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Pac post 2020

PAC post 2020, Un tavolo inclusivo per scrivere il nuovo Piano Strategico Nazionale

Si è insediato lo scorso 19 aprile, alla presenza del ministro Stefano Patuanelli, il nuovo Tavolo di partenariato per la costruzione del PSN.

"La sfida che abbiamo davanti è una sfida impegnativa e affascinante per il nostro Paese: costruire un sistema agricolo che possa disegnare un nuovo volto per l'agricoltura che vogliamo nel prossimo decennio. Un'agricoltura fatta di innovazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale". Con queste parole, il 19 aprile scorso, il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli ha aperto i lavori del Tavolo di partenariato per la costruzione del Piano Strategico Nazionale (PSN) della nuova Politica agricola comune (PAC). 

Il Ministro ha sottolineato come si tratti del punto di partenza di un percorso di confronto e sintesi che dovrà condurre il nostro Paese a presentare alla Commissione il PSN entro la fine dell'anno. L'obiettivo del Tavolo infatti è quello di essere uno spazio inclusivo: "Nessuno sarà escluso da questo momento di confronto".

Il Ministro ha posto l'accento sul fatto che, in un anno profondamente segnato dalla pandemia, il settore primario abbia dimostrato la sua resilienza, grazie all'impegno di tutti i componenti delle filiere, ai quali ha rivolto il suo ringraziamento per "aver garantito, senza interruzioni, cibo di qualità sulle nostre tavole".

Il Covid, ha proseguito, "ha costretto i decisori, a ogni livello, a fare delle riflessioni sul futuro che vogliamo per il nostro pianeta. Da questo ragionamento nasce l'istituzione del Next Generation EU, che attiverà una serie corposa di iniziative che daranno la possibilità agli Stati membri di rafforzare i propri sistemi produttivi, in un'ottica di transizione verde e digitale". Nelle prossime ore sarà sottomesso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ai servizi della Commissione che - una volta approvato - consentirà al Paese di ricevere la prima tranche di pagamenti pari a circa il 13% dell'intera dotazione, che ammonta complessivamente alla cifra di circa 191 miliardi di euro.

Patuanelli ha poi ricordato come il Green Deal UE e la strategia Farm to Fork delineino per il settore primario un ruolo fondamentale nel percorso di riduzione dell'impronta ambientale. 

Per raggiungere questi obiettivi, avremo a disposizione un budget complessivo pari a circa 50 miliardi di euro per i prossimi sette anni, tra fondi della Politica agricola comune post 2020 e relativo cofinanziamento nazionale, oltre alle risorse a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Una base consistente su cui costruire il nostro "edificio agricolo"; risorse inimmaginabili fino a poco tempo fa, che però potrebbero non essere sufficienti se non venissero investite nel modo migliore possibile e se l'Europa non garantirà quella flessibilità e adattabilità delle politiche ai diversi sistemi agricoli. "Un aspetto sul quale stiamo lavorando con il massimo impegno". 

Nel corso dell'intervento non è mancato il riferimento al ruolo delle Regioni nella nuova programmazione: "Il Piano strategico si porrà ad un livello intermedio tra quello europeo e quello regionale, ma il nostro percorso deve partire con la consapevolezza che lo sviluppo rurale deve rimanere a livello regionale e che le autorità di gestione, o delegate se così verranno chiamate, dovranno essere le Regioni. Da questo punto si deve partire per determinare il modo in cui le Regioni vorranno e dovranno continuare ad agire come hanno fatto fino a oggi. È evidente che noi ragioniamo sulla base di ciò che è ancora in discussione a livello europeo, dato che i regolamenti non sono ancora definiti. Io mi auguro che si riesca a chiudere questa partita nel corso della Presidenza portoghese e quindi nel primo semestre: è un obiettivo che tutti gli Stati membri si stanno ponendo e si sta lavorando per questo".

Il Ministro ha poi aperto la discussione sul documento tecnico presentato nel corso della riunione (disponibile qui), richiamando i sei obiettivi principali del PSN: "Sei sono gli obiettivi principali e strategici, che potranno poi essere declinati in diversi sotto obiettivi: potenziare la competitività delle aziende e delle filiere, migliorare le performance climatiche e ambientali dei sistemi produttivi, rafforzare la resilienza e la vitalità dei territori rurali, promuovere il lavoro agricolo e forestale di qualità,  rafforzare la capacità di attivare scambi di conoscenza e innovazioni e, infine, efficientare il sistema di governance, rafforzando le strutture di gestione amministrative a livello nazionale e regionale e costruire un quadro regolamentare semplice ed adeguato alle nuove sfide e alle nuove esigenze. Avremo un percorso da fare assieme che rappresenta una delle sfide che questo governo ha: rafforzare il settore primario che nel nostro Paese è di fondamentale importanza".
Dopo i saluti istituzionali dei presidenti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, On. Filippo Gallinella e Sen. Gianpaolo Vallardi, e del Presidente della Commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Donato Pentassuglia, il capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale, Giuseppe Blasi, è entrato nel dettaglio delle attività di costruzione del PSN, e del ruolo del Tavolo di partenariato "Oggi è il momento in cui delineare il campo da gioco all'interno del quale ci dovremo muovere in questi otto mesi che mancano alla presentazione della prima bozza del Piano strategico. Quella di oggi è la riunione zero e rappresenta il primo passo formale di un percorso in costruzione e che porterà ad un provvedimento del Ministro per la definizione dei partecipanti e delle regole".

Dopo aver accennato alla partita oramai praticamente chiusa sul fronte delle risorse, "il taglio che abbiamo subito sul QFP sarà in parte compensato dalle risorse del PNRR", Blasi ha cercato di fare chiarezza sul fronte ancora aperto del ruolo regionale nella nuova programmazione: "Il Piano strategico rappresenta una cornice comune, ma - indipendentemente da quella che sarà la terminologia che verrà utilizzata una volta che i regolamenti verranno approvati - è chiaro ed evidente il ruolo delle Regioni nell'ambito della programmazione dello sviluppo rurale. Tutte le misure di sviluppo rurale che dovranno essere gestite a livello regionale saranno programmate e dovranno essere gestite a livello regionale, tranne quelle che insieme decideremo di gestire a livello nazionale, come ad esempio accade oggi per la gestione del rischio.

Ciò che cambia, ed è un aspetto molto rilevante, sono le relazioni finanziarie; il New delivery model e il Piano strategico impongono una nuova programmazione di carattere finanziario e questo incide su alcuni aspetti chiave, come la questione del disimpegno: non ci sarà più rischio disimpegno a livello di programma regionale, perché gli obiettivi finanziari e i target di monitoraggio dovranno essere raggiunti a livello nazionale. Questa è certamente una buona notizia, perché è il sistema-Paese che deve raggiungere delle performance, però implica anche l'esigenza di regolamentare con maggiore precisione i rapporti tra Stato e Regioni e tra le Regioni stesse, perché il mancato raggiungimento di un obiettivo da parte di una singola Regione o un singolo Programma non determini effetti negativi anche sugli altri".

Blasi ha poi posto l'accento sulla nuova "Architettura verde" ribadendo che si tratta di un "elemento chiave della futura PAC. Un tema su cui si è dibattuto tantissimo e che a livello comunitario è ancora aperto, ma, indipendentemente dalla percentuale delle risorse da dedicare agli eco-schemi a seguito dei triloghi, sarà fondamentale il lavoro a livello tecnico, che non può prescindere dal coinvolgimento delle Regioni, del partenariato e degli Organismi pagatori, per garantire la massima semplicità amministrativa e burocratica. L'eco-schema, che ricordiamo è obbligatorio per lo Stato membro ma facoltativo per gli agricoltori, è uno strumento tipicamente da secondo pilastro, con regole di controllo di verifica di pagamento tipiche dello sviluppo rurale, ma viene introdotto sul primo pilastro, che ha regole completamente diverse. Ogni problematica relativa ad automatismi, semplicità e controlli si tradurrà in un ritardo di pagamento e un appesantimento amministrativo che potrebbero pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi previsti dagli stessi eco-schemi. Quindi è particolarmente importante, nella proposizione delle iniziative, pensare sempre al peso degli oneri amministrativi, ai tempi dei controlli e dei pagamenti, perché non possiamo permetterci di appesantire ulteriormente il sistema".

Il successivo intervento è stato quello del Direttore Generale dello Sviluppo rurale Simona Angelini, incentrato sul ruolo della Rete Rurale Nazionale: "Quello della RRN è un ruolo oramai consolidato. Nel 2008, per una precisa scelta del Ministero, è stata istituita con l'obiettivo di valorizzare e mettere a sistema tutte le competenze in materia di analisi, monitoraggio, programmazione e gestione dei fondi comunitari acquisite negli anni dagli esperti appartenenti al Ministero e ai nostri enti controllati, Crea, Ismea e Agea. Oggi è diventata un punto di riferimento, non soltanto a livello nazionale ma a livello internazionale e come partner del corrispondente network europeo.

L'azione che svolge la Rete è fondamentale, soprattutto nel nostro Paese che è caratterizzato da una programmazione regionalizzata, dove è necessario garantire un livello minimo di uniformità e omogeneità delle diverse politiche, che spesso scontano anche un diverso livello di organizzazione e di efficienza delle autorità e degli organismi che sono individuati per la gestione degli interventi. Il contributo che ha dato la Rete non è stato soltanto in termini di supporto all'efficientamento dei programmi, ma voglio ricordare anche tutte le importanti attività di informazione, animazione e comunicazione che hanno consentito di consolidare sempre di più un rapporto basato sul confronto continuo tra la RRN e i tutti gli attori che sono rilevanti per lo sviluppo rurale del nostro Paese". 

Angelini ha poi posto l'accento su quanto la RRN ha fatto e sta facendo per la costruzione della nuova programmazione: "La nostra consolidata esperienza ha consentito di essere pronti fin dalle prime battute a dare il nostro contributo per la definizione della nuova programmazione, dal lavoro di analisi Swot alla realizzazione dei policy brief, per poi proseguire l'attività di accompagnamento e di supporto a tutte le fasi di confronto ed elaborazione del PSN. È un percorso molto complesso, perché richiede l'integrazione degli strumenti di primo e secondo pilastro con quelli delle altre politiche e con il PNRR, attraverso una pianificazione di una strategia comune da implementare con interventi nazionali e regionali. Questo ovviamente richiederà il massimo sforzo da parte di tutti noi nella costruzione di un nuovo sistema di relazioni tra Ministero, Regioni e attori del partenariato. Abbiamo realizzato e già messo in campo in questi mesi diversi documenti che hanno offerto una base di lavoro e riflessione sulla strategia e che sono a disposizione degli addetti ai lavori, ma anche dell'opinione pubblica, sul sito della RRN. Questo è un aspetto che voglio sottolineare, perché l'attività di comunicazione e informazione rivolta a tutti ai cittadini deve far comprendere il valore aggiunto delle politiche europee".

L'incontro è proseguito con la relazione di Alessandro Monteleone della RRN, incentrato su una prima analisi di metodo del documento tecnico presentato al tavolo, e successivamente con gli interventi dei rappresentanti del partenariato (qui la registrazione di tutti gli interventi), che hanno avuto la possibilità di presentare la propria posizione rispetto ad alcuni dei temi centrali aprendo un confronto che si svilupperà nelle prossime riunioni e porterà alla definizione del PSN.

 
 
 
 

Matteo Tagliapietra

 
 

PianetaPSR numero 101 aprile 2021