La propensione ad introdurre innovazioni nel settore vitivinicolo può essere esaminata alla luce di due diverse misure, tra quelle presenti all'interno del Programma Nazionale di Sostegno (PNS): la misura investimenti che ha sostenuto un processo di innovazione nelle dotazioni aziendali, e la misura innovazione (non attivata dall'Italia) la cui finalità è quella di sostenere i processi di definizione delle innovazioni tecnologiche tramite un partenariato pubblico-privato.
Con riferimento alla prima misura, si può sottolineare che:
Con riferimento all'innovazione, invece, va rilevato che - al di là della mancata attivazione della misura all'interno del PSN - il settore vitivinicolo partecipa attivamente al Partenariato Europeo per l'Innovazione (PEI [2]).
Dall'esame dei Gruppi Operativi (GO) istituiti nell'ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) italiani, si ricava, infatti, che quelli appartenenti al comparto vitivinicolo rappresentano il 15% dei GO selezionati con un plafond di risorse impegnato superiore ai 27 milioni di euro, valore che ne evidenzia il peso relativo rispetto agli altri comparti (fig. 1)[3] .
In termini di distribuzione territoriale (Fig. 2), la concentrazione dei GO vitivinicoli ricalca la vocazione territoriale della filiera: tra i 71 GO impegnati nell'adozione di nuovi modelli organizzativi per la promozione e la diffusione dell'innovazione nel comparto è possibile, infatti, osservare una particolare concentrazione in Emilia-Romagna (25,4%), Veneto (18,3%) e Toscana (16,9). L'ampiezza del partenariato, ovvero la capacità di coinvolgere soggetti, è piuttosto varia. Si nota, tuttavia, che i GO con un numero di partner compreso tra 6 e 10 rappresentano il 65% dei GO esaminati (Carta, Lai, 2020).
In base ad un'analisi svolta da Carta e Lai (2020), i processi di digitalizzazione, la difesa fitosanitaria e la tutela della biodiversità sono i temi prioritari dei progetti di innovazioni. Gli stessi autori evidenziano come i GO impegnati nell'introduzione di processi di digitalizzazione, sono spesso funzionali alle innovazioni legate ai temi propri del Green deal europeo quali, ad esempio, il miglioramento della gestione delle risorse naturali (acqua e suolo) e la viticoltura biologica, l'introduzione di metodi di difesa fitosanitaria più sostenibili, la gestione del suolo, il miglioramento della qualità del prodotto, e la reintroduzione di varietà locali che possono permettere sia di rafforzare la resistenza ai patogeni o altre malattie, sia di contrastare il cambiamento climatico.
In generale, a prevalere all'interno dei partenariati sono gli imprenditori agricoli (51%), che rappresentano il centro dell'approccio multi-attore promosso dal PEI-AGRI, seguiti dalla componente della ricerca (21%).
I dati disponibili testimoniano, quindi, il rafforzamento del settore enologico italiano, che ha incrementato la dotazione patrimoniale da utilizzare nel processo produttivo, sia sotto il profilo quantitativo che di quello qualitativo. Tuttavia, i maggiori investimenti hanno con molta probabilità facilitato il formarsi di situazioni di eccesso di immobilizzazioni con conseguente appesantimento della struttura dei costi.
Sarebbe opportuno stimolare le attività in conto terzi, non solo nella fase agricola, dove il contoterzismo è un fenomeno ormai ben radicato (il cui progresso tecnologico dovrebbe però essere sostenuto dai PSR), ma anche nella trasformazione (es. impianti mobili di imbottigliamento ed eventualmente, operazioni pre-fermentative e la fermentazione alcolica, ecc.)
Attraverso l'utilizzo dei contratti di rete, potrebbero essere incoraggiate forme di condivisione di impianti e attrezzature.
Il tasso sostenuto di investimenti nel settore vitivinicolo ha favorito la presenza nelle aziende vitivinicole di attrezzature e macchinari. Ciò è sostenuto a sua volta dalla consistenza di un discreto numero di imprese produttrici di macchinari e software fornitrici di servizi per la viticoltura. Il rapido rimpiazzo delle attrezzature e dei macchinari ha portato con sé l'introduzione di tecnologie digitali avanzate che nella fase agricola del processo vitivinicolo consentono di adottare modelli di gestione ispirati all'agricoltura di precisione.
Nella fase enologica ampio è il ricorso alle tecnologie digitali per la regolazione del processo e la programmazione delle macchine, anche in un'ottica di automazione, nonché per il controllo dei flussi, a supporto anche della tracciabilità della storia dei lotti di produzione e della gestione della logistica interna. Meno diffusi sono però i modelli di digitalizzazione più avanzati.
Francesco Licciardo, Roberta Sardone
CREA - Politiche e bioeconomia
PianetaPSR numero 105 settembre 2021