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mani che tengono un mazzo di carote biologiche
Biologico

I numeri dell'agricoltura biologica italiana: una fotografia da cui partire per il PSN

Al Sana di Bologna Mipaaf e Ismea hanno presentato i numeri aggiornati del settore elaborati dal SINAB.

Settembre storicamente è il mese del biologico. Una tradizione che ora trova nuova forza nella decisione della Commissione europea di istituire per il 23 settembre come la Giornata europea del Bio, iniziando a dare concretezza alle misure previste dal Piano d'azione per lo sviluppo del settore.

Al rientro dalla pausa estiva è infatti il momento della presentazione dei numeri del bio elaborati dal SINAB. Anche quest'anno l'occasione per il Ministero e l'Ismea si è presentata durante "Rivoluzione Bio", gli Stati generali del comparto che si tengono al SANA, la fiera nazionale di Bologna.

SAU e orientamenti produttivi

Nel 2020, dopo due anni di stagnazione, le superfici certificate tornano a crescere a ritmi interessanti. 

Superata la soglia dei 2 Mln di ettari (+5,1%), l'incidenza del biologico italiano sul totale della superficie agricola coltivata è tra le più alte in Europa (16,6%) anche se alcuni grandi Paesi come la Germania e la Francia mostrano incrementi molto più elevati. 

Nel contesto di un trend positivo, le differenze a livello regionale sono comunque importanti: le superfici bio restano concentrate al Sud, anche se in alcune regioni si registrano delle flessioni (Calabria -7,4% e Campania -6,3%). La crescita maggiore si registra invece in Toscana (+25,5%), in Sardegna (+21,6%) e nel Lazio (+12,6%). 

Rispetto agli orientamenti produttivi i seminativi e gli ortaggi sono la categoria più rappresentata (49%) seguita dai prati e pascoli (24%) e dalle colture arboree permanenti (28%). È interessante evidenziare come le superfici certificate a pascolo, spesso attaccate perché non valorizzanti il metodo biologico, sono meno significative rispetto alla Spagna e Francia, Paesi con i quali dividiamo il podio europeo della superficie agricola bio.

Le aziende

Nel 2020 gli operatori del settore hanno raggiunto le 81.731 unità, con un incremento del 1.3% rispetto all'anno precedente. La crescita è spinta dalla categoria dei produttori-preparatori (+5,8%) che conferma la tendenza delle nuove realtà imprenditoriali biologiche di non limitarsi alla produzione agricola ma di creare valore aggiunto attraverso la trasformazione. 

Il trend degli operatori bio evidenzia inoltre la tendenza delle aziende ad aumentare la dimensione media (29,7ha/azienda bio) a tutto vantaggio di un processo di riorganizzazione fondiaria che coinvolge anche le imprese certificate. 

Sicilia (10.860 operatori), Calabria (10.109 operatori) e Puglia (9.267 operatori) da sole raccolgono il 37% del totale delle aziende mentre Toscana (+14%) e Sardegna (+11%) sono le regioni dove la crescita è più vivace.

Consumi

I numeri Ismea valutano il mercato al consumo interno di bio pari a 3,6 Miliardi, con una crescita di poco inferiore al 2%.

Le vendite nelle catene distributive della GDO restano concentrate nel Nord (63%) anche se il Mezzogiorno mostra un interessante trend evolutivo (+4,1%). 

Esploso l'acquisto sul web con un fatturato superiore ai 145 milioni di euro negli ultimi dodici mesi.

La redditività della aziende biologiche

L'attenzione delle istituzioni per il biologico non si limita alla valutazione delle esternalità ambientali. Ambiziose sono anche le aspettative in termini di opportunità reddituali che il biologico può offrire alle aziende. 

Il recente report della Rete Rurale "La redditività delle aziende biologiche. Analisi del campione Rica" fornisce elementi di comparazione tra la redditività delle aziende biologiche e quelle non certificate analizzando il campione RICA nel periodo 2016-2019, che restituisce i risultati economici stratificati per regione, classe dimensionale e orientamento produttivo.   
Le aziende biologiche rappresentano il 18% del campione.

Redditività per azienda e per ettaro

La redditività netta aziendale, intesa come differenziale tra ricavi e costi è maggiore nel biologico in ragione di una dimensione media aziendale superiore di 8 ettari. 

Il valore calcolato sul singolo ettaro risulta però premiare il convenzionale di 283 €/ha pur con importanti differenze regionali.

Il biologico del campione RICA è meno redditizio anche quando lo si osserva per comparti produttivi. Differenze marcate si registrano nella zootecnia (-545 €/ha negli allevamenti erbivori e -2.195 €/ha nei granivori) oppure nelle colture arboree permanenti (-579 €/ha) mentre i seminativi sono appaiati (-26 €/ha). È interessante anche valutare la redditività per zona altimetrica; in questo caso il margine a vantaggio del convenzionale è 309 €/ha in montagna, di 264 €/ha in pianura e di 11 €/ha in collina.

Gli aiuti Pac per la redditività delle aziende bio

Gli aiuti della Politica agricola incidono diversamente sulla redditività delle aziende convenzionali e biologiche. Quest'ultime, oltre ai pagamenti diretti del primo pilastro della Pac, percepiscono spesso il pagamento a superficie della Misura 11 dei PSR. 
I pagamenti erogati per il possesso dei titoli Pac ammontano mediamente a 363 €/ha nelle aziende convenzionali dove rappresentano il 23% del reddito aziendale. Per le aziende bio i 340 €/ha di aiuto del primo pilastro pesano invece per il 25% sulla redditività d'impresa che conta poi di ulteriori 238 €/ha di pagamento medio previsti dalla misura 11 dei PSR. 
In definitiva le aziende bio che beneficiano sia di pagamenti diretti che dell'aiuto a superficie dei PSR percepiscono 598 €/ha, equivalenti al 44,5% del reddito netto aziendale.
Si tratta di una valutazione media che deve tener conto delle specificità regionali e di indirizzo produttivo. Ad esempio l'aiuto pubblico è più influente nelle aziende a specializzazione più estensiva del centro-sud.

 
 

Riccardo Meo
ISMEA - Direzione"Servizi per lo Sviluppo Rurale"

 
 

PianetaPSR numero 105 settembre 2021