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GESTIONE PARTECIPATA

Più aggregazioni per la filiera bosco-legno

La frammentazione del settore   rappresenta un limite anche all'uso dei fondi Psr - Le esperienze positive delle associazioni in Piemonte e dei consorzi i Lombardia

In un periodo di austerity, di recessione e di crisi come quello che stiamo vivendo, sembra davvero paradossale che il mondo rurale non sia in grado di utilizzare al meglio le risorse finanziare che vengono messe a disposizione dai Psr 2007-2013. Analizzando gli ultimi dati disponibili al 30 giugno 2011, la media nazionale della spesa sostenuta dai PSR italiani rimane al 27,7%, delle risorse totali impegnate. La scarsa capacità di spesa interessa, in modo trasversale, un po' tutti i settori. Non fa eccezione il settore forestale che, per le otto misure dedicate (122, 221-227), ha utilizzato soltanto il 20% del budget di 1.879 milioni di euro programmati. La Provincia Autonoma di Bolzano, con il 78% di spesa, è la più attiva sul tema foreste. La regione Puglia, al contrario, con solo il 4%, è il fanalino di coda.
Il settore forestale è un comparto molto particolare del sistema produttivo nazionale. Basti pensare che la totalità dei boschi italiani (il 34% della superficie nazionale) è concentrata in aree montane e interne della penisola, le stesse aree "con forti problemi di sviluppo" identificate dalla zonizzazione del Piano strategico nazionale. Un comparto, dunque, che dovrebbe avviare con particolare attenzione validi percorsi di sviluppo rurale, ma che incontra sul cammino innumerevoli ostacoli e difficoltà: la normativa nazionale sovrappone le competenze in materia di risorse forestali e confonde i ruoli tra Ministeri competenti, regioni ed enti locali; non esiste ancora una chiara definizione di impresa boschiva; i proprietari privati (il 60% della superficie) sono spesso irreperibili o scarsamente interessati a valorizzare il proprio bosco; i proprietari pubblici sono sempre più impegnati a rispettare gli obblighi di protezione e conservazione ambientale a discapito della funzione produttiva. Grande frammentazione, dunque, di tipo amministrativo, ideologico, gestionale che giustifica in parte la difficoltà di spesa dei Psr sul fronte forestale. Ma non tutto, per fortuna, è irrimediabilmente perso. In un contesto così frammentato e disarticolato l'associazionismo, inteso come aggregazione di diversi portatori di interesse, può assumere, infatti, un ruolo particolarmente strategico. Alcune interessanti evidenze sono fornite in questo senso dai risultati di una ricerca che l'Osservatorio Foreste dell'Inea ha condotto nell'ambito delle attività della Rete rurale nazionale.La ricerca evidenzia come le associazioni di stakeholders forestali possano svolgere l'importante ruolo di catalizzare attorno alla risorsa bosco gli interessi di un ampio gruppo di attori locali, divenendo loro stesse promotrici e beneficiarie delle misure di finanziamento dei Psr. Un caso molto particolare è fornito, in questa direzione, dalle associazioni forestali del Piemonte. Queste associazioni sono state costituite nel 2002 grazie ad un'azione dedicata dal Psr 2000-2006. Oltre  ad aver beneficiato di un contributo a sostegno delle di costituzione, si sono dimostrate esse stesse in grado, sin da subito, di beneficiare anche di altre azioni del Psr. Tale capacità, per giunta, non si è esaurita con la vecchia programmazione, ma ha avuto ulteriori sviluppi anche nell'attuale programmazione 2007-2013, confermandosi come interfaccia attiva per le azioni previste per le foreste.

Come evidenziato dalla ricerca, il caso-studio Piemonte si accompagna in Italia ad altre interessanti realtà aggregative che contribuiscono alla buona implementazione delle misure forestali del PSR. Interessanti sono i casi di consorzi forestali che, come in Lombardia, rappresentano un vero e proprio punto di riferimento per le strategie di gestione del territorio rurale. A questi si aggiunge il mondo delle cooperative forestali che, come accade ad esempio in Toscana o Abruzzo, giocano un ruolo importante nei processi di sviluppo socioeconomico delle aree montane.

La spesa per le misure forestali col freno tirato

 

Ma esistono anche Gruppi di Azione Locale particolarmente sensibili al tema foreste, così come esistono esempi di Progettazione integrata dedicati alla valorizzazione delle filiere bosco-legno. Il panorama europeo, d'altra parte, sembra confermare come i processi partecipati siano delle realtà virtuose di gestione del territorio rurale che andrebbero ulteriormente favoriti. Ne sono un esempio i Boesgroep delle Fiandre (Belgio) o il SIVU dell'Aquitania (Francia), due realtà aggregative conosciute durante le study-visit realizzate nell'ambito della EN RD Forestry Thematic Iniziative.
Buone prassi di gestione partecipata che potrebbero essere replicate in molti contesti montani e forestali italiani, perché mentre alcune regioni si stanno già muovendo nella direzione giusta, per altre, purtroppo, c'è ancora molto da fare. Un percorso complesso cui la Rete Rurale Nazionale può contribuire in modo attivo attraverso un approccio multidisciplinare che può mettere in relazione i temi forestali con i temi delle buone prassi, della progettazione integrata, del Leader e della cooperazione.

 

Danilo Marandola
(Rete Rurale Nazionale)

 
 
 

PianetaPSR numero 3 - ottobre 2011