Il 13 giugno si è tenuto il workshop dal titolo Crisi globale e crisi commerciale: quali implicazioni per l'agroalimentare italiano?, primo dei tre appuntamenti del Ciclo di seminari su L'agricoltura italiana di fronte alla crisi internazionale: energia e commercio, organizzati dal CREA-Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale.
Il workshop, moderato da Roberto Henke, Dirigente di ricerca del CREA-PB, ha fornito un quadro dell'attuale crisi globale e commerciale e dei possibili effetti sugli scambi agroalimentari dell'Italia, affrontando i temi della sicurezza alimentare e del ruolo sempre più importante delle politiche e degli accordi commerciali per il settore agroalimentare.
Alessandra Pesce, Direttrice del CREA-PB, ha aperto i lavori evidenziando l'importanza delle tematiche proposte nel workshop, tra cui quella dell'approvvigionamento dei cereali e il peso che possono avere comportamenti speculativi sui prezzi.
Roberto Solazzo, Ricercatore del CREA-PB, ha presentato alcuni dati sugli scambi agroalimentari dell'Italia con la Russia e Ucraina, evidenziando il ruolo della Russia come cliente dell'Italia (1,3% sul totale dell'export agroalimentare italiano nel 2021, pari a 663 milioni di euro), e dell'Ucraina come fornitore (1,3% sull'import agroalimentare italiano, con 643 milioni di euro). L'export agroalimentare verso la Russia, già duramente colpito dall'embargo introdotto nel 2014, riguarda soprattutto prodotti trasformati e bevande appartenenti al Made in Italy, come caffè torrefatto, vini e spumanti DOP. Il peso del mercato russo per alcuni di questi prodotti risulta particolarmente rilevante: quasi il 5% per il caffè torrefatto nel 2021, il 4,3% degli spumanti DOP e oltre il 10% dei vini aromatizzati. Allo stesso modo nel 2021 l'Ucraina è stata in nostro principale fornitore di olio girasole (per uso alimentare), con una quota del 46%; da Russia e Ucraina abbiamo, inoltre, importato oltre la metà dei panelli di girasole, utilizzati nella mangimistica. Anche il 15% del mais importato dall'Italia nel 2021, oltre 785 mila tonnellate, è di provenienza ucraina.
Gli effetti della crisi russo-ucraina sugli scambi sono particolarmente visibili già a un mese dall'inizio del conflitto, ha sottolineato Solazzo riportando alcune anticipazioni contenute nel Rapporto CREA sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, di prossima pubblicazione. L'import agroalimentare dell'Italia dall'Ucraina a marzo 2022 mostra una riduzione in valore del 13%, rispetto a marzo 2021, e per l'export agroalimentare verso la Russia il calo sale al 35%. A eccezione del mais (escluso da semina), in calo del 5,4%, per gli altri principali prodotti a marzo 2022, rispetto a marzo 2021, c'è un crollo dei volumi importati dall'Ucraina (-40,5% per olio di girasole, con incremento dei flussi dall'Ungheria, e oltre -70% per panelli di girasole e frumento tenero) (Fig. 1). Anche per l'export verso la Russia la contrazione colpisce quasi tutti i principali prodotti, come il caffè torrefatto (-81,8% in quantità) e il prosecco DOP (-53,6%) (Fig. 2). Va tuttavia precisato come l'export complessivo dell'Italia di questi due prodotti, e più in generale dell'agroalimentare, risulti in netta crescita nel mese di marzo e in tutto il primo trimestre 2022. Bisognerà monitorare l'andamento degli scambi nei prossimi mesi per meglio comprendere le dinamiche dei mercati.
Luca Salvatici, professore ordinario presso l'Università Roma Tre, ha affrontato la questione della sicurezza alimentare e dell'approvvigionamento di input per la produzione agricola.
Già prima della guerra in Ucraina, la pandemia aveva accentuato il problema dell'insicurezza alimentare, in crescita negli ultimi anni, soprattutto nei paesi dell'Africa e del Medio Oriente. Queste aree sono, inoltre, particolarmente dipendenti da Russia e Ucraina per l'approvvigionamento dei cereali. Anche per il mercato degli oli vegetali c'è un problema a livello mondiale di forte dipendenza dall'estero.
Salvatici ha sottolineato la necessità di analizzare gli effetti della crisi a breve e a lungo termine. Tra questi ultimi, c'è la carenza di fertilizzanti e l'aumento dei loro prezzi, con conseguenti riduzioni attese delle rese, riconversioni a produzioni che richiedono l'uso di meno fertilizzanti e aggravio di costi per l'approvvigionamento da fornitori alternativi. Pochi paesi, tra cui la Russia, concentrano una quota elevata di esportazioni mondiali di fertilizzanti. Le politiche possono ridurre o amplificare il problema, come nel caso della sospensione dell'esportazione di fertilizzanti da parte della Russia e, prima ancora, della Cina. In generale, ha concluso Salvatici, le restrizioni alle esportazioni sono un esempio di politica economica che rischia di determinare un peggioramento della situazione.
Federica De Maria, Ricercatrice del CREA-PB, ha posto l'attenzione sull'importanza degli accordi commerciali nei periodi di crisi, come quello attuale. Nel 2015, con la nuova strategia europea sul commercio e gli investimenti, "Trade for All", l'UE ha posto maggiore enfasi alla gestione del processo di globalizzazione in senso ampio. Oggi con il "Green Deal" e la "Farm to Fork Strategy" la Commissione punta a un sistema alimentare più sostenibile e più salubre. Tutti questi temi sono oggi al centro degli accordi commerciali di nuova generazione, attraverso i quali l'UE intende trasferire i propri valori e standard ai partner commerciali.
La crisi attuale e il perdurare della pandemia hanno perturbato il commercio internazionale di prodotti agroalimentari, con la conseguente insorgenza di speculazioni che dai mercati finanziari giungono ai prodotti agricoli e ripercussioni per l'industria di trasformazione. In tale contesto la diversificazione geografica delle fonti di approvvigionamento assume un ruolo primario, con un rinnovato interesse verso accordi commerciali in fase di stallo. L'attenzione è volta ad attori privilegiati come l'Australia, la Nuova Zelanda, e ancora l'India, il Brasile e il Messico. Alcuni di queste intese sono in via di costituzione, altre già in essere o in fase di modifica e ampliamento.
Alessandro Antimiani, della DG Trade, illustrando i recenti cambiamenti avvenuti nella politica commerciale dell'Unione Europea a seguito della crisi tra Ucraina e Russia, ha evidenziato come alcuni processi negoziali già in corso abbiano subito una accelerazione. La Commissione Europea, infatti, ha sottolineato la necessità di intensificare i dialoghi per accordi commerciali che possano da una parte sostituire il mercato russo come destinazione e dall'altra quegli accordi finalizzati a supplire alle forniture russe. Per quanto riguarda il primo aspetto, i negoziati con la Nuova Zelanda e l'India sono stati rimessi al centro del processo di sviluppo della strategia commerciale. Dal punto di vista dell'approvvigionamento, con particolare attenzione alle risorse energetiche, la crisi russo-ucraina ha rafforzato la necessità di una politica commerciale volta alla diversificazione delle fonti.
Daniele Curzi, Ricercatore dell'Università di Milano, ha infine presentato uno studio sugli effetti che le fluttuazioni di domanda e offerta del mercato globale del grano hanno sui prezzi delle esportazioni di pasta. La crescita generalizzata dei prezzi, già iniziata nei mesi successivi allo scoppio della pandemia di Covid-19, ha conosciuto un ulteriore incremento dopo l'invasione russa in Ucraina, con il prezzo del grano diventato protagonista nello scenario congiunturale, raggiungendo livelli elevatissimi. Dall'analisi di un campione di circa 12.000 operatori economici nel periodo 2004-2021, i risultati suggeriscono come il prezzo delle esportazioni di pasta e derivati sia influenzato in maniera importante da shock strutturali nel mercato globale del grano riconducibili a produzione, prezzo e scorte. In termini quantitativi gli effetti più marcati sono legati a variazioni di prezzo e produzione del grano guidate dai consumi e dall'attività economica.
Roberto Solazzo
CREA- Politiche e Bioeconomia
PianetaPSR numero 114 giugno 2022