In dialetto li chiamano "cia'n", sono i terrazzamenti delimitati da muri a secco che caratterizzano il paesaggio scabro ed essenziale delle Cinque Terre: settemila chilometri lineari costruiti dall'uomo a partire dall'anno Mille per la regimazione delle acque superficiali e la creazione di terre da coltivare. Un'opera monumentale iscritta nel 1997 nella Lista Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO e, dal 2019, protagonista del progetto europeo Stonewallsforlife, ovvero, "muri di pietra per la vita".
Il progetto prevede il recupero e il mantenimento di circa sei ettari di terrazzamenti e quattromila metri quadrati di muri a secco a Manarola, nel comune di Riomaggiore (SP), per migliorare la produzione agricola, preservare il territorio e incrementare la capacità di resistenza alle alluvioni. L'anfiteatro di Manarola è infatti il sito pilota scelto per dimostrare come l'adattamento ai cambiamenti climatici e il contrasto al dissesto idrogeologico possono passare anche dall'antica arte dei muri a secco.
Innovazione e solidarietà sono le parole chiave per capire il progetto che ha anche una forte valenza sociale: nei cinque anni della sua durata sono infatti previsti corsi di formazione sulle tecniche di costruzione dei muri a secco indirizzati a disoccupati e migranti. L'obiettivo è quello di formare manodopera specializzata per la cura del territorio e al tempo stesso preservare e tramandare memoria e tradizioni delle Cinque Terre.
Se è vero che attualmente è maturata la consapevolezza dell'importanza della manutenzione del territorio in relazione anche alle conseguenze dei mutamenti climatici in atto, per farlo efficacemente è necessario elaborare la giusta strategia. Di questo si occupa il partenariato del progetto il cui capofila (Parco Nazionale delle Cinque Terre) con la sua conoscenza del territorio ed esperienza in progetti europei coordina le attività previste dalle varie azioni;
Tra gli altri partner, il Dipartimento di Scienze della Terra (DISTAV) dell'Università di Genova è responsabile dell'analisi e del monitoraggio scientifico e tecnologico del progetto attraverso l'installazione di stazioni di monitoraggio multiparametriche. Legambiente si occupa della gestione finanziaria-amministrativa e della comunicazione; ITRB Group mette a disposizione la sua esperienza nella redazione di proposte a programmi UE; mentre il Dipartimento provinciale di Barcellona ha un ruolo chiave nella replicazione del progetto in altre aree con condizioni orografiche analoghe. Fondazione Manarola, infine, si occupa della messa a disposizione dei terreni per gli interventi nell'area pilota e della preparazione dei corsi di formazione previsti.
Non è un caso che sia stato scelto questo territorio. "Le Cinque Terre sono una zona molto dinamica da un punto di visto geomorfologico - spiega Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre - qui non siamo in zona sismica ma la superficie dei versanti è molto sollecitata, vi sono grandi pendenze e spesso i fenomeni meteorologici si traducono in eventi alluvionali di elevata energia: a volte basta una pioggia intensa di due, tre ore per innescare fenomeni idraulici che causano forti erosioni. Il ripristino dei terrazzamenti, con la loro funzione di veri e propri serbatoi per l'acqua piovana, può essere una risposta efficace per l'adattamento climatico".
Ma a volte bisogna trovarsi sull'orlo dell'abisso per riuscire a trovare le risposte alle esigenze di una comunità. È la storia della Fondazione Manarola, nata in seguito alla tragica alluvione che colpì le Cinque Terre nell'ottobre del 2011 - 13 morti tra Cinque Terre e Val di Vara e i comuni di Monterosso e Vernazza severamente danneggiati - rendendo evidente la necessità di avere uno strumento efficace per difendere il territorio e chi vi abita.
"Da quei giorni è nata una nuova consapevolezza - continua Scarpellini - ci si è resi conto che non si poteva tralasciare il problema dei versanti abbandonati e occuparsi solo dei centri storici e delle attività turistiche, e che la simbiosi tra le zone naturali e agricole con i centri urbani doveva ricostituirsi".
Il progetto riproduce su larga scala ed è ispirato da quanto fatto fino ad oggi grazie alla cooperazione tra Parco delle Cinque Terre, CARITAS e Fondazione Manarola, soggetto che nasce nel 2014 senza fini di lucro per perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale e tutela ambientale. Nel concreto la Fondazione affronta quello che è il problema principale del territorio: l'abbandono dei terreni, che qui sono per lo più piccoli appezzamenti a conduzione famigliare, spesso abbandonati nel dopo guerra da chi è andato via per cercare un lavoro meno faticoso. Una volta mappati i terreni e rintracciati i proprietari la Fondazione Manarola si occupa di acquisirne la disponibilità tramite la stipula di contratti di affitto o comodato d'uso, sistema le opere murarie e i canali di scolo e li affida ad aziende agricole, possibilmente del luogo, che ne garantiscono il mantenimento.
Nonostante le comprensibili difficoltà derivanti dall'emergenza sanitaria, i partner sono attualmente impegnati nella prosecuzione delle attività: entro la fine dell'estate è prevista la preparazione dell'area di intervento nella zona di Manarola con la pulizia dalla vegetazione arbustiva che ha colonizzato i terrazzi per verificare lo stato di conservazione dei muri e identificare i lavori necessari al loro ripristino. Parallelamente saranno avviate le procedure per l'organizzazione dei corsi di formazione sulle tecniche costruttive dei muri a secco e organizzati forum tematici per la definizione di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, con il coinvolgimento di diversi soggetti che operano sul territorio, a partire dai viticoltori.
Gli interventi di trasformazione del territorio delle Cinque Terre sono avvenuti nei secoli attraverso la realizzazione di terrazzamenti per la coltivazione della vite e dell'ulivo sostenuti da muri a secco, assumendo un ruolo significativo per quanto riguarda il contrasto ai fenomeni erosivi concentrati ed areali, la regimazione delle acque superficiali e la canalizzazione artificiale delle stesse.
Da circa mille anni l'uomo è intervenuto su questo aspro territorio a picco sul mare, sviluppando aree coltivate per poter sopravvivere in zone anticamente coperte da un fitto manto boschivo. Generazione dopo generazione, le comunità locali hanno modellato la roccia creando con elementi litoidi di diversa pezzatura i muri a secco, dando vita ad uno splendido paesaggio "artificiale" costituito da terrazzamenti sui quali, grazie alla coltura della vite (attività molto faticosa data l'asprezza del terreno e le difficoltà logistiche e di trasporto) è derivata una eccellente produzione di vini rinomata per la sua qualità.
La coltura prevalente, ora come allora, è il vigneto a cui si affiancano oliveti, orti irrigui e orti conclusi ad agrumeto con prevalenza di limoni. I vigneti terrazzati sui versanti esposti prevalentemente a sud si estendevano dal livello del mare sino ad oltre 450 metri di quota.
Il paesaggio del Parco Nazionale delle Cinque Terre, area protetta dal 1999, costituisce quindi un'oasi ambientale di eccellenza per materia geomorfologica, collocazione geografica, storia e patrimonio di cultura materiale. Un insieme significativo i valori trasmessi da un paesaggio generato dalla persistenza storica della struttura degli usi del suolo.
Non a caso il Comitato del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO ha deciso di iscrivere il sito "Portovenere, Cinque Terre e le Isole (Palmaria, Tino e Tinetto)" nella lista nel 1997 considerando che la Riviera Ligure di Levante tra le Cinque Terre e Portovenere è un sito culturale di eccezionale valore, che rappresenta l'interazione armoniosa tra uomo e natura per la produzione di un paesaggio di elevata qualità panoramica che illustra un modo di vita tradizionale che esiste da più di mille anni e continua a svolgere un ruolo socio‐economico importante nella vita della comunità.
Un paesaggio antropico estremo, dominato dalla presenza di terrazzamenti che dal livello del mare di ogni versante prevalentemente esposto ai quadranti meridionali salgono quasi sino alla sommità dei rilievi.
I muri a secco sono l'espressione più autentica del territorio delle Cinque Terre: a livello geologico, in senso ampio, queste opere hanno tra le loro funzioni principali quelle di contrastare i fenomeni erosivi concentrati ed areali, regimare le acque superficiali e canalizzarle verso il fondovalle; sono quindi dei veri e propri serbatoi che consentono di rilasciare piano piano le acque filtrate attraverso la terra posta dietro al muro ed evitare un ruscellamento diffuso e dannoso.
Hanno inoltre una preziosa funzione in relazione alla preservazione di biodiversità, consentendo lo sviluppo di flora e fauna negli interstizi tra le pietre.
Nel 2018 l'Unesco ha iscritto l'arte dei muretti a secco nella lista degli elementi immateriali dichiarati patrimonio dell'umanità. La candidatura è stata presentata dall'Italia, con il supporto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dalla Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
L'arte dei muretti a secco comprende tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture in pietra mettendole una sopra all'altra e non utilizzando nessun altro elemento se non la terra a secco.
Si tratta di una tecnica molto antica che è presente in tutte le regioni italiane. I muri a secco vengono utilizzati sia per scopi abitativi che per l'agricoltura e, come abbiamo visto, rappresentano un elemento fondamentale dei terrazzamenti necessari per le coltivazioni in aree particolarmente scoscese.
Le strutture a secco sono sempre eseguite in armonia con l'ambiente e sono un esempio di relazione virtuosa tra uomo e natura. Oggi stanno scomparendo a causa dell'agricoltura intensiva e della mancanza di manodopera specializzata che si occupa della loro conservazione e manutenzione.
Come detto, obiettivo specifico del progetto LIFE Stonewallsforlife è la conservazione e il recupero del sistema dei terrazzamenti agricoli del territorio delle Cinque Terre. L'approccio illustrato mette in evidenza la strategia complessiva d'azione che nasce con finalità di riduzione del rischio derivante da fenomeni di dissesto che potenzialmente possono interessare aree abitate. Tali azioni si inseriscono in un quadro più articolato di politiche e programmazioni per la gestione del patrimonio paesaggistico che devono essere tra loro integrate ed armonizzate, avendo al centro anche l'importanza in termini di biodiversità degli spazi rurali. Ne sono un esempio, nel caso specifico del contesto in esame, il Piano del Parco e il Piano di Gestione del sito UNESCO, attualmente in fase di redazione, che definiscono indirizzi e misure per la conservazione del complesso sistema di valori ambientali, storici, archeologici e culturali dell'area.
Anche le politiche di sviluppo rurale rappresentano pertanto una concreta opportunità per il conseguimento di questi obiettivi, con la consapevolezza dei diversi fattori limitanti che caratterizzano l'agricoltura in questo contesto: le condizioni di forte acclività; l'estrema parcellizzazione catastale; una generale tendenza all'abbandono delle attività agricole; l'impossibilità di introdurre meccanizzazioni a supporto degli interventi eccezione fatta per le monorotaie; le difficoltà derivanti dal sistema di autorizzazioni e regolamentazioni.
I programmi di sviluppo rurale comprendono diversi esempi di misure e operazioni per il recupero e il ripristino oppure per la realizzazione ex-novo dei muretti a secco con l'obiettivo di salvaguardare e migliorare il paesaggio agrario e di conservare gli elementi naturali degli agroecosistemi. Questi interventi vengono finanziati dai PSR attraverso investimenti non produttivi connessi all'adempimento degli obiettivi agro-climatico-ambientali.
Il Programma di Sviluppo Rurale Regione Puglia 2007/2013, attraverso la misura 216, ha previsto uno specifico sostegno agli imprenditori agricoli per il rifacimento dei muretti a secco. Gli interventi, da prevedere prioritariamente nelle aree Natura 2000, dovevano essere eseguiti senza alterazione della tipologia costruttiva e dell'aspetto esteriore del muro originario.
Il PSR Friuli Venezia Giulia 2014/2020 prevede, invece, la misura 4.4.1. per incentivare investimenti di ristrutturazione di muretti a secco e muretti di sostegno a secco. In questo caso, sono ammissibili a finanziamento le operazioni che riguardano il ripristino dei muretti a secco esistenti che delimitano i fondi agricoli o muri di sostegno dei terrazzamenti esistenti. Anche il PSR Regione Liguria 2014/2020, attraverso la sottomisura 4.4.1, ha consentito di finanziare il ripristino muretti a secco tradizionali per il sostegno di terreni in pendio.
Inoltre, sempre nell'ambito della misura 4.4.1, il GAL Quattro Parchi del PSR Lombardia 2014/2020 ha finanziato le aziende agricole che realizzano nuovi terrazzamenti o muretti a secco e attraverso la misura 7.6.1, ha incentivato il recupero e la valorizzazione del patrimonio rurale con interventi a carattere dimostrativo. Con tali interventi si sono recuperare a coltura le superfici terrazzate abbandonate.
Anche il MiTE ha stanziato delle risorse per l'attuazione di progetti per il monitoraggio dello stato conservativo dei muretti a secco e per l'individuazione delle azioni necessarie per il loro ripristino all'interno dei Parchi nazionali. L'obiettivo è quello del rilevamento delle opere e delle costruzioni in pietra secco che insistono su terreni potenzialmente idonei al recupero agricolo per poi realizzare gli interventi di ripristino necessari.
La nostra opera di sostegno all'agricoltura non finisce mai - ci tiene a sottolineare il direttore del Parco delle Cinque Terre - oltre agli strumenti forniti da programmi comunitari e nazionali, abbiamo predisposto specifiche misure di sostegno quali il bando per la ricostruzione dei muri a secco che consente di limitare i fenomeni di dissesto geo-idrologico, tema prioritario per consentire di recuperare superfici ad uso agricolo e di conseguenza consentire di effettuare interventi a sostegno dell' agricoltura. Attraverso un continuo confronto con produttori locali e le associazioni di categoria, si è appurato che uno tra i temi che emerge con maggiore forza è questo: la necessità di ampliare i terreni da coltivare superando i limiti attualmente previsti dalla normativa vigente.
L'integrazione fra misure, opportunità e strumenti diversi, quali ad esempio il progetto LIFE Stonewallsforlife o gli aiuti per lo sviluppo rurale, è fondamentale perché gli interventi siano efficaci e in linea con i bisogni e le necessità di un territorio difficile e dei suoi abitanti, i veri custodi di questo paesaggio.
Francesco Marchese, Parco Nazionale delle 5 Terre
Emanuele Raso, Parco Nazionale delle 5 Terre
Ludovica Schiaroli, Legambiente Liguria
Luigi Servadei, Ministero delle Politiche Agricole-Rete Rurale Nazionale
PianetaPSR numero 103 giugno 2021