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Architettura verde

PAC post 2020, l'architettura verde e gli ecoschemi al centro del "cantiere" della nuova programmazione

Quella delle scelte ambientali è una delle fasi decisive nel "percorso nazionale" di costruzione di una Strategia della nuova PAC che sia in grado di soddisfare i tanti requisiti tecnico-politici ed ambientali previsti.

Fin dallo smantellamento della politica di sostegno ai prezzi, all'inizio degli anni Novanta dello scorso secolo, La Politica agricola comune sta vivendo un lungo e interrotto processo di evoluzione "green" che ha visto almeno quattro fasi sempre più orientate alla transizione ecologica:

  • Dal 1992 al 1999 la fase delle misure pluriennali agroambientali, forestali e di prepensionamento di accompagnamento della PAC;
  • Dal 2000 al 2006 la fase di Agenda 2000 con l'inserimento delle citate misure nei Programmi di sviluppo rurale (II pilastro della PAC);
  • Dal 2007 al 2014 il perfezionamento del modello precedente con l'attivazione della condizionalità della PAC (BCAA e CGO quali standard minimi da rispettare per tutti gli aiuti PAC);
  • Dal 2014 al 2020 con il rafforzamento dei profili ambientali del I pilastro della PAC tramite il c.d. greening e una maggiore enfasi nel II pilastro agli aspetti ambientali ad ampio raggio, incluso la mitigazione e l'adattamento al climate change.

Questo processo ha avuto come propulsore principale la necessità di garantire il mantenimento del budget comunitario destinato alla PAC, giustificandolo con maggiore forza tramite le sfide ambientali, in un contesto di progressiva riduzione delle risorse.

Il percorso della nuova PAC

Questa dinamica è ancora presente nell'attuale fase di negoziazione della nuova PAC, in uno scenario tuttavia di legiferazione mutato per il fatto che nel trilogo, soprattutto il Parlamento Europeo, si rappresenta portatore di istanze ecologiche e sociali che hanno impresso una ulteriore accelerazione al processo di "inverdimento" dell'agricoltura europea.

Tutto ciò è sullo sfondo del negoziato, ancora in corso, relativo all'approvazione del nuovo Regolamento sui Piani strategici della PAC e, in particolare, sul tipo di impegni da assegnare agli eco-schemi e al budget ad essi riservato (c.d. ring fencing); quest'ultimo dovrebbe oscillare tra il 20% e il 30% della quota annuale riservata dei pagamenti diretti (circa 3,6 miliardi di euro), ma con una differenza cruciale rispetto al "greening" della programmazione 2014-2020. Infatti mentre quest'ultimo era incorporato in modo "automatico" nel pagamento diretto a fronte di tre pratiche agronomiche da rispettare, gli eco-schemi della nuova PAC saranno "on demand" da parte delle aziende secondo un modello semplificato simile a delle misure agroambientali. Le criticità sono principalmente di ordine finanziario: la perdita delle risorse del I pilastro, laddove le domande degli agricoltori non fossero sufficienti ad esaurire il budget o, nel caso contrario, l'insufficienza di risorse se le domande fossero in eccesso rispetto alla dotazione disponibile.

Accanto a queste criticità finanziarie, si aggiungono altre considerazioni strategiche in ordine alle tipologie di intervento da prevedere, al modello di governance da assumere, al fisiologico processo di redistribuzione tra filiere e territori regionali nonché ai possibili impatti ambientali in particolare rispetto ai target assegnati dal Green deal (si veda in proposito ERMANNO COMEGNA, 2021).

Il modello "architettura verde" della RRN

Nel modello generale di "architettura verde" proposto dalla Rete Rurale Nazionale (RETE RURALE NAZIONALE, 2020) si configura la coesistenza nella Strategia nazionale di componenti nazionali comuni (Condizionalità ed eco-schemi) ed altre invece eventualmente declinate a livello regionale o provinciale (pagamenti ACA e in generale gli interventi di sviluppo rurale). 

Infatti, i primi due livelli di policy (condizionalità ed eco-schema), sulla base delle proposte regolamentari per la futura PAC e col supporto dell'esperienza della passata e corrente programmazione per la condizionalità, hanno una vocazione programmatoria di livello nazionale, derivante comunque dalla condivisione tra il livello regionale e quello nazionale,  e in quanto tale dovrebbero essere orientati in via prevalente a perseguire obiettivi di portata sovraregionale o comunque non riferibili a priorità territoriali (es. obiettivi connessi al clima ed all'ambiente). Allo stesso tempo, il terzo e più ambizioso livello di policy relativo allo sviluppo rurale potrebbe, con maggiore flessibilità ed efficacia, essere indirizzato a realizzare obiettivi più connessi alle emergenze o priorità territoriali, ancor più tramite il coinvolgimento programmatorio delle Regioni e PPAA.

In accordo con la "logica di intervento" esplicitata nella proposta di Regolamento e in coerenza con gli orientamenti strategici scaturiti a seguito del "Green deal" comunitario, lo sviluppo di tale modello di architettura verde dovrà comunque garantire quattro principali requisiti:

  • l'innalzamento dei livelli di "ambizione ambientale e climatica" rispetto all'attuale periodo da assumere a riferimento già nella definizione della Condizionalità e degli eco-schemi: i target del Green deal assegnati agli Stati membri rappresentano il principale obiettivo al quale le combinazioni di condizionalità rafforzata+ecoschemi nazionali e interventi agroambientali regionali devono concorrere (tabella 1),
  • l'integrazione funzionale e la potenziale sinergia tra gli interventi del I e del II Pilastro concorrenti agli obiettivi specifici su ambiente e clima e tra questi e gli obiettivi di competitività dell'agricoltura,
  • la definizione di misure/pratiche ambientali comprensibili e attuabili facilmente dagli agricoltori con oneri tecnico-amministrativi inferiori agli attuali, nonché in grado di assicurare requisiti di efficienza nel tiraggio finanziario ed efficacia ambientale, attraverso soprattutto il monitoraggio delle superfici nel sistema di gestione e controllo degli impegni (si veda tabella 2),
  • la programmazione condivisa dei contenuti del modello e dei criteri di ripartizione delle sue diverse componenti tra i soggetti istituzionali (Stato, Regioni e Province autonome) e del partenariato a vario titolo coinvolti e protagonisti della costruzione e della attuazione del Piano Strategico.

Gli elementi descrittivi, di riflessione e propositivi saranno oggetto dell'esame dei gruppi di lavoro Mipaaf-Regioni-RRN che sono in procinto di partire per concretizzare il "percorso nazionale" di costruzione della Strategia della nuova PAC, in particolare nell'ottica della edificazione dell' "architettura verde" in grado di soddisfare i tanti requisiti tecnico-politici ed ambientali qui richiamati.

 
Tabella1 - Fonte: Commissione Europea
 
 

Note

[1] ERMANNO COMEGNA (2021), Il regime ecologico della prossima PAC: ecoschemi, una novità da non sottovalutare, L'Informatore Agrario * 7/2021

[2] RETE RURALE NAZIONALE (2020), Piano strategico nazionale della PAC e architettura verde

 
 

Camillo Zaccarini Bonelli 
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 100 marzo 2021