La prima fase di concezione del futuro Piano strategico nazionale, condotta nell'ambito dei lavori del tavolo tecnico con Regioni e Province autonome, ha prodotto la redazione di 10 Policy Brief e 10 analisi SWOT. Questi hanno consentito di strutturare l'analisi dello stato attuale del settore primario e delle aree rurali, principalmente attorno al contenuto informativo degli indicatori di contesto proposti dalla Commissione. La qualità dei lavori e l'ampia condivisione hanno permesso di avviare un positivo confronto con il GEOhub[1] della Commissione europea, che ha fatto pervenire proposte e stimoli per affinare le analisi. In questo quadro, nell'ambito dell'obiettivo strategico relativo alla redditività economica, la resilienza e i redditi delle aziende agricole, analizzato nel Policy Brief 1 (Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l'Unione per migliorare la sicurezza alimentare), si è ritenuto utile predisporre una lettura critica dei risultati economici delle aziende agricole italiane.
La diversificazione reddituale aziendale in termini territoriali e produttivi è un aspetto molto rilevante da tenere in considerazione in una agricoltura ricca di variabilità e qualità come quella italiana.
Per analizzare questo fenomeno sono state utilizzate le informazioni rilevate tramite l'indagine RICA che fornisce i risultati economici aziendali con un adeguato dettaglio sia a livello territoriale sia per le differenti tipologie produttive.
In Italia il disegno campionario dell'indagine RICA viene infatti effettuato su base regionale, provinciale per Trento e Bolzano, e i risultati sono da considerarsi rappresentativi a partire da questo livello territoriale. Questa articolazione consente di cogliere gran parte delle variabilità del sistema produttivo agricolo italiano, e delineare un mosaico composto da tante specificità, in relazione a diversi fattori: climatici, morfologici, economici e sociali. I risultati dell'indagine permettono di leggere e riflettere su questa variabilità, evidenziando i differenti caratteri strutturali ed economici delle aziende agricole e fornendo informazioni per osservare l'evoluzione dei sistemi produttivi.
Una rappresentazione a livello regionale e per indirizzo produttivo delle aziende rilevate mostra chiaramente tali peculiarità territoriali, in chiave di lettura non solo geografica ma soprattutto economica, come riportato in Fig. 1 con riferimento all'anno 2018.
La Rete di informazione contabile agricola (R.I.C.A.) è un'indagine campionaria annuale istituita dalla Commissione economica europea nel 1965 con il Regolamento CEE 79/65, e aggiornata con il Regolamento CE 1217/2009 e s.m.i. Essa viene svolta, in Italia a partire dal 1968, con un'impostazione analoga in tutti i Paesi membri dell'Unione europea e rappresenta l'unica fonte armonizzata di dati microeconomici sull'evoluzione dei redditi e sulle dinamiche economico-strutturali delle aziende agricole.
Il Valore Aggiunto al netto degli ammortamenti[2] (VAN) è l'indicatore di sintesi utilizzato per sviluppare l'analisi comparata in quanto misura la remunerazione dei fattori della produzione agricola e, quindi, segnala la capacità delle aziende di generare un reddito sufficiente per sostenere i costi strutturali e dei processi produttivi.
La rilevazione RICA per il 2018 riporta un VAN medio delle aziende agricole italiane di circa 38.600 euro, in calo dello 0,6% rispetto al precedente triennio.
Come atteso, questo valore, articolato in riferimento agli ambiti territoriali e agli indirizzi produttivi, mostra un'elevata variabilità. I maggiori valori si osservano nelle regioni del Nord, tra le quali spiccano Lombardia (quasi 70.000 euro), Alto Adige (circa 60.000) ed Emilia-Romagna (oltre 55.000), che mostrano uno scostamento positivo, anche molto consistente, rispetto alla media nazionale; mentre per diverse regioni del Centro e del Sud si stima un VAN medio inferiore, e spesso significativamente, a quello nazionale.
La variabilità dell'indicatore tra i diversi territori si riscontra anche nel confronto del dato 2018 con il valore medio stimato sul triennio precedente (2015-2017). Il Trentino e l'Alto Adige registrano un incremento superiore al 33%, seguono l'Umbria, il Veneto e la Toscana (+13 e +16%), e via via altre regioni con un aumento più contenuto. Tra le regioni con variazioni negative emergono la Calabria (-40%) e la Liguria (-14%), mentre Lombardia, Emilia-Romagna, Campania e Puglia mostrano scostamenti moderati (-6 e -7%) (Fig. 2).
Fig. 2.- VAN medio aziendale per regione nel 2018 e variazione rispetto al triennio 2015-2017
Fonte: elaborazioni CREA-PB su dati RICA Italia
A livello settoriale, il VAN segnala la significativa redditività delle aziende zootecniche specializzate, soprattutto nell'allevamento di granivori e di bovini da latte, rispettivamente con valori medi di 165.000 euro e 118.000 euro. Meno elevati, ma pur sempre consistenti e superiori alla media nazionale, sono i valori riscontrati per le aziende con indirizzo produttivo ortaggi e fiori (67.000 euro) e per le aziende con colture permanenti: vite (50.000 euro) e fruttiferi (43.700 euro). Valori di poco inferiori alla media si registrano nelle aziende con seminativi, negli allevamenti con altri erbivori e nelle aziende miste; le aziende olivicole presentano la minore redditività media a livello nazionale (Fig. 3). Rispetto al triennio 2015-2017, la redditività media in termini di VAN nel 2018 è risultata in crescita maggiormente per l'orientamento colturale viticolo (+19%) e per quello bovini da latte (+11%); è stabile per gli indirizzi seminativi e misto, mentre si osserva una variazione negativa significativa per l'olivicoltura (-47%), una flessione più lieve per gli indirizzi zootecnici altri erbivori e granivori e un calo per i fruttiferi e gli ortaggi e fiori che, in entrambi i casi, non supera il 5%.
Fig. 3.- VAN medio aziendale per orientamento produttivo nel 2018 e variazione rispetto al triennio 2015-2017
Fonte: elaborazioni CREA-PB su dati RICA Italia
La redditività dei diversi ordinamenti produttivi per ambito territoriale evidenzia le diversità del sistema produttivo agricolo italiano e le specificità territoriali.
Analizzando la distribuzione territoriale e settoriale del valore aggiunto netto aziendale, si evidenzia che la marcata differenziazione tra le regioni del Centro-Sud e quelle del Nord è in gran parte determinata da alcuni orientamenti produttivi principali: coltivazioni ortofloricole, viticole, dagli allevamenti di bovini da latte e di granivori.
In generale, anche a livello settoriale la gran parte delle regioni del Nord si contraddistingue per livelli di VAN medi per azienda superiori alla media nazionale; questi livelli risultano conseguiti in particolare, come osservato, dalle aziende specializzate nell'allevamento, , in ortaggi e fiori, nella vite, nei fruttiferi (Fig. 4). Regioni del Centro, come la Toscana e l'Umbria, mostrano risultati importanti nell'ortofloricolo, viticolo e olivicolo, con un dato medio aziendale superiore a quello italiano. Tra le regioni del Sud, la Basilicata conferma il più elevato livello di redditività nel viticolo e un valore elevato nell'ortofloricolo; altre regioni sono caratterizzate da scarti dalla media nazionale positivi: la Sardegna nei cereali, Molise e Sicilia nell'ortofloricolo, la Puglia negli altri seminativi e nei fruttiferi.
Infine, è interessante osservare che per il settore dei bovini da latte in ogni circoscrizione sono presenti regioni con livelli di redditività superiori al valore medio italiano, ad esempio in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per il Nord, come pure in Toscana[3]per il Centro; in Sardegna, Basilicata e in Campania la redditività è in linea con il dato medio nazionale (più di 100.000 euro di VAN per azienda).
La scelta, e la redditività derivante, delle attività colturali e zootecniche non dipende solo dalle decisioni o dalle capacità imprenditoriali ma è condizionata dalla struttura e dalla localizzazione aziendale. La Fig.5 mette in evidenza come in tutti i settori produttivi la redditività aziendale sia fortemente dipendente dalla zona altimetrica. Gli scostamenti, a svantaggio di montagna e collina, sono maggiori per i seminativi e per gli allevamenti e solo nelle coltivazioni permanenti la zona collinare si avvicina ai risultati economici delle aziende di pianura. Il divario dell'agricoltura montana rispetto alle altre zone è generalmente ampio, solo per i fruttiferi le aziende montane superano quelle collinari, e gli scarti più marcati si evidenziano nelle attività zootecniche, dove le tecniche intensive possibili nelle altre aree si dimostrano molto distanti.
Fig.4 - Schematizzazione degli scostamenti del VAN rispetto alla media italiana per indirizzo produttivo e regione nel 2018
Fonte: elaborazioni CREA-PB su dati RICA Italia
Fig.5 - VAN medio aziendale in Italia nel triennio 2016-2018 per orientamento produttivo e zona altimetrica
Nota: dati non riportati all'Universo
Fonte: elaborazioni CREA-PB su dati RICA Italia
In sintesi, l'analisi condotta fa emergere, come atteso, contesti produttivi e territoriali, nei quali sono presenti situazioni aziendali marcatamente differenti sotto il profilo reddituale. È chiaro, ad esempio, che dove, per scelta o per vincoli ambientali, le attività agricole sono meno intensive, i risultati economici aziendali sono inferiori, segnalando una disparità tra le diverse aree del Paese, ma anche tra orientamenti produttivi. Questa evidenza è da interpretare come un'utile indicazione: sarebbe, infatti, necessario riflettere su un mix di interventi differenziati che possono mitigare queste differenze. I risultati evidenziano, anche, che in alcuni determinati indirizzi produttivi le aziende mostrano segnali di debolezza economica, da monitorare con particolare attenzione.
Si confermano, infine, i differenti livelli reddituali tra le aziende montane e le altre, localizzate in particolare in pianura.
Il quadro qui descritto trova conferma nella lettura che dà la Commissione europea nel recentissimo documento di raccomandazione per i futuri Piani strategici. I servizi della Commissione, infatti, partendo anche dal materiale informativo contenuto nei Policy brief, sottolineano la peculiarità e la diversificazione del settore primario in Italia. Il documento evidenzia un andamento fluttuante dei redditi agricoli italiani e con una significativa variabilità tra i settori: una redditività superiore alla media per i granivori, il latte e l'orticoltura e valori più contenuti per olivo, seminativi e nelle aziende miste. In termini territoriali, il documento si ferma ad analizzare le aree con vincoli naturali, che mostrano una situazione più difficile delle altre, senza approfondire l'osservazione su base regionale. Da questa analisi, la Commissione raccomanda che il piano strategico della PAC italiana si concentri, oltre che sulle altre sfide economiche, ambientali/climatiche e sociali, sul rafforzamento della posizione competitiva e della resilienza del settore agricolo, tenendo adeguatamente conto dell'elevata diversità produttiva e territoriale dell'agricoltura e delle zone rurali italiane.
Andrea Arzeni; Barbara Bimbati, Roberto Cagliero, Mariagrazia Rubertucci
Il lavoro è stato predisposto nel processo di definizione dell'analisi di contesto propedeutica alla redazione dei Policy Brief per il prossimo periodo di programmazione.
PianetaPSR numero 98 gennaio 2021