Il sostegno all'imprenditoria agricola femminile è stato uno dei grandi obiettivi al centro dell'agenda politica della Ministra Bellanova fin dal suo insediamento a capo del Dicastero per l'agricoltura.
In Italia, secondo i dati Unioncamere aggiornati a dicembre 2018, le imprese agricole femminili sono pari a oltre 214 mila rispetto ad un totale di imprese agricole di poco oltre 750 mila, con un peso percentuale del 30%. Si tratta di una componente non certo trascurabile e spesso trascurata in termini di strumenti e interventi specifici.
A questo scopo, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 agosto un decreto del Ministero dell'agricoltura del 9 luglio che promuove specifiche agevolazioni in favore dell'imprenditoria femminile. Il provvedimento consente di beneficiare di mutui agevolati a tasso zero la cui durata è compresa tra cinque e massimo quindici anni, comprensiva del periodo di preammortamento. L'importo massimo concedibile è pari a 300mila euro e comunque non deve risultare superiore al 95% delle spese ritenute ammissibili, rispettando i massimali previsti dalla normativa comunitaria in termini di ESL (sovvenzione lorda). All'impresa agricola femminile viene richiesta la copertura finanziaria del progetto con il 20% del totale delle spese ammissibili comprensiva dell'Iva. Tali agevolazioni sono cumulabili con ulteriori aiuti pubblici richiesti per affrontare gli stessi investimenti, sempre nel rispetto delle disposizioni comunitarie in termini di ESL.
Per poter beneficiare delle agevolazioni le imprese agricole, costituite in qualunque forma, devono essere amministrate e condotte da donne in possesso della qualifica di coltivatore diretto oppure di imprenditore agricolo. Nel caso di società occorrerà che l'impresa agricola sia composta da oltre la metà di soci da donne coltivatrici dirette od imprenditrici agricole.
I mutui sono concessi per finanziare progetti che devono essere avviati solo dopo la presentazione della domanda e devono concludersi entro ventiquattro mesi dal giorno in cui c'è stata l'ammissione al finanziamento. I progetti devono poi rispondere a tre obiettivi generali che includono il miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale dell'azienda agricola; il miglioramento delle condizioni agronomiche e ambientali o l'igiene e il benessere degli animali oltre i livelli già dettati dalle esistenti norme europee e infine la realizzazione e miglioramento delle infrastrutture collegate allo sviluppo, adeguamento e modernizzazione dell'agricoltura.
Le spese ammissibili coprono quindi un ampio ventaglio di attività e interventi includendo studi di fattibilità, analisi di mercato, opere agronomiche e di miglioramento fondiario, opere edilizie, impianti, macchinari ed attrezzature, ma anche acquisto di terreni e percorsi di formazione specialistica dei soci e dei dipendenti dell'azienda agricola beneficiaria, purché funzionali e commisurati alla realizzazione del progetto. Alcune di queste voci di spesa sono ammissibili solo entro certi limiti percentuali rispetto al costo totale dell'investimento.
Le attività di ricezione, istruttoria e concessione delle agevolazioni è affidata dal decreto all'Ismea, nominato soggetto gestore. Sarà quindi l'Ismea, secondo quanto disposto dal Decreto e da apposite istruzioni applicative, ad esaminare le domande pervenute decidendo in merito alla concessione delle agevolazioni od al rigetto della domanda. Le aziende ammesse al finanziamento stipuleranno con l'Ismea il contratto di mutuo agevolato che verrà erogato in un'unica tranche mentre, ai fini della rendicontazione, sono previsti fino ad un massimo di 3 stati di avanzamento lavori.
Francesco Piras
f.piras@ismea.it
PianetaPSR numero 94 settembre 2020