L'invasione russa dell'Ucraina ha provocato evidenti, e inevitabili, ripercussioni sui mercati a livello globale, e quelli agricoli non fanno eccezione, che sono al centro dell'analisi contenuta nell'Outlook di breve termine presentato dalla Commissione europea nelle scorse settimane. La crisi geopolitica ha generato un clima di incertezza rispetto alla disponibilità di cereali e oli vegetali, risvegliando le preoccupazioni relative all'approvvigionamento, alla sicurezza alimentare della UE, oltre che alla dipendenza dell'Europa da mangimi e fertilizzanti prodotti al di fuori dei confini Ue, prevalentemente in Ucraina, Russia e Bielorussia.
Il documento evidenzia come la disponibilità di cibo, mangimi e fertilizzanti non sia una preoccupazione né per quest'anno né per la prossima campagna di commercializzazione dei cereali (2022/23, a partire da luglio 2022 con il raccolto estivo e continuando con l'utilizzo dei grani prodotti nel 2022 fino a giugno 2023, prima del prossimo raccolto nell'estate del 2023).
L'UE è infatti gran parte autosufficiente dal punto di vista alimentare, con una massiccia eccedenza commerciale agroalimentare, e la Commissione si aspetta che il mercato unico dimostri ancora una volta la sua capacità di assorbire gli shock. Non mancano però le preoccupazioni rispetto all'accessibilità del cibo a causa degli alti prezzi di mercato e delle tendenze inflazionistiche.
Grazie alle misure proposte per aumentare la produzione di produzione di seminativi dell'UE, che permetteranno in particolare agli agricoltori di aumentare la loro area di semina per il mais, i girasoli e le colture proteiche, a condizione che prevalgano condizioni meteorologiche normali, secondo il documento analizzato: "Il raccolto dell'UE del 2022 potrebbe essere molto buono per i cereali e per i semi oleosi. Questo, insieme a una minore domanda di mangimi, dovuta a una minore produzione di carne suina nel 2022, e un uso ridotto di cereali per biocarburante, potrebbe permettere alle esportazioni di cereali dell'UE di essere del 30% più alte e le importazioni del 42% più basse nella campagna 2022/23.
D'altra parte, già prima dell'invasione dell'Ucraina, la ripresa economica globale stava già affrontando delle sfide: squilibri nell'offerta e nella domanda di fattori produttivi e di materie prime agricole avevano portato a forti impennate dei prezzi. In particolare il prezzo dei combustibili ha determinato un aumento delle spese di trasporto e l'andamento al rialzo dei pressi del gas, usato per la produzione di ammoniaca che è un componente chiave dei fertilizzanti azotati, ha determinato una crescita dei prezzi dei fertilizzanti che dalla metà del 2021 hanno raggiunto livelli mai visti in Europa nell'ultimo decennio.
L'Ucraina era diventata un attore importante sul mercato globale del grano e dell'olio di semi negli ultimi decenni. Rappresentava, infatti, il 10% del commercio globale di grano e mais, e più di un terzo del commercio globale di olio di girasole (nel 2021). Le interruzioni dei trasporti e della logistica in Ucraina, causati dai combattimenti e dal blocco dei porti sul Mar Nero, dovrebbero danneggiare in maniera importante la capacità dell'Ucraina di esportare la produzione attuale e produzione futura. Secondo i calcoli della FAO, quando è scoppiata la guerra ci si aspettava che l'Ucraina esportasse ancora di esportare 6 e 14 milioni di tonnellate di grano e mais, rispettivamente, entro la fine della campagna 2021/22.
L'incertezza sulla capacità degli agricoltori ucraini di seminare, fertilizzare e raccogliere la loro produzione quest'anno (per il raccolto del 2022 e quindi la campagna 2022/23 ha portato a varie stime di una possibile riduzione della produzione di grano. Quello peggiore, ovvero nessuna esportazione dall'Ucraina nella la campagna 2022/23, porterebbe a circa 20 milioni di tonnellate di grano mancanti sul mercato globale.
Se è vero che l'UE è largamente autosufficiente per la maggior parte prodotti agricoli di base, in particolare grano, prodotti lattiero-caseari e carne, è chiaro che importazioni ridotte di mais, frumento, olio di colza e di girasole dall'Ucraina avranno comunque un impatto, soprattutto sui prezzi dei mangimi e per l'industria di trasformazione alimentare dell'UE.
Nel caso dei mangimi, evidenzia l'outlook, i produttori di bestiame dell'UE stanno cercando soluzioni e forniture alternative per affrontare i costi elevati e compensare, in particolare, la mancanza di importazioni di mais dall'Ucraina e questo ha conseguenze su tutta la filiera della carne e su quella lattiero-casearia biologica.
Il meteo primaverile nell'UE giocherà un ruolo chiave nella disponibilità di mangime e foraggio grezzo che potrebbe parzialmente compensare la riduzione delle importazioni di mangime. La quota mancante potrebbe anche essere reperita altrove, anche se alcuni dei principali produttori (per esempio quelli sudamericani) soffrono di limitazioni climatiche.
Per quanto riguarda l'olio di girasole, invece, non c'è una reale possibilità di sostituire le importazioni dall'Ucraina e le aziende di trasformazione alimentare hanno già espresso forti preoccupazioni per questo, con la necessità di sostituirlo con altri oli di origine vegetale.
La preoccupazione principale, però, rimane il livello dei prezzi. Come risultato della guerra, infatti, i prezzi delle materie prime sono saliti alle stelle e si prevede che rimarranno alti quest'anno e peseranno ulteriormente sui preesistenti livelli di inflazione crescente.
La BCE prevede ora un tasso di inflazione del 5,1% per l'UE nel 2022 (con un ritorno al 2,1% nel 2023). Questo genera inevitabilmente delle domande sulla capacità degli agricoltori di acquistare fertilizzanti, mangimi e di pagare la loro bolletta energetica, in particolare per gli agricoltori con aziende ad alta intensità energetica e di mangimi. Allo stesso modo questo andamento non può non provocare anche una crescente preoccupazione sull'accesso al cibo per le famiglie a basso reddito.
Per fare fronte a queste difficoltà l'Ue ha messo in campo una serie di strumenti di emergenza per alleviare la pressione sugli agricoltori e limitare l'impatto sui consumatori.
Tra questi un pacchetto di sostegno di 500 milioni di euro, in favore dei produttori più colpiti dalle gravi conseguenze del conflitto, un innalzamento dei livelli degli anticipi sui pagamenti diretti, una serie di misure di sicurezza del mercato, una deroga eccezionale e temporanea per permettere la produzione di qualsiasi coltura per alimenti e mangimi su terreni incolti per ampliare la capacità produttiva dell'UE e l'introduzione di specifiche flessibilità temporanee ai requisiti di importazione esistenti sui mangimi per contribuire ad alleviare la pressione sul mercato dei mangimi.
Per affrontare le sfide sul mercato dell'energia, prosegue l'analisi dell'outloook, la Commissione ha annunciato una serie di azioni nella sua comunicazione RePower EU sulla sicurezza energetica dello scorso 8 marzo.
La Commissione ha incoraggiato gli Stati membri a utilizzare i nuovi Piani strategici della PAC per dare priorità agli investimenti che riducano la dipendenza da gas e carburante e fattori di produzione come pesticidi e fertilizzanti, favorendo in particolare investimenti nella produzione sostenibile di biogas, investimenti nell'agricoltura di precisione, sostegno all'agricoltura di carbonio e alle pratiche agroecologiche.
Redazione PianetaPSR
PianetaPSR numero 112 aprile 2022