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SQNPI

Sostenibilità, il modello SQNPI: opportunità e prospettive

Il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata ha registrato negli ultimi anni una crescita importante, ma può diventare un modello replicabile in maniera sistematica a livello nazionale, capace di promuovere processi produttivi sostenibili su larga scala?

La questione ambientale è sempre più al centro del dibattito pubblico e politico e il ruolo del comparto agroalimentare è senza dubbio di primissimo piano. Le difficoltà incontrate nel corso del negoziato che dovrà definire la nuova Politica agricola comune dimostrano quanto l'esigenza di coniugare produttività e competitività con le priorità ambientali sia di difficile soddisfazione. Del resto il contenimento delle emissioni di gas serra, del consumo del suolo e delle risorse ambientali nonché la necessità di conciliare l'utilizzo dei fitofarmaci a tutela delle produzioni agricole, con la difesa della biodiversità e della salute,  sono questioni attualissime che condizionano fortemente "l'agenda"  delle politiche agricole.
È in questo contesto che abbiamo deciso di dedicare ampio spazio in questo numero di Pianeta PSR al Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, cercando di capire se ha veramente il potenziale per mettere a sistema parte della compagine agricola e agroalimentare nazionale e per promuovere processi produttivi sostenibili su larga scala. Prima di addentraci nel complesso mondo SQNPI è doveroso fare delle considerazioni sui principi di base dei regimi di qualità, sull'ambito economico e sociale in cui si opera e sul reale valore della produzione integrata.

Gli obiettivi e le caratteristiche dei sistemi di qualità

Ogni regime di qualità ha come finalità il miglioramento continuo dei processi, cosa che si concretizza con interventi volti a eliminare o, quanto meno a ridurre, gli effetti negativi dei punti critici individuati mediante un'analisi dei rischi. Solitamente i sistemi di qualità prevedono uno standard che stabilisce requisiti e regole di condotta per gestire argomenti sensibili o, comunque, cari all'opinione pubblica, da cui declinare i processi e le politiche di qualità aziendali, un sistema di controllo della conformità e, spesso, degli indicatori della performance.
Un approccio del genere, che ha come riferimento il singolo operatore e la capacità soggettiva di impostare un personale percorso basato sulle politiche della qualità, spesso presenta delle difficoltà tali da non essere alla portata di tutti. Infatti, in molti casi certificarsi comporta investimenti notevoli, sia per assicurarsi la formazione o le necessarie consulenze nelle materie tecnico, scientifiche e legali, sia per le spese di certificazione che, spesso, dissuadono l'operatore dall'intraprendere il percorso della qualità nonostante la consapevolezza della sua importanza per rafforzare la competitività dell'impresa.

La peculiarità del SQNPI

A fronte di questa impostazione di massima, il SQNPI assume una connotazione peculiare avendo intrapreso un percorso che, insieme a procedure rigorose, ha introdotto meccanismi di semplificazione e abbattimento dei costi di certificazione. Aver realizzato uno standard dettagliato che viene aggiornato continuamente per recepire le novità tecnico-scientifiche, è stato un modo per fornire un "prodotto finito" agli operatori in regime di qualità, in pratica, un elenco di impegni da applicare direttamente in azienda. La verifica di conformità allo standard delle procedure applicate in azienda è affidato, sempre mediante procedura informatica, a organismi di controllo accreditati in base alla norma ISO 17065, mentre non è necessario applicare degli indicatori per la  verifica delle performance in quanto i processi produttivi sono stati definiti e validati dall'organismo pubblico preposto.

Aver fatto un lungo e complesso lavoro per individuare le migliori pratiche agronomiche e strategie di difesa, averle suddivise per coltura e adattate ad ogni contesto e ambito geografico, significa aver messo a disposizione del produttore un'ampia casistica di strategie tra cui scegliere quella più rispondente alla singola realtà aziendale. Questa filosofia operativa è orientata a coinvolgere massivamente gli operatori, più o meno formati o strutturati, sia in forma associata che singola, al fine di moltiplicare gli effetti delle politiche di qualità di  poche aziende elette, per ottenere un fenomeno di massa che possa produrre tangibili benefici su interi comparti territoriali. Un po' quello che è successo in ambito informatico dove, la traduzione di complessi algoritmi in icone in grado di dar luogo a un linguaggio intuitivo, ha reso i dispositivi informatici, utilizzabili fino a qualche tempo fa da pochi specialisti, degli strumenti idonei a un uso di massa.

Se da un lato tale logica limita un po' la possibilità delle aziende di ambire a diventare esclusive, dall'altro le mette nelle condizioni di poter beneficiare di una valorizzazione di ritorno per la partecipazione ad un grande progetto di sostenibilità territoriale "made in Italy". Va da sé che solo se si riuscirà a promuovere una simile  visione dell' iniziativa, le aziende potranno  raccogliere i benefici prodotti dal rafforzamento della fama dell' agroalimentare nazionale.

Il modello SQNPI

A quattro anni dall'entrata a regime del SQNPI, i dati delle adesioni sono lusinghieri e notevole è l'interesse che l'esperienza sta suscitando viste le diverse iniziative attivate per studiare il fenomeno.

Il SQNPI si avvale di un sistema informatico di gestione che interagisce direttamente con il SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) e di uno standard basato sui disciplinari regionali di produzione integrata che, seppur concepiti oltre 30 anni fa per gestire misure dello sviluppo rurale finalizzate a ridurre l'impatto dell'agricoltura sulla salute pubblica e sull'ambiente, oggi trovano completamento nelle prescrizioni della norma SQNPI. L'aggiornamento continuo dello standard è orientato a cogliere i principi della sostenibilità riconducibili alla responsabilità sociale,  alla tutela della biodiversità e al contrasto ai cambiamenti climatici, contenuti nei  Sustainable development goals - SDGs - dell'agenda 2030 delle nazioni Unite, o del  Green deal e della strategia farm to fork dell' Unione Europea.
Naturalmente tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato l'intervento di autorità pubbliche come il Mipaaf, le Regioni e le Province autonome che, mediante la legge 4/2011,  hanno  istituito il  SQNPI e costituito  un organo interistituzionale, l'Organismo tecnico scientifico, con  il   compito di strutturare il sistema, definire e aggiornarne lo standard  e informatizzare totalmente le procedure. Agli interessati basterà entrare nella pagina web reterurale.it/produzioneintegrata per trovare le informazioni necessarie all'adesione al sistema,  le procedure e il link al sistema  informatico che consente di aderire al regime di qualità e ottenere la certificazione.

I numeri

In pochi anni il SQNPI ha visto crescere i propri numeri in maniera molto significativa: alla fine del 2016 le aziende certificate erano 3.243 e la superficie dedicata superava di poco i 61mila ettari; quattro anni dopo le imprese sono più di 17mila (+528%) e la produzione certificata si estende su quasi 280mila ettari (+457%). A livello territoriale è l'Umbria la Regione con la maggiore area dedicata alle produzioni SQNPI con poco più di 111mila ha e di 3100 aziende, seguita dalla Puglia (37.431 ha) e dall'Abruzzo (27.476 ha), mentre la maggiore concentrazione di imprese si registra nella Provincia di Trento (5.159). Poco meno di metà della superficie è dedicata ai seminativi (115.615 ha), oltre un quarto alla vite (75.960 ha) e poco più del 10 per cento all'olivo (31.150).

Opportunità e limiti nelle scelte comunicative: la "questione sostenibilità"

Il successo in termini di adesioni dimostra il gradimento degli operatori agricoli, ma come trasmettere ai cittadini la capacità del sistema di conferire valore aggiunto alle produzioni agricole e agroindustriali? In realtà questo è un argomento molto delicato, perché i meccanismi complessi che sono presenti nella produzione integrata e nelle procedure del SQNPI, non possono essere comunicati al pubblico con le modalità di un filone pubblicitario molto in voga, che fa leva su luoghi comuni e rappresentazioni semplicistiche. Pubblicizzare „il ritorno alla natura di una volta" o „l'agricoltura senza chimica", significa far leva su aspetti molto cari all'opinione pubblica ma che non sono realistici; farsi paladini della messa al bando dei prodotti alimentari "pieni di pesticidi", significa non essere informati sui controlli che vengono effettuati e sulle irrisorie percentuali di esiti negativi che ne conseguono; lanciare allarmi per la classe di pericolo di alcune sostanze impiegate in agricoltura, significa non avere quel minimo di competenze tecnico-scientifiche che consentirebbe di comprendere la logica dell'analisi del rischio; parlare di prodotti agroalimentari a residuo zero non significa che non si è fatto uso di prodotti fitosanitari né tanto meno che alla base ci siano delle scelte sostenibili. La sostenibilità va contestualizzata, anche perché un conto è riscontrarla in un contesto dove non c'è cibo a sufficienza per sfamare la popolazione, un conto è farlo in un ambito sociale alle prese con problemi di alimentazione eccessiva e di spreco alimentare.
Certo, in un ambiente dove alle evidenze scientifiche si sovrappongono fake news e messaggi speculativi, per il consumatore è veramente difficile orientarsi.

La sostenibilità, più che la sommatoria dei massimi risultati attesi negli ambiti di interesse, in termini di tutela dell'ambiente e della salute pubblica, di salvaguardia degli interessi economici e sociali, rappresenta il giusto compromesso tra tutti i valori in gioco, senza dimenticare l'aspetto etico, che imporrebbe anche coerenza scientifica e corretta comunicazione.

 

Pertanto, prima ancora di parlare di politiche dei regimi di qualità, si dovrebbe parlare di una sorta di patto sociale che imponesse a tutti un atteggiamento e un linguaggio corretti, per non alimentare tesi complottiste, con il fine di preparare il campo alla promozione di  prodotti conformi a una qualità percepita da un'opinione pubblica condizionata e impaurita. Su questi aspetti, in particolare sui messaggi subliminali e sulla pubblicità ingannevole, interessanti sono le analisi giuridico legali e la giurisprudenza riportati in alcuni articoli di questo numero di Pianeta PSR [1].

Siamo consapevoli che l'uomo è stato capace di da vita a forme di sviluppo scriteriato che hanno creato grossi squilibri ambientali con forti ripercussioni anche sulla salute pubblica, ma non possiamo speculare su tematiche che pur meritando l'attenzione massima, godono  di un basso livello di rischio grazie a un sistema agroalimentare attento e a un sistema di controlli ufficiali, gestito da parte di NAS, ICQRF, Aziende sanitarie, che assicurano un alto livello di sicurezza alimentare, come testimoniano i confortanti esiti dei controlli sui residui negli alimenti. Oggi, purtroppo, sulla sicurezza alimentare si sono create fazioni che si fronteggiano su posizioni ideologiche. Il solo parlare di "uso dei prodotti fitosanitari" per molti è sinonimo di "raggiro" di attività illecita, quando in realtà la materia è regolamentata da strettissime norme varate da autorità pubbliche, autorevoli e superpartes.

Per fare un esempio, quando in regime SQNPI si definiscono le strategie di difesa, la scelta dei prodotti fitosanitari da impiegare tra quelli posti in commercio, al di la del fatto che siano naturali o di sintesi, impone una valutazione che tenga conto della loro classificazione di pericolosità sull'uomo, sia esso inteso come consumatore sia come utilizzatore degli stessi, della loro efficacia, dell'impatto sulle acque e la biodiversità, della loro selettività verso gli insetti utili, impone inoltre di valutare preventivamente se e quando intervenire in linea con le disposizioni della direttiva 2009/128/CE, o più semplicemente "direttiva uso sostenibile dei prodotti fitosanitari".

Sarebbe ora, pertanto, che l'attenzione venisse focalizzata sul differenziale di criticità riscontrabile settore per settore, paese per paese. Oggi, uno dei principali obiettivi della sostenibilità a livello globale è quello di conciliare la necessità di fornire cibo ai circa 7 miliardi di persone che vivono sulla terra, con l'esigenza di contenere l'impatto su ambiente e cambiamenti climatici. Una sfida che non si vince con un ritorno al passato, con un'agricoltura di sussistenza, senza chimica e mezzi tecnici. A livello nazionale gli obiettivi sono diversi, perchè diverso e lo scenario socio- economico; poter vantare un eccellente livello di sicurezza alimentare, intesa sia come disponibilità di alimenti (food security) e sia come salubrità degli alimenti (food safety), impone sicuramente un contributo maggiore in termini di tutela dei classici ambiti della sostenibilità, senza però trascurare aspetti ameni, che qualificano la vita dell'uomo, come quelli correlati alla gastronomia all'arte e al turismo. Il SQNPI è uno strumento moderno, in linea con i requisitisi previsti da un'agricoltura 4.0 e per questo si candida a diventare una delle leve da attivare per affrontare la perenne sfida globale che investe anche il settore agricolo e agroalimentare.

Il ruolo delle infrastrutture tecnologiche del SIAN

Vediamo ora come il SQNPI sia in grado, grazie alla piattaforma informatica di cui è dotato, di  mettere in relazione le attività aziendali  con l'ambiente, al fine di garantire un  equilibrio nel governo del patrimonio agricolo e delle aree naturali.
Il SQNPI  attivo nell'infrastruttura tecnologica del SIAN, consente di tracciare e monitorare l'universo delle aziende aderenti al processo di certificazione, in termini di localizzazione sul territorio e controllo delle colture sottoposte a regime di qualità.
La semplice adesione al sistema SQNPI e l'adozione delle pratiche del disciplinare di produzione integrata regionale producono, senza oneri aggiuntivi per l'azienda, informazioni che contribuiscono alla progressiva integrazione di una banca dati informativa geo-riferita, che può essere utilizzata in diversi ambiti per meglio comprendere come le pratiche  di produzione integrata possano influire sulle limitrofe  aree protette e sugli ecosistemi naturali sensibili.

Foto di sfondo Google Satellite
 

Una prima applicazione sperimentale di tale approccio è stata realizzata prendendo a riferimento i siti di Interesse Comunitario (i cosiddetti SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS) di Natura 2000 [2]  ricadenti nella Provincia di Trento a cui sono state sovrapposte le aree  assoggettate alla Produzione Integrata [3] .

Foto di sfondo Google Satellite
 

Il risultato di tale integrazione da luogo a una rappresentazione grafica territoriale [4]  che bene evidenzia le intersezioni o le aree contigue sulle quali è possibile studiare le interazioni delle pratiche agricole su specie sensibili e monitorare, altresì ,la performance di eventuali  programmi di riduzione di impatto. Nel caso del Trentino, rispetto alla superficie agraria totale, le carte mostrano una rappresentatività notevole  delle aziende in regime SQNPI. In questo caso è evidente  come la possibilità di avere una regia unica sul territorio, sia la condizione ideale per applicare massivamente pratiche agricole a basso impatto ambientale, per  verificarne gli effetti prodotti ed, eventualmente, per adottare interventi migliorativi.

Foto di sfondo Google Satellite
 
Foto di sfondo Google Satellite

Tale applicazione può essere riproposta a livello nazionale, per tutti gli ambiti  in cui sono censite aziende in regime SQNPI. Naturalmente, per poter incidere significativamente sugli equilibri territoriali, il fattore rappresentatività, in termini di superficie gestita in regime di qualità, resta determinate.

 

Note

 
 
 
 

Giuseppe Ciotti

 
 

PianetaPSR numero 97 dicembre 2020