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Ucraina

Crisi Ucraina e scambi agroalimentari: il quadro della situazione

ISMEA analizza il quadro delle relazioni commerciali agroalimentari alla luce dell'attuale crisi geopolitica.

Il futuro dell'Ucraina, nella sua posizione "cuscinetto" tra Europa e Russia, è diventato nelle ultime settimane un tema di primaria importanza a livello politico ed economico per tutti i Paesi europei. L'innalzamento del livello di tensione tra Mosca e Kiev avviene nell'abito di una crisi aperta otto anni fa dall'occupazione russa della Crimea e acuita dal sostegno del Cremlino agli indipendentisti dell'Ucraina orientale.

L'instabilità generata da questo nuovo braccio di ferro, che inevitabilmente coinvolge anche l'UE e i Paesi Nato, rischia di avere importanti conseguenze sui mercati europei e di generare ulteriori elementi di incertezza in relazione al ruolo del Paese negli scambi agroalimentari con l'Ue-27 e, in particolare, con l'Italia.

Complessivamente, secondo le elaborazioni Ismea su dati COMTRADE (data base ITC), le esportazioni agroalimentari dell'Ucraina verso la Ue-27 sono state pari a 5,4 miliardi di euro nel 2020, facendo del mercato comunitario - con una quota del 28% - una delle principali destinazioni delle derrate provenienti da Kiev.

In tale contesto, l'Italia si posiziona al decimo posto tra gli acquirenti del Paese dell'ex blocco sovietico per un fatturato di 496 milioni di euro pari al 3% dell'export agroalimentare ucraino, in flessione del 19% su base annua.  Mentre sul versante dell'import, l'Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari, dopo la Polonia, con una quota del 7% pari a 415 milioni di euro, sempre nel 2020.

 
 

Gli scambi commerciali Italia-Ucraina

Il nostro Paese acquista dall'Ucraina soprattutto oli grezzi di girasole, mais e frumento tenero. Relativamente al mais, è da segnalare che l'Ucraina è il nostro secondo fornitore dopo l'Ungheria, con una quota di poco superiore al 20% sia in volume che in valore. Una situazione, questa, che suscita qualche preoccupazione vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30% negli ultimi 10 anni) e la ormai strutturale dipendenza degli allevamenti dal prodotto di provenienza estera (tasso autoapprovvigionamento italiano pari al 53% contro il 79% nel 2011).

Va sottolineato anche che nei primi dieci mesi del 2021, le importazioni complessive italiane di mais si sono ridotte in volume del 13% annuo, per un totale di circa 4 milioni di tonnellate, con una flessione del 15% per quello di provenienza ucraina (466 mila tonnellate). 


Più marginale il ruolo dell'Ucraina per il frumento tenero, altro prodotto per il quale l'Italia è fortemente deficitaria, che si configura come sesto fornitore con una quota pari al 5% in volume e in valore dell'import totale nazionale. Tra gennaio e ottobre 2021, anche le importazioni complessive nazionali di frumento tenero si sono ridotte del 4% circa su base annua (a 3,6 milioni di tonnellate), mentre le richieste dall'Ucraina si sono più che dimezzate (a 107 mila tonnellate).

 

Gli scambi con l'estero di prodotti agroalimentari dell'Ucraina

i dati sugli scambi con l'estero di prodotti agroalimentari dell'Ucraina
Fonte: elaborazione ISMEA su dati COMTRADE (data base ITC)
 
 

Redazione PianetaPSR

 
 

PianetaPSR numero 110 febbraio 2022