti previsti dalla strategia per la biodiversità è stimato in almeno 20 miliardi di euro all'anno, con priorità per il ripristino degli ecosistemi, il sostegno alla Rete Natura 2000 e alle infrastrutture verdi e blu.
Le risorse derivanti dal bilancio pluriennale dell'UE dovranno concorrere in maniera significativa all'attuazione della strategia sulla biodiversità, con particolare riferimento alla PAC, ai fondi per le politiche di coesione, al programma Horizon Europe, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e al programma LIFE.
In particolare, la PAC 2021/2027 sarà chiamata a giocare un ruolo determinante per contribuire all'attuazione della strategia sulla biodiversità e di quella "Dal produttore al consumatore" [COM(2020) 381 final]. Un contributo significativo dovrà venire anche dalle politiche di coesione, che dovranno prevedere interventi complementari rispetto a quelli finanziati dalla PAC.
Data l'importanza del ripristino della natura per il conseguimento degli obiettivi climatici, la C.E. propone di investire nella biodiversità e nelle soluzioni basate sulla natura una parte significativa del 25% del bilancio dell'UE destinato all'azione per il clima. Anche attraverso il Programma LIFE potranno essere finanziati progetti per la tutela della biodiversità e delle aree Natura 2000 e soluzioni basate sulla natura.
Nell'ambito dello strumento InvestEU sarà avviata un'iniziativa specifica per il capitale naturale e l'economia circolare, con cui si intendono mobilitare almeno 10 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, sulla base di finanziamenti pubblici e privati.
La protezione della natura e della biodiversità costituisce anche una priorità del piano di investimenti del Green New Deal europeo.
Sarà, inoltre, determinante investire nella ricerca, nell'innovazione e nello scambio di conoscenze. A riguardo, il programma Horizon Europe 2021/2027 includerà dei progetti di ricerca strategica a lungo termine per la biodiversità.
Allo stesso tempo saranno promossi e agevolati i partenariati, compreso quello dedicato alla biodiversità, per rafforzare il legame tra scienza, politica e pratica e per rendere le soluzioni basate sulla natura una realtà concreta. Nel 2020, in stretta cooperazione con l'Agenzia europea dell'ambiente, la Commissione intende istituire un nuovo Centro di conoscenze per la biodiversità.
La strategia per la biodiversità verso il 2030 sottolinea come tutti i settori dell'economia siano chiamati a dare il proprio contributo, integrando meglio la dimensione della biodiversità nel processo decisionale pubblico e delle aziende a tutti i livelli.
La C.E. continuerà a promuovere regimi fiscali e prezzi che rispecchino i costi ambientali, compresi quelli della perdita di biodiversità. In questo modo, dovrebbe incoraggiare gli Stati membri a modificare i regimi fiscali per trasferire l'onere fiscale dal lavoro all'inquinamento, alle risorse disponibili a prezzi eccessivamente bassi e ad altre esternalità ambientali.
Investire nella natura significa anche investire in posti di lavoro e in opportunità imprenditoriali a livello locale, ad esempio nei settori del ripristino della natura, dell'agricoltura e delle infrastrutture verdi e blu.
Gli agricoltori svolgono un ruolo essenziale per la tutela della biodiversità e per la gestione delle aree rurali. Tuttavia, allo stesso tempo, l'agricoltura intensiva è una delle cause di declino della biodiversità. Per questo la strategia sulla biodiversità si propone di promuovere e incentivare la transizione verso pratiche agricole e forestali sostenibili. A tal fine e anche per dare un forte segnale politico la C.E. ha adottato contestualmente la strategia per la biodiversità verso il 2030 e la strategia "Dal produttore al consumatore".
Queste due strategie sono complementari, coerenti e sinergiche nei loro ambiziosi target ed obiettivi e attribuiscono un ruolo fondamentale alla PAC per contribuire al raggiungimento dei risultati attesi.
In particolare, l'attenzione è rivolta ai nuovi piani strategici nazionali (PSN) della PAC 2021/2027 affinché siano valutati in base a criteri ambientali e climatici e possano prevedere valori nazionali espliciti per gli obiettivi definiti da entrambe le strategie. I PSN dovrebbero favorire lo sviluppo di pratiche sostenibili come l'agricoltura di precisione, l'agricoltura biologica, l'agroecologia, l'agrosilvicoltura, la gestione a bassa intensità dei prati e pascoli permanenti e l'adozione di norme più rigorose in materia di benessere degli animali.
Con la strategia "Dal produttore al consumatore" si prevede di ridurre, entro il 2030, del 50% il rischio e l'uso dei pesticidi chimici e del 50% l'uso dei pesticidi più pericolosi.
Inoltre, per proteggere habitat e specie, la strategia per la biodiversità ritiene necessario destinare almeno il 10% delle superfici agricole ad elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità. Tali elementi concorrono a intensificare il sequestro del carbonio, prevenire l'erosione e l'impoverimento del suolo, filtrare l'aria e l'acqua e sostenere l'adattamento al clima.
Un'attenzione particolare è rivolta alla gestione sostenibile di prati e pascoli permanenti che rappresentano quasi il 40% della SAU a livello europeo.
L'agroecologia è il modello di gestione agricola privilegiato dalla strategia per la biodiversità, con l'agricoltura biologica che viene indicata come pratica di gestione dei terreni agricoli di riferimento per la tutela delle risorse naturali e degli ecosistemi. L'agroecologia è in grado sia di fornire alimenti sani senza alterare la produttività, sia di aumentare la biodiversità e la fertilità del suolo e ridurre l'impronta della produzione alimentare.
L'agricoltura biologica, in particolare, offre un grande potenziale sia per gli agricoltori che per i consumatori. È un settore che non solo crea posti di lavoro e attrae i giovani agricoltori, ma offre anche il 10-20% di posti di lavoro in più per ettaro rispetto alle aziende agricole tradizionali e crea valore aggiunto per i prodotti agricoli.
Per sfruttare al massimo questo potenziale, entro il 2030, almeno il 25% dei terreni agricoli dell'UE dovrebbero essere adibiti all'agricoltura biologica.
L'azione della C.E. è finalizzata anche a ridurre l'inquinamento, che è una delle principali cause della perdita di biodiversità. L'iniziativa "inquinamento zero", causato dai flussi di azoto e fosforo contenuti nei fertilizzanti, si propone di dimezzare le perdite di nutrienti, senza però compromettere la fertilità del suolo, ottenendo così una riduzione dell'uso dei fertilizzanti di almeno il 20%.
La riforma della PAC, proposta dalla C.E. nel 2018, appare in linea con gli obiettivi del Green New Deal europeo e con le strategie sulla biodiversità e "Dal produttore al consumatore", dal momento che prevede una nuova architettura verde e livelli minimi di spesa per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici. Tuttavia, rispetto alle proposte legislative del 2018 che stabiliscono un forte riequilibrio delle responsabilità e una maggiore sussidiarietà tra Bruxelles e gli Stati membri, queste nuove strategie non sembrano del tutto coerenti con tale impostazione, poiché prevedono un forte ruolo di indirizzo strategico della C.E.
Infatti, la C.E. presterà particolare attenzione al conseguimento dei target e degli obiettivi del Green New Deal europeo, della strategia "Dal produttore al consumatore" e della strategia sulla biodiversità per il 2030, chiedendo agli Stati membri di fissare valori nazionali espliciti per il raggiungimento dei loro obiettivi.
Tabella - Principali interventi previsti nell'ambito del Green New Deal e dalle Strategie per la Biodiversità e Farm to Fork
Inoltre, la C.E. si propone di formulare raccomandazioni per ciascuno Stato membro, relative ai 9 obiettivi specifici della PAC post 2020, prima che le proposte dei piani strategici nazionali siano formalmente presentate.
Un aspetto che la strategia sulla biodiversità non prende in considerazione è la multifunzionalità della PAC, che, oltre a contribuire al raggiungimento degli obiettivi in materia di ambiente e clima, sostiene un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato e rafforza il tessuto socio-economico delle aree rurali.
La strategia per la biodiversità manca di una visione complessiva in grado di coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica delle imprese e delle filiere agricole.
Un nodo dell'intero "pacchetto verde" proposto a livello UE rimane sempre il mancato riconoscimento economico delle esternalità ambientali prodotte dall'agricoltura e dagli agricoltori custodi del territorio.
Per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle strategie per la biodiversità e "Dal produttore al consumatore" sarà importante puntare sull'innovazione e sulla digitalizzazione dell'agricoltura e sull'utilizzo dei sistemi di monitoraggio e controllo satellitare. Infatti, ad esempio, l'agricoltura di precisione può consentire di ridurre in modo significativo l'utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, diminuendo l'inquinamento delle acque e del suolo e le pressioni su habitat e specie.
La PAC post 2020 potrà concorrere in modo importante all'attuazione della strategia sulla biodiversità e della strategia "Dal produttore al consumatore" nell'ambito del Green New Deal europeo avvalendosi delle risorse previste dalla nuova recente proposta di quadro finanziario pluriennale 2021/2027. A queste risorse si potranno aggiungere anche i fondi dell'European Recovery Instrument destinati allo sviluppo rurale (e agli obiettivi delle due strategie). Complessivamente, a livello UE le risorse destinate alla PAC 2021/2027 saranno comunque inferiori rispetto al precedente ciclo di programmazione 2014/2020. Tuttavia, per alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, la dotazione finanziaria totale potrebbe essere in aumento.
La Rete Rurale Nazionale si propone di accompagnare il Ministero delle Politiche Agricole nell'attuazione degli adempimenti connessi alla strategia comunitaria sulla biodiversità, promuovendo il rafforzamento della governance e delle misure connesse a biodiversità e Natura 2000, la tutela della biodiversità agricola e alimentare e degli agricoltori custodi e la complementarietà tra programma LIFE e politica di sviluppo rurale.
Luigi Servadei
l.servadei@politicheagricole.it
PianetaPSR numero 92 giugno 2020