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Conto economico

Con il biologico la redditività ci guadagna

Bioreport: analisi  Inea mette a confronto il reddito tra aziende convenzionali e aziende bio, un settore in forte crescita. Il ruolo importante svolto dagli aiuti comunitari
 

Nell'attuale situazione di crisi economica e finanziaria che va avanti da qualche anno e che investe gran parte dei settori produttivi, compreso quello agroalimentare, il comparto della produzione biologica, in controtendenza, risulta in espansione. A livello mondiale nel 2009 il mercato biologico, con un valore di 54,9 miliardi di dollari, è cresciuto del 5% rispetto al 2008. Il nostro Paese riveste un ruolo importante per questo mercato: l'Italia si colloca infatti al quinto posto per fatturato a livello mondiale e quarto a livello europeo. Anche in riferimento alla fase produttiva l'Italia occupa una parte significativa rientrando tra i primi dieci Paesi al mondo per estensione della superficie agricola biologica e seconda in Europa dopo la Spagna.
I consumi nazionali di prodotti biologici crescono in tutti i canali di vendita, trend positivo che ormai prosegue da alcuni anni. Nel 2010 gli acquisti di prodotti biologici confezionati sono aumentati dell'11,6% in valore, mentre l'ortofrutta fresca ha registrato un incremento del 6,3%. La crescita riguarda tutte le aree del territorio italiano anche se le vendite si concentrano maggiormente in quelle settentrionali. Differentemente la produzione è realizzata principalmente nelle regioni meridionali mentre la trasformazione si concentra al Nord.

Risultati economici

A fronte di un trend così favorevole, può essere interessante allargare l'analisi del settore anche al riscontro in termini di profitto che ne ricavano gli agricoltori che adottano tale metodo di produzione, confrontandolo con la redditività delle colture convenzionali.
Dai dati riferiti al 2009 dell'indagine Rica, che ogni anno fornisce informazioni economiche di un campione rappresentativo di aziende agricole professionali, ovvero orientate al mercato, sono state selezionate le aziende biologiche e messe a confronto con le aziende convenzionali, appartenenti sempre al campione Rica, risultate simili alle biologiche per localizzazione, dimensione economica e orientamento produttivo, in modo da rendere omogeneo il confronto. Strutturalmente le aziende biologiche esaminate risultano caratterizzate da una maggiore estensione delle superfici: la superficie agricola media utilizzata è di circa 50 ettari contro i 35 delle convenzionali, fattore che comporta un maggior impiego di forza lavoro: le aziende biologiche occupano in media 2,2 unità di lavoro annuali (1 Ula equivale a 1.800 ore/annue per lavoratore salariato) mentre le convenzionali 1,8 unità.

 

Sotto il profilo economico le aziende biologiche Rica conseguono risultati produttivi e reddituali superiori a quelli raggiunti dalle convenzionali simili, rilevando così come il metodo di produzione biologico possa rappresentare per le aziende agricole una valida alternativa al sistema di coltivazione convenzionale. Il fatturato delle aziende biologiche risulta infatti pari a 118.500 euro, contro i 108.000 di quello delle corrispondenti convenzionali. E' interessante evidenziare per le aziende biologiche il maggior ricavo proveniente da attività connesse (5%), quali l'agriturismo o il contoterzismo, mentre nelle aziende convenzionali queste forme integrative di reddito appaiono meno rilevanti, rappresentando solo il 2% del fatturato aziendale.
Altro aspetto economico significativo che si riscontra nelle aziende biologiche è la più bassa entità dei costi correnti (beni di consumo, servizi prestati da terzi e altre spese dirette), che pesano meno del 30% del fatturato (39% in quelle convenzionali), indice dell'adozione in queste aziende di processi produttivi meno intensivi, nei quali viene impiegata una minore quantità di mezzi tecnici. Al contrario, i costi relativi al lavoro e agli affitti passivi risultano superiori nelle aziende biologiche, dove si registra un maggiore impiego di manodopera, così come richiesto dalle tecniche di produzione biologiche.

 

Risultati economici per i principali ordinamenti produttivi , 2009

 

Reddito netto

% Costi correnti/Fatturato

 
 

Anche il risultato reddituale del sistema biologico è superiore a quello registrato per le aziende convenzionali: il reddito netto, inteso quale compenso di tutti i fattori apportati dall'imprenditore e dalla sua famiglia, nelle aziende biologiche raggiunge un valore medio di circa 54.000 euro, ben più elevato dei 42.000 euro mediamente conseguiti nelle aziende convenzionali.
I risultati economici tuttavia mostrano una variabilità significativa in relazione agli indirizzi produttivi praticati. Dall'analisi dei dati per ordinamento produttivo, emerge che i migliori risultati economici delle aziende biologiche sono realizzati in corrispondenza degli ordinamenti a carattere solitamente più estensivo (aziende specializzate in seminativi e ad indirizzo misto), grazie al contenimento dei costi complessivi di produzione. Per contro, negli ordinamenti generalmente più intensivi, quali gli erbivori e le coltivazioni permanenti, sono le aziende convenzionali a ottenere le performance migliori, dato che le biologiche non riescono a mantenere il vantaggio dei minori costi di produzione.
Non va dimenticato che alla formazione del risultato reddituale concorrono in modo importante i contributi comunitari percepiti con la politica agricola comune (Pac). Nelle aziende biologiche questi rappresentano mediamente, sommando gli aiuti del primo e del secondo pilastro, il 40% del reddito, contro il 36% delle aziende convenzionali. Per quanto riguarda invece lo specifico capitolo del primo pilastro, che è preponderante in entrambi i settori, i rapporti si invertono: essi coprono il 66% del totale aiuti incassati, che sale invece all'82% nelle convenzionali.  Per il secondo pilastro, infine, è stato calcolato che i compensi comunitari a favore delle aziende biologiche, ricompresi nel più generale capitolo delle misure  agroambientali, costituiscono un sostegno rilevante per le aziende biologiche rappresentando il 18% del loro reddito.

Simonetta De Leo

 
 
 
 

PianetaPSR numero 3 - ottobre 2011