L'importanza degli aspetti sociali ed etici nel settore agricolo è diventata, nel corso degli anni, sempre più rilevante considerato il numero crescente di operatori, le attività di supporto organizzate dalle Istituzioni e le iniziative realizzate per approfondire elementi specifici connessi a tali pratiche.
Le attività di Agricoltura sociale (AS) rispondono alle esigenze di una pluralità di soggetti destinatari che rendono fondamentale il coinvolgimento non solo di attori privati interessati ad operare nel settore ma anche di enti pubblici; nel corso degli anni, nelle diverse realtà territoriali si è assistito al proliferare di progetti e iniziative locali con approccio bottom up e alla conseguente creazione di reti locali necessarie per supportare lo sviluppo globale dei territori, nonostante l'assenza di una disciplina specifica in materia (CREA, 2020). A tal fine, gli attori coinvolti hanno fatto ricorso alle norme di volta in volta disponibili in materia sociale, sanitaria e agricola, avviando una serie di protocolli, convenzioni e accordi di collaborazione (CREA, 2020).
La Regione che ha emanato, per la prima volta, una norma relativa all'AS è stata il Friuli-Venezia Giulia, nell'ormai lontano 2004, prevedendo contributi a favore dei Comuni per il sostegno delle attività sociali rivolte a persone con forme di fragilità o di svantaggio psicofisico o sociale (Papaleo, Ricciardi, 2019). Il Friuli-Venezia Giulia ha, quindi, rappresentato la precorritrice per le altre Istituzioni che hanno poi deciso di disciplinare le attività con norme specifiche, articoli e/o riferimenti riguardanti l'intero settore agricolo o specificamente le attività di diversificazione, condividendo, in alcuni casi, anche con gli attori dell'AS il processo di definizione della normativa. Nel 2015 è stata emanata la legge 141 "Disposizioni in materia di agricoltura sociale", che all'articolo 1 "promuove l'AS quale aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzato allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo, allo scopo di facilitare un accesso adeguato e uniforme alle prestazioni essenziali da garantire alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio nazionale e in particolare nelle zone rurali o svantaggiate". In seguito all'entrata in vigore della legge, alcune Regioni sono intervenute in materia emanando una norma ad hoc o adeguando la propria normativa alla legge n.141/2015.
Ad oggi, la disciplina di riferimento, a livello nazionale, non è ancora completa perché alcuni elementi centrali (criteri per il riconoscimento delle imprese e per il monitoraggio e la valutazione delle attività di agricoltura sociale; indicazioni per la semplificazione delle procedure amministrative e per la predisposizione di strumenti di assistenza tecnica, di formazione e di sostegno per le imprese; definizione di percorsi formativi riconosciuti per gli operatori; indicazioni sui modelli efficaci di AS e su contratti tipo tra imprese e pubblica amministrazione) relativi all'attività delle istituzioni pubbliche in materia di AS sono di competenza dell'Osservatorio di AS[1]. Le Regioni e le Provincie Autonome, invece, devono adeguare le proprie disposizioni al quadro normativo nazionale, oltre che istituire o revisionare gli albi, e registri degli operatori del settore.
Regione Lombardia nel 2017 ha approvato una specifica legge "Disposizioni in materia di agricoltura sociale" (L.r.n.35/2017) con la quale "riconosce e promuove, anche attraverso gli strumenti della programmazione regionale, l'AS quale aspetto della multifunzionalità delle attività agricole, per ampliare e consolidare la gamma delle opportunità di occupazione e di reddito, nonché quale risorsa per l'integrazione in ambito agricolo di pratiche rivolte all'offerta di servizi finalizzati all'inserimento lavorativo e all'inclusione sociale di soggetti svantaggiati e a rischio di emarginazione, all'abilitazione e riabilitazione di persone con disabilità, alla realizzazione di attività educative, assistenziali e formative di supporto alle famiglie e alle istituzioni". Le disposizioni normative hanno altresì l'obiettivo di supportare le fattorie sociali presenti in Lombardia che, con i loro servizi, rappresentano lo strumento per la realizzazione delle politiche di settore a sostegno dell'AS (Iacono, 2018).
Nel corso del 2021, la Regione ha approvato il regolamento di attuazione dedicato all'AS e alle fattorie sociali [2] che dal punto di vista tecnico la LR 35/2017 considera come le imprese agricole (ex art. 2135 del Codice civile). Il regolamento riguarda, appunto, i requisiti e le procedure per l'accreditamento e la tenuta del registro delle fattorie sociali, le modalità per lo svolgimento dell'attività e i relativi obblighi, l'attuazione dei corsi di formazione, i contenuti e l'utilizzo del contrassegno identificativo.
Sul territorio regionale ci sono 28 fattorie sociali già accreditate [3] (localizzate per lo più nelle provincie di Brescia e Como), e grazie al nuovo regolamento sarà possibile iscrivere nel registro regionale, nel rispetto dei requisiti previsti, tutte quelle realtà agricole fortemente improntate al sociale. La Regione ha deciso di sostenere e incoraggiare la formazione degli operatori, infatti, è evidente la presenza di realtà sociali che devono essere ancor di più valorizzate, la realizzazione dell'attività sociale in ambito agricolo deve prevedere una specifica formazione teorico-pratica in grado di supportare l'imprenditore. Inoltre, sono previsti obblighi per lo svolgimento dell'attività sociale che riguardano la frequenza di corsi annuali di aggiornamento della durata di otto ore, l'utilizzo del contrassegno identificativo regionale e l'assoggettamento ai controlli da parte degli uffici competenti.
In Regione le fattorie sociali, identificate come imprese agricole che possono avere forma giuridica diversa e dove l'attività agricola deve essere prevalente rispetto a quella sociale, sono distinte in due principali tipologie:
Le fattorie sociali erogative [4] hanno, rispetto all'annualità 2017, avuto un incremento superiore al 17%, mentre il numero di quelle inclusive è rimasto invariato.
Fonte: Nostre elaborazioni su Regione Lombardia
Dal 2015 la Rete Agricoltura Sociale Lombardia è una realtà che considera il superamento delle barriere dello svantaggio e la costruzione di opportunità concrete di formazione, inclusione lavorativa, riscatto sociale e valorizzazione, i principi cardine delle proprie linee di azione. Alla Rete aderiscono tutte le 12 provincie regionali per un totale di 139 realtà che comprendono aziende agricole, associazioni, cooperative e fondazioni. Il progetto Agricoltura Sociale Lombardia ha l'obiettivo di supportare le attività in grado di coniugare la componente imprenditoriale dell'agricoltura con un programma di sviluppo orientato ai valori sociali, all'inclusione dei soggetti con diversi tipi di fragilità (persone affette da disabilità psichica, psichiatrica, tossicodipendenti, alcolisti, ecc.), pertanto, diverse sono le finalità della Rete:
Il progetto rappresenta un'opportunità per i soggetti fragili di vivere un'esperienza di lavoro in un contesto non discriminante e che, allo stesso tempo, offre un piano formativo attuato in realtà agricolo-sociali che considerano il soggetto debole un elemento del processo produttivo, e da enti del terzo settore per i quali il lavoro agricolo e/o di trasformazione dei prodotti rappresenta il luogo ideale di un'esperienza che può essere considerata abilitativa, riabilitativa, educativa o formativa.
Tra le diverse realtà aderenti alla rete lombarda dell'AS la cooperativa sociale Biplano rappresenta un esempio presente sul territorio bresciano, che da sempre è orientata allo sviluppo di servizi sanitari per persone con problematiche psichiatriche.
La cooperativa sociale Biplano gestisce una comunità residenziale e un centro diurno e oltre all'attività terapeutica realizza laboratori occupazionali e propedeutici per aiutare le persone nei percorsi di inserimento lavorativo. Dal 2001 la cooperativa produce ortaggi con metodo biologico che vende in modo prioritario direttamente in alcuni mercatini del territorio e ai Gruppi di Acquisto Sociale. La commercializzazione rappresenta un ulteriore elemento che permette di inserire le persone fragili grazie anche alla presenza di diversi profili professionali con competenze sociali (educatore, psicologo/psicoterapeuta, psichiatra, sociologo, tutor).
Rita Iacono (CREA-PB)
rita.iacono@crea.gov.it
PianetaPSR numero 110 febbraio 2022