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Gli enti di ricerca nei partenariati per l'innovazione del PEI AGRI

Una panoramica sulla tipologia e il ruolo che svolgono nei Gruppi operativi costituiti in Italia.  

Per dare impulso all'agricoltura attraverso lo sviluppo dell'innovazione con nuovi prodotti, nuove tecniche di produzione, nuovi modelli organizzativi e gestionali, la politica europea riconosce un ruolo importante alla cooperazione, con un modello reticolare che, attraverso la formazione di partenariati, favorisce le relazioni tra impresa e gli altri operatori della filiera agricola, consulenti, organizzazioni professionali, mondo della ricerca.

L'analisi proposta intende esaminare, in particolare, la presenza degli enti di ricerca tra i vari soggetti dei partenariati per l'innovazione, con un approfondimento sulla partecipazione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria (CREA) e i suoi Centri.

I Gruppi Operativi del PEI: uno strumento utile

Il Partenariato Europeo dell'Innovazione per la produttività e la sostenibilità dell'agricoltura (PEI-AGRI) è stata una delle novità della programmazione dello sviluppo rurale per il periodo 2014-2020. Il PEI è stato istituito dalla Commissione Europea per rimuovere uno dei principali ostacoli ai processi innovativi, la distanza tra i risultati della ricerca e l'adozione di nuove pratiche/tecnologie da parte degli agricoltori e delle imprese (Reg. (UE) n. 1305/2013 - art. 55).

Il PEI-AGRI è incentrato sulla formazione di partenariati e sull'interazione fra soggetti provenienti da diversi ambiti professionali nell'ambito dei cosiddetti Gruppi Operativi (GO). Fra i referenti delle diverse filiere agricole dell'innovazione si parla sempre più di Gruppi Operativi PEI. Se ne parla perché si tratta di uno strumento valido per la diffusione delle innovazioni nel settore agroalimentare e forestale, che ha l'obiettivo di individuare - in un determinato contesto - soluzioni a specifici problemi o di promuovere specifiche opportunità per le imprese agricole. Nei Gruppi Operativi i diversi attori dell'innovazione e dell'agricoltura - agricoltori, consulenti, ricercatori, imprese agroalimentari, ONG e altri soggetti interessati - collaborano, condividono idee e trasformano le conoscenze esistenti in soluzioni innovative e risultati di ricerca, che possono essere messi in pratica più facilmente. 

La sottomisura 16.1, nell'attuale periodo di programmazione, ha sostenuto la costituzione e la realizzazione di progetti da parte dei Gruppi Operativi del PEI, per il miglioramento della produttività e sostenibilità dell'agricoltura. Essa ha avuto un considerevole successo, difatti, quasi tutte le regioni italiane hanno attivato la sottomisura, ad eccezione della Valle d'Aosta; e con 656 GO attivati è stato superato il target finale previsto di 626 GO per l'intero periodo di programmazione. I GO devono essere composti da almeno due soggetti, tra cui obbligatoriamente un'azienda agricola/forestale; alcune regioni, però, hanno imposto anche la presenza di un ente di ricerca nel partenariato (Lombardia, Friuli, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Basilicata). Possono poi farne parte anche altri soggetti della filiera agro-alimentare, consulenti, docenti e/o organizzazioni di rappresentanza. La classificazione dei GO per comparti produttivi ha evidenziato che l'approccio multifiliera è il più diffuso. Tra i comparti specializzati, la viticoltura è il più importante per numerosità.  Segue la frutticoltura, l'orticoltura, l'allevamento di bovini e la cerealicoltura.

Gli enti di ricerca nei Gruppi Operativi

Nei partenariati dei GO un ruolo importante hanno avuto gli enti di ricerca, a cui è stato riconosciuto, in primo luogo, il compito di mettere a disposizione i risultati innovativi delle proprie ricerche e di adeguarli alle condizioni di contesto; ma di fatto si sono ritrovati anche a mettere la propria esperienza al servizio del mondo produttivo, svolgendo attività di organizzazione, gestione e realizzazione dei progetti. La partecipazione attiva degli istituti di ricerca e delle Università nei partenariati per l'innovazione ha favorito sia l'avvio di meccanismi di emulazione e moltiplicazione di comportamenti collaborativi e innovativi, sia effetti di ricaduta più ampi lungo le filiere e nei territori rurali. 

Dalle informazioni disponibili sul Portale Innovarurale (www.innovarurale.it) è possibile venire a conoscenza di numerosi dati riguardanti i GO italiani, che possono consentire tra l'altro di stimare la presenza della componente ricerca nei partenariati. Si precisa che si tratta di una stima alla data del 9 maggio 2022, poiché il caricamento di GO nella banca dati è tuttora in continua evoluzione.Tra gli istituti di ricerca, l'Università è quella presente nel maggior numero di GO, seguita dal CREA.  

Tra gli altri enti di ricerca partecipanti ci sono il CNR, il CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali), il CRPV (Centro Ricerche Produzioni Vegetali), l'ENEA. Analizzando, a livello regionale, l'incidenza percentuale della componente ricerca all'interno del partenariato, si denota che, escludendo le regioni in cui era obbligatoria la presenza degli enti di ricerca, altre regioni come Liguria (34,72%) e Campania (31,79%) presentano le più alti percentuali (Grafico 1).

Nei GO italiani, gli enti di ricerca partecipano in qualità di capofila per circa il 32%, quota prevalente rispetto alle altre tipologie di partner (Grafico 2). Le regioni in cui essi sono più presenti come capofila, sul totale regionale degli altri partner, sono la Basilicata (64%) per il meridione, a cui seguono le regioni del nord come Emilia Romagna (61%), Lombardia (56%) e Friuli V.G. (50%).

Focus sui Centri CREA nei Gruppi Operativi

La presenza di enti di ricerca come il CREA[1], diffuso su tutto il territorio nazionale con diversi Centri, conferma l'approccio multidisciplinare del PEI-AGRI, nell'affrontare le sfide della ricerca e sperimentazione in agricoltura. L'analisi che segue ha stimato la presenza dei Centri CREA nel partenariato dei GO italiani, attraverso le schede dei progetti della banca dati dei GO[2]. In alcuni casi il CREA partecipa con diversi Centri in uno stesso Gruppo Operativo. In queste situazioni, essendo l'oggetto di analisi il Centro CREA, si è deciso di conteggiare separatamente i GO per ogni Centro partecipante. 

Date queste precisazioni, in totale si è stimato che i Centri CREA sono presenti in 106 GO, rispetto ai 622 GO registrati su Innovarurale alla data dell'indagine. Il CREA partecipa con quasi tutti i suoi Centri di ricerca (11 sui 12 totali), fra i quali i Centri del meridione e isole si distinguono per il grande coinvolgimento. I Centri CREA con la maggioranza di partecipazione, infatti, sono quelli situati in Emilia-Romagna con 18 GO, ma seguiti da quelli presenti in Campania, Puglia e Sicilia, ciascuna con 14 GO (Grafico 3). I Centri del CREA che hanno il ruolo di capofila (8 GO), sono localizzati, in ordine di numerosità, in Lombardia e Campania, seguite da Piemonte, Emilia R., Basilicata.

Se si osserva la numerosità per tipologia di Centro, si rileva che il CREA VIT - Viticoltura ed enologia e il CREA AA - Agricoltura e Ambiente sono i più presenti, con 20 GO per ciascuno (Grafico 4). Una significativa partecipazione c'è anche per il CREA ZA - Zootecnia e Acquacoltura (14 GO), il CREA OF - Orticoltura e Florovivaismo e il CREA CI - Colture Industriali, con 10 GO ciascuno. Nel ruolo di capofila, tra gli otto GO rilevati, il Centro Zootecnia e Acquacoltura è il più presente con 4 GO (2 in Lombardia per i bovini, 1 in Basilicata per bovini e 1 in Campania per ovi-caprini). I restanti sono Viticoltura ed enologia, Ingegneria e trasformazioni agroalimentari, Genomica e Bioinformatica, Orticoltura e Florovivaismo, tutti rispettivamente capofila di un GO.

La presenza rilevante del Centro Viticoltura ed enologia riflette la predominanza della viticoltura (20 GO), tra i comparti produttivi interessati dal campione di GO dell'analisi. Alquanto numerosi sono anche la cerealicoltura e i progetti trasversali alle varie produzioni agricole (15 GO ciascuno), seguiti dalle colture industriali (13), florovivaismo (8) e bovini (6). Le colture industriali interessate sono soprattutto per la canapa, oltre alla bachicoltura e alle piante officinali.

Le tematiche prevalenti riscontrate nel campione in esame, sono l'agricoltura biologica (15 GO), la biodiversità (13) e l'agricoltura di precisione (12), seguite dalle filiere agroalimentari (11), la gestione aziendale (11) e la difesa da malattie e infestazioni (9).

Tra le innovazioni promosse si segnalano quelle che per l'agricoltura biologica riguardano l'applicazione di metodologie innovative a basso impatto ed utilizzabili in regime biologico per la gestione delle avversità fitosanitarie; l'introduzione di nuovi genotipi; la realizzazione di nuovi prodotti ad uso alimentare, anche attraverso l'impiego degli scarti delle lavorazioni. 

Per l'agricoltura di precisione, le innovazioni promuovono soluzioni per trasferire ed impiegare i dati digitali nelle aziende agricole; lo sviluppo di un sistema di monitoraggio digitalizzato per la gestione economica, ambientale e di benessere animale; l'elaborazione di piattaforme digitali online, che supportino le aziende nella gestione del suolo in vigneto; la diffusione di sistemi di agricoltura di precisione, come stazioni meteo sensori, droni, sistemi di supporto decisionale (SSD), utilizzabili anche nel gestire i trattamenti fitosanitari nelle aziende viticole o per la pianificazione forestale sostenibile.

In questi campi, il CREA si è confrontato nel partenariato con altre strutture di ricerca, tra cui soprattutto l'Università, ma anche altri enti come il CNR, il CRPA, il CRPV, il FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica), l'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

Alla luce di quanto presentato, si può ragionevolmente pensare che il PEI-AGRI potrà fare realizzare un salto di qualità all'agricoltura italiana, grazie all'importante partecipazione e diffusione delle istituzioni della ricerca nei partenariati dei GO. I risultati dell'analisi descritta rilevano, in particolare, una diffusa partecipazione del CREA, seconda solo alle Università, con un importante apporto alla promozione e introduzione di innovazioni nelle imprese agricole. 

 
 

Riferimenti bibliografici

  • Ascione E., Ugati R. (2017), I GO e i progetti pilota di cooperazione. Lo stato di avanzamento delle sottomisure 16.1 e 16.2, Pianeta PSR e-book "Innovazione nello sviluppo rurale. Uno strumento trasversale per la crescita dell'agricoltura comunitaria". RRN-ISMEA, Roma.
  • Ascione E., Ugati R., (a cura di), (2017), Stato di programmazione delle misure 16.1 e 16.2 nei PSR regionali, Report RRN-CREA. 
  • Vagnozzi A. (2019), Quali prospettive per il sistema della conoscenza e dell'innovazione nelle politiche 2014-2020?, Agriregionieuropa n. 56 marzo 2019.
 

Note

  • [1] Il CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria, è organizzato in 12 Centri presenti in maniera capillare sul territorio nazionale, anche con numerose aziende e campi sperimentali. I Centri di ricerca sono: Genomica e Bioinformatica, Agricoltura e Ambiente, Difesa e Certificazione, Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, Alimenti e Nutrizione, Politiche e Bioeconomia, Zootecnia e Acquacoltura, Foreste e Legno, Cerealicoltura e Colture Industriali, Viticoltura ed Enologia, Orticoltura e Florovivaismo, Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura. 
  • [2] Nell'analisi non sono stati presi in considerazione i GO finanziati in Campania e in Veneto con i bandi Leader.
 
 
 
 

Elisa Ascione, Rossella Ugati
CREA - Centro Politiche e Bio-economia

 
 

PianetaPSR numero 113 maggio 2022