Lo sviluppo dell'occupazione e delle attività economiche, nonché la capacità di attrarre o mantenere fasce giovani e attive della popolazione nelle aree rurali, sono tra i fattori chiave per mantenere vive le comunità locali. In questo senso, cruciale è il ruolo dai servizi, sia per la loro capacità di migliorare la qualità della vita nelle aree rurali e ridurre il rischio di esclusione sociale, sia per la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro.
In queste aree spesso si registra anche una carenza dell'offerta pubblica/privata di servizi educativi per la prima infanzia da ricondurre a una domanda debole e dispersa nel territorio che ha storicamente limitato lo sviluppo di una rete di servizi adeguata. La frequenza dei servizi educativi per la prima infanzia in Italia (26,3%) è ancora sotto la media europea (35,3%) e lontana sia dall'obiettivo di Barcellona[1] sia dal nuovo target 2030 fissato dalla Commissione Europea, che prevede che almeno il 45% della quota di bambini sotto i tre anni frequenti un servizio educativo. Inoltre, nella recente raccomandazione della Consiglio Europeo[2] si sottolinea la necessità di garantire un adeguato numero di ore settimanali dedicate ai servizi educativi per la prima infanzia, per consentire la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro ma anche per favorire l'inclusione di tutti bambini al fine di evitare il rischio di povertà ed esclusione sociale.
Tenuto conto di queste premesse è stato organizzato dal CREA nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale il seminario "Attività sociali e di servizio per le comunità locali nelle aree rurali. Un approfondimento sui servizi per l'infanzia: agriasilo, agrinido e agritata", che è stata l'occasione anche per ragionare su quale ruolo possono avere i Gruppi di Azione Locale (GAL) quali attori a sostegno dello sviluppo locale di tipo partecipativo nei territori rurali.
Nonostante l'attivazione di servizi specificamente dedicati alla prima infanzia in ambito rurale sia un fenomeno avviato già dalla fine degli anni Novanta, vi sono ancora difficoltà a delinearne i confini e a individuarne le caratteristiche nonché a inquadrarli dal punto di vista giuridico-normativo.
Secondo la normativa nazionale sull'Agricoltura Sociale, i servizi per l'infanzia in ambito rurale rientrano tra le attività previste al punto b) dell'art. 2 della Legge 141/2015 che riguarda le "prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l'utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell'agricoltura per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana.. Tuttavia, le normative a cui i servizi per l'infanzia fanno riferimento per la loro gestione e organizzazione sono quelle vigenti a livello regionale relative ai servizi per l'infanzia e alla multifunzionalità in agricoltura e/o all'agricoltura sociale.
Il fatto che il servizio sia offerto all'interno di una azienda agricola permette ai bambini di svolgere attività che si integrano perfettamente con i ritmi dell'azienda e di avere un contatto diretto con la natura. Le aziende agricole utilizzano i propri spazi, cicli produttivi, prodotti e competenze per far sperimentare ai bambini un percorso diretto e esperienziale. Deve essere ovviamente prevista la presenza di educatori professionisti visto che ci si rivolge a bambini di età compresa tra 3 mesi e 3 anni nel caso degli agrinidi e tra 3 e 6 anni nel caso degli agriasili.
La complementarità e la commistione fra l'attività educativa e quella agricola si concretizza con la possibilità per i bambini di svolgere attività immersi in un contesto agricolo, imparando attraverso il gioco e la sperimentazione; per l'azienda agricola l'offerta di questo servizio permette di diversificare l'attività e farsi conoscere nel territorio, con un ritorno anche in termini di commercializzazione dei propri prodotti, , soprattutto nel caso ci sia anche un'attività di vendita diretta o di ristorazione.
Negli anni sono state sperimentate diverse forme di servizi per la prima infanzia in ambito rurale come l'agritata, l'agrinido o l'utilizzo delle attività delle fattorie didattiche durante tutto l'anno, in maniera continuativa, in linea con la filosofia di slow education e dell'outdoor education. L'esperienza dell'agritata è stata sviluppata in via sperimentale in Piemonte tra il 2012 e il 2017 e ha previsto anche la formazione delle persone che offrono servizi di cura per i bambini all'interno di aziende agricole, secondo le norme regionali indirizzate a un numero massimo di 5 bambini di età compresa tra 3 mesi e 3 anni.
Secondo un recente studio in Italia al 1° giugno 2022 sono attivi 67 agrinido/agriasilo, il 55% dei quali presente nelle Regioni del Nord, il 31% in quelle del Centro e il restante 14% nelle regioni del Sud e nelle Isole. Alle prime esperienze in Piemonte (il Trenino 2004 e La Piemontesina 2006) hanno fatto seguito altre sparse sul territorio nazionale: nei primi 10 anni il numero di casi è arrivato a oltre 30 e nei dieci anni successivi ha quasi raggiunto le 70 unità.
In generale i servizi per l'infanzia in ambito rurale sono nati spontaneamente per soddisfare le esigenze interne delle aziende agricole in termini di diversificazione economica, integrazione del reddito, occupazione e imprenditorialità ma anche per rispondere alle esigenze delle famiglie che vivono in aree rurali.
Proprio con l'obiettivo di mantenere viva la comunità locale il GAL Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliar,i nella propria Strategia di Sviluppo Locale, ha attivato la sottomisura 16.9 per offrire un sostegno ad investimenti di natura prevalentemente immateriale, promuovendo la nascita e l'implementazione di reti capaci di promuovere progetti innovativi con finalità soprattutto socio-sanitarie e di inserimento lavorativo. In questo modo, il progetto del GAL è diventato uno strumento fondamentale anche per lo sviluppo di servizi educativi all'interno delle aziende agricole nei territori del Sulcis. La realizzazione di questi servizi può generare un'opportunità per le aziende agricole locali, offrendo loro un nuovo sbocco economico collaterale e complementare a quello agricolo in linea con la crescente multifunzionalità del settore, nonché lo sviluppo di un servizio educativo utile per le famiglie che vivono e lavorano in queste aree rurali. La sfida, ovviamente, è di offrire servizi educativi per la prima infanzia ma anche quella di affiancare a questi altri servizi ed azioni che consentano alla popolazione di migliorare la qualità della vita e rimanere, o tornare, a vivere nelle aree rurali.
Patrizia Borsotto, Francesca Giarè, Francesca Moino, Fabio Muscas
CREA PB
PianetaPSR numero 121 febbraio 2023