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Decreto semplificazioni, le novità sui pannelli fotovoltaici in area agricola

Una riflessione sulla novità della normativa e sugli sviluppi per il settore.

La legge n. 120 dello scorso 11 settembre (pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 228 del 14 settembre 2020) reca la conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 76 del 16 luglio 2020, cd. "decreto Semplificazioni", che conteneva misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale.
Il decreto ha intenti ampi e trasversali in quanto interviene in modo organico su diversi settori e attività della pubblica amministrazione quali, ad esempio, l'edilizia, gli appalti, i cantieri, le infrastrutture, le imprese, la green economy e l'ambiente.  
Le finalità cardine di tale decreto sono rappresentate dalla semplificazione burocratica, dallo snellimento delle procedure, dall'accelerazione del processo di trasformazione digitale, dallo snellimento del procedimento di valutazione di impatto ambientale e dalle garanzie sui finanziamenti a favore di progetti del Green New Deal.

Nel dettaglio, tra le misure in materia di green economy si annoverano:

Le modifiche normative introdotte dall'articolo 56 del Decreto Semplificazioni

L'articolo 56, comma 8-bis, del decreto - legge n.76 del 2020, convertito dalla legge n. 120/2020, modifica l'articolo 65 del decreto - legge n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito con la legge n. 27 del 24 marzo 2012, inserendo dopo il comma 1 le disposizioni in materia di interventi su progetti o impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile. 
Tali integrazioni, infatti, hanno l'obiettivo di semplificare, razionalizzare ed incentivare i procedimenti amministrativi per la realizzazione degli impianti fotovoltaici in ambito agricolo.

Conclusioni

La realizzazione di impianti fotovoltaici di qualsiasi potenza localizzati su siti industriali, discariche e lotti di discarica chiusi e ripristinati, cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento estrattivo potrebbe determinare degli impatti ambientali ed incrementare il consumo di suolo.
Il rapporto "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici" [1] redatto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA) e dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), presentato lo scorso 22 luglio, ha individuato tra le diverse forme di consumo, anche quella relativa agli impianti fotovoltaici a terra, registrando un incremento significativo di nuovi impianti nel 2019 pari a 195 ettari di suolo consumato. La permanenza per almeno 20 anni di pannelli sul terreno, oltre a determinare degli effetti sulle caratteristiche del suolo, rappresenta di fatto un'ipotesi di consumo di suolo da considerarsi irreversibile o, comunque, una fattispecie produttiva di conseguenze difficilmente invertibili.Con riferimento, inoltre, alle cave dismesse e ripristinate, si osserva come queste, piuttosto che per impianti fotovoltaici, potrebbero essere utilizzate per mitigare gli effetti dei fenomeni meteorologici e climatici estremi, ovvero come invasi di acque per usi umani per il contrasto alla siccità e come vasche di laminazione per il contrasto al dissesto idrogeologico. 
Le discariche ripristinate ambientalmente, d'altra parte, potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di aree verdi e per le colture energetiche.

Infine, l'attuale capillare diffusione della tecnologia fotovoltaica necessita di una riflessione ulteriore: l'effettiva efficacia ambientale di suddetta tecnologia e il rilevante impatto paesaggistico e sugli uccelli migratori causato dall'installazione dei pannelli.

La natura diffusa e la relativamente bassa densità superficiale dell'energia solare che alimenta i pannelli fotovoltaici determina l'occupazione da parte degli impianti di aree estese di territorio e il coinvolgimento massiccio dell'agricoltura nella produzione di risorse energetiche, attraverso la destinazione del terreno agrario ad usi diversi, quali, oltre, ovviamente, alla produzione alimentare,  la produzione delle biomasse di origine forestale ed agroforestale che, diversamente dall'energia fotovoltaica, potrebbe produrre rilevanti benefici a livello di sostenibilità ambientale, economica e sociale finalizzata alla lotta al cambiamento climatico, all'assorbimento del carbonio, alla biodiversità, all'incremento dei benefici derivanti dai servizi ecosistemici ed allo sviluppo locale.   
Le biomasse agricole e forestali, infatti, svolgono un ruolo fondamentale in termini di sviluppo della bioeconomia[2], capacità di mitigazione del settore medesimo e soprattutto di de-carbonizzazione dei settori energetici (elettrico, termico e dei trasporti).
In conclusione, l'impiego delle biomasse agroforestali e lo sviluppo della bioeconomia rappresenteranno la chiave di volta in grado di proiettare il paese in un nuovo modello di sviluppo in sintonia con il percorso di Green New Deal intrapreso a livello europeo e in grado di soddisfare la crescita demografica globale, gestire gli impatti ambientali in atto, incrementare la capacità di resilienza degli ecosistemi e di garantire la trasformazione del settore primario verso modelli sostenibili, più efficienti, capaci di salvaguardare la produttività e produrre alimenti di qualità, fibre ed altri materiali a base biologica con minor utilizzo di fattori produttivi e con minore produzione di rifiuti e di emissioni di gas climalteranti.

 
 

Note

 
 

Ilaria Falconi
CREA - PB

 
 

PianetaPSR numero 95 ottobre 2020