Il percorso della bozza del Piano strategico nazionale per la nuova PAC è sempre più vicino alla sua conclusione: Al 31 dicembre, data ultima per la presentazione del Piano alla Commissione europea, mancano infatti oramai poche settimane e la bozza del Piano prende forma in maniera sempre più definita.
Lo scorso 22 novembre il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha presentato al Tavolo di Partenariato la bozza del "Piano Strategico della PAC 2023-2027 per un sistema agricolo, alimentare e forestale sostenibile e inclusivo" e il documento work in progress "Scenari 2023-2027: un quadro d'insieme".
Il primo lavoro, redatto dal CREA con il contributo del Mipaaf e presentato da Alessandro Monteleone, rappresenta l'avanzamento rispetto al documento preliminare «Verso la Strategia Nazionale per un sistema agricolo, alimentare e forestale sostenibile e inclusivo» condiviso durante la prima riunione del Tavolo, tenutasi lo scorso 19 aprile. Contiene alcune proposte di scelte strategiche nazionali, che si muovono in coerenza con la logica di intervento richiesta dal regolamento PAC (Obiettivi Specifici-Esigenze e prioritizzazione-Interventi), con le raccomandazioni della CE, con le esigenze e priorità individuate anche con il contributo del Tavolo di partenariato e con le con le prime ipotesi di definizione degli interventi.
Affronta alcune scelte fondamentali per il Piano Strategico Nazionale della PAC (PSP), fra le quali le più importanti sono i Pagamenti Diretti (sostegno di base, convergenza interna, ridistributivo), gli eco-schemi, il sostegno accoppiato, le OCM settoriali (ortofrutta, vino, olio, miele), il fondo mutualistico nazionale per la gestione del rischio in agricoltura, la gestione forestale sostenibile, gli interventi di sviluppo rurale e gli interventi «agricoli» del PNRR e del Fondo Complementare.
In particolare, il documento, pur lasciando alla discussione con il Tavolo alcune scelte strategiche riguardanti le percentuali da destinare alle varie componenti dei Pagamenti Diretti, sostiene l'importanza del sostegno accoppiato verso alcuni settori strategici che soffrono di difficoltà specifiche e garantisce che le quattro OCM (ortofrutta, vino, olio e miele) saranno oggetto di maggiore integrazione delle filiere, al fine di intraprendere quei cambiamenti strutturali necessari a rafforzare le posizioni di mercato, migliorando la qualità delle produzioni e riducendo l'impatto ambientale. Un'importante misura confermata dalla bozza di piano è, inoltre, il prelievo del 3% dei Pagamenti Diretti, con cofinanziamento del FEASR, per la creazione di un nuovo Fondo mutualistico nazionale pubblico per la gestione dei rischi catastrofali in agricoltura. Indicazioni importanti e decise giungono anche sul tema della gestione forestale sostenibile.
In questo quadro, le Regioni continueranno, in parziale continuità con la presente programmazione e al fine di garantire un'efficace aderenza delle politiche rispetto ai fabbisogni locali, a gestire gli interventi di sviluppo rurale. Infatti, seppur in ottemperanza al nuovo quadro di governance, le Regioni continueranno a svolgere il ruolo di Autorità di Gestione, gestendo i circa 75 interventi di sviluppo rurale che sono attualmente in fase di definizione all'interno della fitta agenda di tavoli di lavoro.
Infine, il documento richiama la necessaria integrazione con gli interventi "agricoli" previsti nel PNRR e dal Fondo complementare, nonché da tutti gli altri interventi di sistema da cui anche il settore agricolo, alimentare e forestale e le aree rurali potranno trarre vantaggio.
Il secondo documento in discussione, illustrato dal direttore generale delle politiche internazionali e dell'Unione europea Luigi Polizzi, riguarda le valutazioni prodotte dal Mipaaf e dal CREA circa gli scenari relativi alle scelte sui Pagamenti Diretti, in particolare convergenza interna, riduzione dei pagamenti e capping, ridistributivo, accoppiato, giovani agricoltori, piccoli agricoltori e flessibilità fra primo e secondo pilastro. In una prima sezione, il documento mette a disposizione un quadro di insieme degli effetti sui territori determinati dalle scelte nazionali nell'ambito della futura PAC. L'analisi si completa con la valutazione degli effetti sulle tipologie aziendali e sui singoli settori produttivi.
L'elaborazione di dati microeconomici, inerenti agli effetti delle scelte di politica settoriale sui risultati economici aziendali ha consentito ai ricercatori del CREA, infatti, di valutare in maniera completa gli effetti della riassegnazione delle risorse finanziarie sulle tipologie aziendali, individuando quelle che riceveranno maggiore o minore sostegno e i fattori determinanti tali risultati. Fra questi, saranno determinanti le scelte circa le percentuali di Pagamenti Diretti da destinare al sostegno accoppiato (minimo 10%, possibile innalzamento al 15%), al sostegno per i giovani agricoltori (variabile da 0 al 3% negli scenari proposti) e quello per le altre filiere (anch'esso variabile fra 0 e 3%).
A cascata, queste scelte incideranno, infatti, sull'ammontare destinato al sostegno di base al reddito per la sostenibilità, che nel documento viene stimato tra il 44% (circa 1,6 miliardi annui) e il 55% (quasi 2 miliardi l'anno). Importanti ricadute sulle aziende agricole deriveranno anche dalle scelte relative al pagamento ridistributivo, a cui ogni Stato Membro dovrà destinare almeno il 10% del massimale al fine di "garantire una riassegnazione delle risorse da aziende grandi ad aziende piccole o medie (in termini di dimensioni fisiche)" e rispetto al tetto massimo del valore dei titoli.
Sul ridistributivo sono stati prodotti diversi scenari, facendo variare le classi dimensionali potenzialmente ammissibili al sostegno e, di conseguenza, l'importo unitario o gli importi unitari ad ettaro. Seppur con minime differenze fra gli scenari proposti, le simulazioni rilevano un possibile drenaggio di risorse dalle aree urbane e periurbane e da quelle specializzate verso le aree rurali intermedie, in modo particolarmente marcato, e a quelle con problemi di sviluppo.
Nel corso dell'evento, che ha visto la presenza di 280 partecipanti e ha registrato 46 interventi, è stata comunicata l'apertura di un sondaggio online [1] al quale sono invitati a partecipare tutti i membri del Tavolo di Partenariato. Il sondaggio serve a raccogliere le posizioni dei partner circa alcune importanti scelte strategiche da affrontare entro il 31/12, ed è impostato in maniera tale da definire posizioni chiare, che potranno comunque essere completate e rafforzate da commenti scritti inviati secondo le modalità tradizionali.
I lavori del Tavolo sono stati aperti dal ministro Stefano Patuanelli che nel suo intervento ha sottolineato come, al momento dello svolgimento dell'incontro, la valutazione della documentazione e dello stato dei lavori non abbia potuto prescindere dalla considerazione che i testi regolamentari e i relativi atti di esecuzioni della nuova PAC non sono ancora stati pubblicati. È solo nella giornata del 23 novembre, infatti, che il Parlamento Europeo ha votato i regolamenti sulla base dei quali è strutturata la nuova PAC, che verranno validati definitivamente dal Consiglio Europeo nei primi giorni di dicembre, per poi essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione entro la fine del 2022.
Uno stato di fatto che ha delle inevitabili ripercussioni su alcune delle scelte strategiche, che rimangono dunque in sospeso. Il Ministro ha quindi sottolineato che, nonostante non siano previste proroghe alla scadenza del 31 dicembre, il piano dovrà contenere alcuni elementi essenziali (quali eco-schemi, quante risorse, scelte sui pagamenti diretti, sui settori oggetto di sostegno accoppiato), ma potrà essere implementato lungo l'arco del 2022 con elementi di dettaglio, fino all'approvazione finale che avverrà entro il 30 giugno 2022.
Questa situazione di incertezza non ha tuttavia impedito al Mipaaf di prendere importanti decisioni, come ad esempio il prelievo del 3% sui Pagamenti Diretti per finanziare la gestione di rischio. Nella legge di bilancio - ha evidenziato Patuanelli - la gestione del rischio è finanziata su due fronti: la creazione di un Fondo di mutualizzazione nazionale e il rifinanziamento delle assicurazioni agevolate (cofinanziate al 70% tramite il Secondo Pilastro).
Il ministro ha quindi confermato quanto affermato nella bozza di PSP, ribadendo che la nuova PAC rimarrà fortemente regionalizzata nei fatti e che non potrà dunque prescindere dal ruolo delle Regioni che continueranno a svolgere il ruolo di Autorità di Gestione.
Nel suo discorso introduttivo ha infine richiamato nuovamente l'attenzione sulla necessità di trovare un equilibrio sulla base dei principi della PAC: produzione, ambiente e società, tre pilastri della sostenibilità che devono essere tutte dignitosamente e contemporaneamente portate avanti.
Patuanelli, dopo aver ascoltato tutti gli interventi, ha chiuso i lavori della giornata constatando la difficoltà nel tenere insieme le esigenze di tutte le rappresentanze sedute al Tavolo, pur riconoscendo come sia lecito e fisiologico che convivano logiche tra loro contrastanti.
Il ministro è quindi tornato ad insistere su tre punti principali:
Ampio spazio, nel corso della riunione, è stato dato anche ai rappresentanti delle organizzazioni che compongono il partenariato, con oltre quaranta interventi, che hanno trasversalmente manifestato apprezzamento per il lavoro di sintesi svolto e per la qualità dei materiali inviati.
Le osservazioni si sono divise in maniera omogenea sui due documenti presentati. Alcune preoccupazioni hanno riguardato le tempistiche e l'assenza di un adeguato indirizzo strategico chiaro e definito, sul quale tuttavia i partner sono chiamati ad esprimersi proprio attraverso il questionario messo a disposizione, i cui risultati verranno prodotti in tempi brevi.
Molti interventi hanno riguardato le scelte sui pagamenti diretti: le organizzazioni agricole, particolare, hanno sostenuto la necessità di garantire un pagamento di base sufficiente a garantire la liquidità degli agricoltori, auspicando che il percorso di convergenza interna dei pagamenti avvenga a un ritmo tale da permettere l'adeguamento da parte del sistema agricolo. Sul tema del sistema dei titoli, si rileva una certa discordanza di posizioni fra chi auspica una rapida uscita e chi sostiene, invece, che debbano essere mantenuti al fine di evitare impatti eccessivi su alcuni importanti settori.
Numerosi interventi si sono concentrati su aspetti settoriali e sull'importanza di mantenere le OCM attuali e di prevedere il sostegno accoppiato per alcune filiere in difficoltà, ma che al tempo stesso rivestono un ruolo strategico per il sistema agricolo italiano.
Le associazioni ambientaliste hanno posto l'accento sulla mancanza di una visione agro-ecologica all'interno del documento strategico, da conseguire attraverso il rafforzamento dei principi direttamente riconducibili alla transizione ecologica. Molte osservazioni hanno riguardato il contributo del settore agricolo alla produzione di gas ad effetto serra, che dovrebbero essere ridotte tramite azioni sistemiche che riguardino in primis il settore zootecnico. Su questo aspetto, tuttavia, alcuni partner hanno mostrato scetticismo, ponendo in discussione l'affidabilità dei dati riportati. Sui temi ambientali, il Ministero della Transizione Ecologica si è dimostrato aperto e disponibile a continuare il confronto sul Mipaaf sulle diverse questioni in campo, dalla biodiversità ai pesticidi fino alla gestione delle risorse idriche.
Infine, alcune osservazioni hanno riguardato la condizionalità sociale e, in particolare, l'importanza di una sua applicazione fin dal 2023.
Giampiero Mazzocchi
CREA-PB
PianetaPSR numero 107 novembre 2021