Le scelte della UE sono chiare: il biologico rappresenta un elemento essenziale per lo sviluppo di un sistema alimentare sostenibile, in grado di difendere ambiente e biodiversità e di portare sulle tavole dei consumatori alimenti di alta qualità. Lo evidenziano le strategie Farm2Fork e sulla Biodiversità previste dal piano per un Green Deal europeo e lo certifica il nuovo Action Plan presentato nei giorni scorsi dalla Commissione.
L'obiettivo è quello di raggiungere il 25% di terreni agricoli coltivati con metodo di produzione biologico, che si accompagni a un significativo incremento dell'acquacoltura biologica, entro il 2030.
Alla base c'è la convinzione che la produzione biologica porti in dote una serie di importanti benefici: una maggiore biodiversità (circa il 30%), un livello di benessere animale più alto e un minore utilizzo di antibiotici, una maggiore redditività e resilienza.
Il nuovo Piano d'azione prende le mosse dai risultati del Piano d'azione 2014-2020 ed è stato modellato anche sulla base dei risultati della consultazione pubblica che si è tenuta tra settembre e dicembre dello scorso anno.
La strategia si sviluppa su tre principali assi che riflettono la struttura della filiera agroalimentare e gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal:
A loro volta questi vengono declinati in 23 azion,i che proseguono nel solco della precedente programmazione introducendo nuove modalità e coinvolgendo differenti fonti di finanziamento.
Secondo la Commissione il ruolo della Politica agricola comune nell'implementazione del Piano sarà sostanziale, da un lato con il sostegno offerto alle imprese bio attraverso lo sviluppo rurale e dall'altro con un'ulteriore fonte di finanziamento derivante dall'implementazione degli eco-schemi. A questo si andranno ad aggiungere l'assistenza tecnica, lo scambio di best practices e innovazione, un rafforzamento dei servizi di consulenza, in particolare nell'ambito dell'AKIS, per promuovere lo scambio delle conoscenze.
Da questo punto di vista un'attenzione particolare viene dedicata alla ricerca e all'innovazione. Le intenzioni della Commissione sono quelle di dedicare almeno il 30% delle risorse destinate a queste finalità in ambito agricolo ad azioni rivolte specificamente o comunque rilevanti per l'agricoltura biologica.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Piano, il Commissario all'Agricoltura Janusz Wojciechowski ha più volte ribadito che l'obiettivo di crescita della produzione biologica in Ue deve essere legata ad un aumento dei consumi, sostenendo che "I margini di crescita nei mercati di molti Paesi europei sono estremamente ampi. Sono convinto che l'aumentare della produzione produrrebbe un abbassamento dei prezzi ed un maggior accesso a cibo di qualità e sostenibile per i consumatori europei. Allo stesso tempo un aumento dei consumi costituirebbe un'importante spinta alla conversione per gli agricoltori".
Per raggiungere questo obiettivo la Commissione ritiene fondamentale la fiducia dei consumatori rispetto alla salubrità, alla sostenibilità e al rispetto del benessere animale del bio, caratteristiche che secondo l'indagine di Eurobarometro i cittadini europei già attribuiscono a queste produzioni.
Una fiducia dimostrata anche dalla grande crescita del giro d'affari che, secondo quanto riporta la Commissione, è cresciuto del 145% in dieci anni passando da 18 a 41 miliardi nel 2019. Questo andamento non è uniforme sul territorio europeo, con Paesi in cui produzione e consumo di prodotti bio sono ancora estremamente marginali ma che sembrano garantire ampi margini di crescita.
Per ottenere un aumento dei consumi che accompagni e stimoli la parallela crescita della produzione la Commissione intraprenderà una serie di azioni finalizzate a:
Ad un aumento della produzione biologica deve necessariamente corrispondere un parallelo sviluppo di tutti gli attori della filiera, incoraggiando la produzione locale, migliorando e accorciando i canali distributivi, consentendo agli agricoltori di godere del valore aggiunto generato dalle produzioni biologiche.
Per consentire che il percorso di crescita a livello di produzione e trasformazione prosegua, il Piano prevede di:
L'agricoltura biologica è in grado di offrire un importante contributo nella difesa dell'ambiente, nel contrasto ai cambiamenti climatici, nel garantire una maggiore fertilità dei terreni sul lungo periodo, una maggiore biodiversità e degli alti standard per il benessere animale.
Da questi presupposti si muove il Piano d'azione della Commissione, che punta a definire nuove strade per ridurre l'impatto ambientale del bio attraverso una serie di azioni che si muoveranno seguendo queste direttrici:
Per aumentare la consapevolezza dei consumatori rispetto alle produzioni biologiche la Commissione ha deciso di organizzare annualmente una "Giornata del Bio" e dei premi per i protagonisti della filiera biologica. L'UE intende inoltre incoraggiare e promuovere lo sviluppo delle reti del "turismo bio" attraverso i Biodistretti. Attraverso questi ultimi, di cui nel nostro Paese abbiamo alcuni esempi importanti, agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e amministratori pubblici lavorano insieme per una gestione sostenibile delle risorse, basata sui principi e le pratiche biologiche.
Gli ultimi dati disponibili indicano che nel 2019 l'intera Europea ha coltivato 16.528.678 ettari di SAU biologica, pari a circa il 23% del totale mondiale, e con una crescita nell'ultimo decennio di 6,5 milioni di ettari in più, vale a dire un incremento del 65% (Dati IFOAM-FiBL, 2021). Nel 2019 l'incidenza della SAU bio europea è stimata tra il 3 ed il 9% sulla superficie coltivata, a seconda che si consideri l'UE a 27 o l'intero continente.
Cosa accade nei 3 Paesi europei con la maggiore superficie biologica? Le SAU di Spagna (2,3 milioni di ettari), Francia (2,2 milioni di ettari) e Italia (2,0 milioni di ettari) pesano sul totale del continente per il 40%, con circa 6,6 milioni di ettari complessivi. Accanto al dato relativo alle superifici delle coltivazioni biologiche, altri elementi come l'incidenza della SAU bio, la superficie media aziendale e le principali categorie vegetali coltivate contribuiscono a definire meglio il quadro del comparto.
Tra i tre Paesi l'incidenza più alta di SAU biologica spetta all'Italia con il 15,8%, seguita da Spagna al 10,1% e dalla Francia all'8,1% di SAU bio. Tali valori sono calcolati in riferimento alle SAU totali dei Paesi risultanti dalle Indagini sulla struttura delle aziende agricole (SPA). In Italia si è assistito ad un incremento di oltre 879 mila ettari in dieci anni con un incidenza delle superfici biologiche cresciuta di oltre 7 punti percentuali.
Se si guarda alla superficie media aziendale, un'azienda bio in Italia ha a disposizione 28 ettari mentre Spagna, Germania e Francia sono oltre i 37 ettari.
A determinare estensioni così elevate concorrono diversi fattori, come la tipologia colturale, la morfologia dei territori e/o il sistema di conduzione delle aziende e i titoli di possesso.
Quali sono i gruppi colturali più rappresentativi nei 3 diversi Paesi?
La SAU italiana biologica è coltivata per il 42 % da seminativi, per il 3% da ortaggi, per il 24% da colture da frutto (legnose), per il 28% da prati permanenti e per il 3% da terreni a riposo.
Il dettaglio sulle principali tipologie vegetali biologiche coltivati negli altri due Paesi è diverso. In Spagna sono prevalenti, e per oltre il 50%, i prati e pascoli mentre in Francia la quota di superficie destinata alle coltivazioni da frutta è limitata al 7% del totale della SAU.
In ciascun paese ci sono quindi ancora ampi spazi e grandi potenzialità anche per produzioni di interesse per le filiere agroalimentari che riguardano, a monte, la coltivazione di seminativi, ortaggi e frutta.
Lo dimostra anche la fotografia della distribuzione della SAU biologica nazionale, che mantenendo la sua gravitazione nella parte centro-meridionale, sta via, via avanzando nella porzione nord della penisola. Nel 2019, il 51% dell'intera superficie biologica nazionale si trova in 4 Regioni: Sicilia (370.622 ha), Puglia (266.274 ha), Calabria (208.292 ha) ed Emilia-Romagna (166.525); seguono, 5 Regioni che detengono il 31% degli ettari bio totali: Lazio (144.035 ha), Toscana (143.656), Sardegna (120.828), Marche (104.567) e Basilicata (103.234). Mentre il 18% si divide tra le altre 12 aree del Paese: Campania (69.096), Lombardia (56.557), Piemonte (50.786), Veneto (48.338), Umbria (46.595), Abruzzo (42.681), Friuli-Venezia Giulia (12.800), Molise (11.964), Bolzano (11.846), Trento (6.906), Liguria (4.335), Valle d'Aosta (3.296).
Matteo Tagliapietra
Delizia Del Bello
PianetaPSR numero 100 marzo 2021