Una settimana per confrontarsi e immaginare il futuro delle aree rurali europee. Questo il filo conduttore della Rural Vision Week, organizzata dal 22 al 26 marzo dalla Rete Rurale europea (ENRD), un evento virtuale interattivo che è stato teatro di incontri e dibattiti di alto livello, workshop, del già sperimentato "marketplace" e di una serie di attività collaterali.
L'appuntamento ha visto tutti i partecipanti offrire il loro contributo sul tema centrale della settimana: la definizione di una Visione a lungo termine per il futuro delle aree rurali, in vista della Comunicazione che la Commissione dovrebbe adottare entro l'estate.
La ENRD ha organizzato anche in questa edizione uno spazio nel quale tutti gli attori del mondo rurale potessero presentare, in una sorta di "banco virtuale", alcuni aspetti della propria visione del futuro delle aree rurali.
In questo contesto la Rete italiana ha presentato lo stand "Stay Rural" che si focalizza su una nuova idea di ruralità, che lavora alla costruzione di territori attrattivi e accoglienti e che vede al centro il ruolo del LEADER e dei Gal e di alcune attività innovative della RRN. Nello stand ha quindi trovato spazio la voce dei giovani che vivono nelle aree Interne italiane con l'associazione Riabitare l'Italia, partner della Rete in una ricerca che sta coinvolgendo i 72 territori nella Strategia Nazionale per le aree interne. Infine l'evento è stato l'occasione per raccontare l'attività di networking in collaborazione con un "hub rurale" nell'ambito del progetto Rural4Learning che ha l'obiettivo di creare una comunità di "changemaker", capaci di sostenere e contribuire allo sviluppo dell'innovazione a livello sociale nelle aree rurali.
Nel corso della giornata conclusiva della Rural Week sono stati annunciati i vincitori del concorso Rural Awards, premiati dal Commissario all'Agricoltura Janusz Wojciechowsk
Gli obiettivi del concorso sono quelli di: aumentare la visibilità delle politiche di sviluppo rurale e il contributo del FEASR alla Visione di lungo termine per le aree rurali; di promuovere lo scambio di conoscenze e le capacità di fare rete tra gli stakeholder; di contribuire al lavoro del gruppo tematico della ENRD sulla Visione a lungo termine; di supportare la ENRD e le Reti nazionali nella raccolta di progetti a livello nazionale, promuoverne la condivisione a livello europeo e favorire scambi e analisi.
Ecco l'elenco dei vincitori per categoria:
Infrastrutture e servizi, sono le esigenze più urgenti per garantire lo sviluppo delle aree rurali nel lungo periodo. È quanto emerge dalla consultazione pubblica lanciata lo scorso autunno dalla Commissione europea, con l'obiettivo di raccogliere il contributo dei cittadini comunitari e degli stakeholder sugli elementi determinanti nel costruire una Visione a lungo termine delle aree rurali. Al sondaggio hanno partecipato 2.326 persone provenienti da 22 Paesi UE: il 62% delle risposte è arrivato da singoli cittadini europei, la maggior parte residenti in aree rurali, il 9% dai rappresentanti di imprese e associazioni, altrettante da esponenti della PA, il 7% da rappresentanti delle ONG e il 5% dal mondo accademico, altrettante risposte sono state ricevute dalle Reti rurali e il 2% da altre categorie.
Più della metà della metà dei partecipanti ha individuato, ad oggi, lo sviluppo delle infrastrutture come l'esigenza principale per le aree rurali, con particolare riferimento ai sistemi di trasporto pubblico, seguita dall'accesso ai servizi di base, come luce ed acqua, banche ed uffici postali (43%).
Per garantire un'attrattività per queste aree nei prossimi 20 anni saranno però decisivi la possibilità di essere digitalmente connessi (93%), di godere di servizi di base e digitali (94%) e il miglioramento delle performance ambientali delle aziende agricole (92%).
Il 45% dei partecipanti coinvolti nel mondo agricolo dice di sentirsi "lasciato indietro" dal resto della società, una percentuale che arriva al 56% tra i residenti nelle aree rurali più remote. La ragione principale di questa situazione viene individuata nel deterioramento delle infrastrutture e dei servizi e solo un quarto dei partecipanti ritiene che alle aree rurali sia dedicata particolare attenzione nella definizione delle politiche pubbliche, mentre l'83% pensa che le decisioni prese a livello locale incidano sulle vite dei residenti di queste zone.
Oltre due terzi delle risposte evidenzia come non ci sia sufficiente disponibilità di "opportunità lavorative di qualità" per le persone che vivono nelle aree rurali, poco meno del 40% sottolinea la carenza di opportunità educative e il 55% indica come insufficienti le infrastrutture di trasporto e collegamento con altre aree.
Allo stesso tempo la quasi totalità dei partecipanti identifica con una migliore qualità della vita, un ambiente meno inquinato e un minore stress le ragioni per la quali si decide di vivere nelle aree rurali. Tra le altre "qualità" capaci di orientare questa decisione ci sono la disponibilità ed economicità di cibo prodotto localmente e un minore costo della vita rispetto alle aree urbane, oltre al diffuso senso di appartenenza alla cultura locale.
Inevitabilmente la quasi totalità dei partecipanti alla consultazione ritiene che il settore economico più importante nelle zone rurali sia quello agricolo (93%), seguito dall'agroalimentare (61%).
Dalla consultazione emerge anche che i più importanti contributi portati dall'agricoltura nelle zone rurali sono la capacità di assicurare l'accesso ad un cibo di qualità e di garantire opportunità lavorative. Oltre l'80% dei partecipanti ritiene che l'attività agricola contribuisca a dare forma e conservare i paesaggi rurali, a proteggere le risorse naturali e ad evitare lo spopolamento delle aree rurali.
Guardando alla prospettiva dei prossimi vent'anni, le risposte degli intervistati mettono in luce le principali sfide da vincere per garantire l'attrattività delle aree rurali: disponibilità diffusa di connessione digitale, presenza di servizi fisici e digitali. Ad influenzare il futuro di queste zone sono anche la capacità di ridurre l'impatto ambientale e climatico delle attività agricole, di innovare e di essere protagonista di nuove scelte di vita.
La quasi totalità dei partecipanti è convinta che, nei prossimi 20 anni, nelle aree rurali cresceranno terreni coltivati, biodiversità, e habitat per fauna selvatica, aumenterà la capacità di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e di ridurre l'impatto di inondazioni e incendi.
Poco meno della metà degli intervistati coinvolti in attività agricole ha dichiarato di sentirsi lasciati indietro dal resto della società, ma si tratta di una sensazione che riguarda il 41% dei residenti nelle aree rurali. La principale causa di questa affermazione è per oltre il 60% il deterioramento di infrastrutture e servizi, seguita dalla diminuzione del reddito e mancanza di opportunità lavorative (57%) e dalla mancanza di considerazione delle specifiche esigenze della popolazione delle aree rurali da parte dei decisori pubblici (53%).
Secondo la consultazione solo il 45% ritiene che la popolazione delle aree rurali partecipi attivamente alle decisioni politiche e solo il 27% pensa che queste zone godano di particolare attenzione nella definizione delle politiche pubbliche generali e locali.
Poco meno del 70% dei partecipanti pensa che l'organizzazione di dibattiti pubblici nelle aree rurali favorirebbe il coinvolgimento della popolazione, mentre solo attorno al 10% considera efficaci altri strumenti come i sondaggi, il Diritto d'iniziativa dei cittadini europei, l'organizzazione di eventi o dibattiti sulle zone rurali in aree urbane.
L'elemento fondamentale nella definizione di una strategia a lungo termine per le aree rurali, secondo i risultati della consultazione, deve essere la capacità di "creare occupazione, sostenere l'imprenditorialità rurale e l'innovazione", seguito dal "miglioramento dell'accesso alle infrastrutture e ai servizi", dal "miglioramento della connettività e delle soluzioni digitali, sostenendo la creazione e lo sviluppo di smart villages". Al quarto posto, invece, la capacità di "raggiungere gli obiettivi in ambito climatico, energetico e della biodiversità".
La consultazione prevedeva anche un pacchetto di domande opzionali relative alla Politica agricola comune, dalle quali emerge come il fattore più limitante per uno sviluppo territoriale equilibrato delle aree rurali della UEsia la complessità burocratica e procedurale, sul fronte dei potenziali beneficiari come per le amministrazioni pubbliche.
A determinare il successo di queste politiche, per gli intervistati, sono soprattutto "misure adattate a contesti e necessità locali", il "livello di sostegno garantito dal II Pilastro", il "coinvolgimento delle Amministrazioni regionali nella programmazione delle misure del II Pilastro", "l'assistenza e il trasferimento di conoscenze".
Secondo i partecipanti il programma LEADER è lo strumento capace più di altri di contribuire ad uno sviluppo bilanciato del territorio, seguito dalla misura a sostegno del biologico, quella volta a favorire lo sviluppo di servizi di base e il rinnovamento dei villaggi nelle aree rurali, dai pagamenti destinati alle aree vincolate, quelli per i giovani agricoltori, per lo sviluppo del business agricolo e per la cooperazione.
A rallentare l'efficienza della PAC per i beneficiari, secondo gli intervistati, sono soprattutto la complessità delle domande, la lunghezza dei tempi di pagamento, e il peso dei controlli. Per le amministrazioni, invece, la complessità della gestione del sistema amministrativo, la carenza di risorse umane ed economiche e la frequenza con la quale la politica interviene con dei cambiamenti.
La maggioranza dei partecipanti alla consultazione considera strumenti e misure della PAC capaci "in parte" di dare un contributo coerente e complementare allo sviluppo equilibrato delle aree rurali UE. Per quanto riguarda coerenza e complementarità rispetto agli altri fondi europei e alle politiche nazionali e locali, il quadro delle risposte non è uniforme, andando dal 42% nel caso del FESR al 23% per il FEAMP.
Nel complesso, comunque, la maggior parte dei partecipanti considera gli strumenti e le misure previste dalla PAC conformi alle esigenze reali e capaci di creare un valore aggiunto.
Matteo Tagliapietra
PianetaPSR numero 100 marzo 2021