La difficoltà nella chiusura del negoziato sui pacchetti legislativi della nuova Politica agricola comune ha portato, lo scorso 30 giugno, ad un accordo sancito dal Consiglio UE che prevede la proroga di due anni della attuale PAC.
Una decisione che determina il mantenimento dell'odierno quadro giuridico e degli strumenti esistenti sia nel 2021 che nel 2022 e, di conseguenza, implica la necessità di aggiornare le corrispondenti assegnazioni di risorse.
Si avrà quindi per i PSR un incremento dei fondi; le risorse aggiuntive saranno prese dal nuovo quadro finanziario pluriennale 21-27, le cui prime due annualità saranno attribuite alla programmazione attuale anziché ai futuri piani strategici della Pac.
Inoltre, arriveranno ulteriori risorse dal Recovery Fund per un totale, a livello UE, di circa 8,2 miliardi di euro (a prezzi correnti) ripartiti per il 30% nel 2021 e il 70% nel 2022.
L'estensione dell'attuale quadro giuridico comporterà anche l'estensione della regola del disimpegno automatico che si applicherà anche alle risorse del 2021 e 2022; pertanto le autorità di gestione del PSR, in base alla regola "n+3", avranno tempo fino al 31 dicembre 2025 per impegnare, spendere le risorse e chiudere i programmi.
In questo contesto, una volta chiuso il negoziato sul regolamento transitorio e definite le risorse del futuro QFP 21-27, le autorità di gestione dovranno procedere alla modifica dei propri PSR e rimodulare sia il piano finanziario (nel suo riparto per misura sottomisura e tipi di operazione e Focus Area) - garantendo tra l'altro che sia mantenuto lo stesso livello percentuale odierno di risorse destinate alle misure agro-climatico-ambientali - sia il piano degli indicatori, rimodulando gli indicatori di prodotto, di risultato e target compresi quelli relativi al quadro di efficacia delle prestazioni.
Novità importanti quindi per i PSR 14-20 che se ben gestite possono essere un'occasione per correggere le difficoltà di alcune misure in termini di capacità di spesa e di raggiungimento dell'obiettivo annuale per evitare il disimpegno.
A questo proposito possiamo analizzare il trend di spesa dei PSR 2014-2020 in questo terzo trimestre 2020. Dall'analisi dei dati emerge che dal 1 luglio al 15 ottobre 2020 sono stati spesi 246 milioni di euro, in maniera pressoché uniforme tra le Regioni del Centro-Nord e del CentroSud; infatti le prime hanno rendicontato in tre mesi circa 94,7 milioni di euro mentre le cinque Regioni del Centro-Sud hanno dichiarato spese per 93,2 milioni di euro. Inoltre i PSR delle Regioni cosiddette in transizione hanno fatto pagamenti per 25 milioni di euro e i due programmi nazionali (PSRN e RRN) per 33 milioni di euro.
Dall'analisi del trend mensile si nota subito un incremento della spesa dei PSR delle Regioni del Sud, con un balzo in avanti nei primi quindici giorni del mese di ottobre, che hanno fatto registrare pagamenti per 34 milioni di euro, recuperando così il leggero calo di spesa avuto nel mese di settembre.
Mediamente nei tre mesi di luglio, agosto e settembre le Regioni più sviluppate hanno pagato mensilmente circa 23,6 milioni di euro a fronte di pagamenti mensili medi fatti nella prima parte dell'anno di 37 milioni di euro, mentre le Regioni del Centro-Sud hanno pagato in questi ultimi tre mesi 23,3 mln di euro contro pagamenti medi da gennaio a giugno di 32,8 milioni.
In merito al rischio di disimpegno automatico, in questo trimestre due programmi hanno superato già l'obiettivo di spesa annuale, vale a dire il PSR del Lazio e del Friuli Venezia Giulia, che si aggiungono agli 11 PSR che hanno già speso tutte le assegnazioni del 2017 ed evitato così il disimpegno del 2020.
Rimangono ancora da spendere entro fine anno circa 386,6 milioni di euro di quota comunitaria pari a 681,7 milioni di euro di spesa pubblica complessiva.
Il PSR della regione Puglia ha la somma più alta da spendere con 155 milioni di euro di sola quota FEASR, comprensivi dei 46,89 milioni di euro di impegni 2016 ancora in sospeso a seguito della deroga concessa a norma dell'art.38 terzo comma e che devono comunque essere spesi entro il 31 dicembre di quest'anno.
Seguono il PSR della regione Sicilia con 84,9 milioni di euro ed il PSR della regione Campania con 43,9 milioni di euro di quota FEASR.
I rimanenti programmi che non ancora superato la soglia del disimpegno devono spendere somme minori, che vanno dai 27 milioni di euro della regione Basilicata ai 6 milioni della regione Toscana.
Nell'ultimo trimestre dell'anno, oltre a concentrare gli sforzi per evitare il disimpegno automatico, occorrerà anche monitorare con attenzione i pagamenti dei saldi delle domande per le misure a superficie ed a capo (misure SIGC) relative all'annualità 2019.
Infatti l'art. 75 (1) del reg. (UE) 1306 stabilisce che tutti i pagamenti nell'ambito del sistema integrato di gestione e controllo (SIGC) devono essere effettuati dal 1 dicembre al 31 giugno dell'anno civile successivo ed il correlato art. 5 del Reg. (UE) 907/2014 secondo comma stabilisce che i pagamenti effettuati dopo tale data saranno soggetti a riduzioni/mancati rimborsi che saranno via via crescenti quanto più tardivo sarà il pagamento. Tali soglie di riduzione variano dal 25% se i pagamenti saranno effettuati entro il 15 ottobre, al 60% se effettuati dal 16 ottobre al 31 dicembre dell'anno n+1, fino ad arrivare al 100% se effettuati nell'anno n+2. Per alleviare il meccanismo è prevista tuttavia una soglia o franchigia del 5%: se le spese pagate in ritardo sono inferiori a tale soglia non si applicherà alcuna riduzione.
A causa della situazione di emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19, che ha di fatto ostacolato l'esecuzione dei controlli entro termini stabiliti, la DG Agri ha proposto - ai sensi dell'art. 5 comma 4 del Reg. 907/14 - l'inserimento nella decisione di liquidazione delle spese dei PSR la non applicazione delle riduzioni previste sui pagamenti tardivi effettuati dopo il 30 giugno e fino al 15 ottobre 2020.
Tuttavia occorrerà accelerare il più possibile la liquidazione delle domande SIGC 2019 che sono ancora da pagare dopo il 15 ottobre 2020 (cioè nel IV° trimestre 2020) che rischiano comunque un taglio del 60%.
In questa situazione di emergenza da pandemia la necessità di liquidità delle aziende agricole è molto aumentata a causa delle turbolenze economiche che sta affrontando il mercato in generale e dei prodotti agricoli in particolare; occorre pertanto in questi ultimi mesi del 2020 fare ogni possibile sforzo per velocizzare i pagamenti alle imprese agricole scongiurando tagli inopportuni ed evitare in tutti i modi di restituire somme a Bruxelles.
Luigi Ottaviani
PianetaPSR numero 95 ottobre 2020